Ernesto Menicucci per "il Messaggero"
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Un fiume d' acqua. Torrenziale. E, a galleggiarci sopra, trascinati a valle dalla corrente, diversi sacchetti di rifiuti, come zattere alla deriva. Ma non siamo nel Mekong, bensì al Trionfale, Roma Nord, tra lo stupore (e lo sgomento) dei passanti che tirano giù i finestrini dell' auto e filmano la scena.
Benvenuti a Roma. O meglio, bentornati nella Capitale. Perché di scene così, da troppi anni a questa parte, se ne sono viste più d' una. Solo che, per effetto della bolla pandemica che per oltre 15 mesi ha paralizzato le città, lasciando solo spazio per bollettini sanitari, aggiornamenti sulla contabilità di nuovi positivi, dei (purtroppo) troppi decessi e poi della corsa ai vaccini, alcune immagini erano dimenticate, sfocate nel tempo, infilate nel cassetto dei ricordi sotto alla scrivania. Solo che poi oplà basta una mattinata, anzi due ore, di nubifragio (o bomba d' acqua come la chiamano tutti i sindaci che vogliono far passare per straordinario quello che invece è super-ordinario) a far ripiombare i romani nell' epoca pre-Covid.
Centoventi minuti, più o meno, di paura. Corso Francia completamente allagato, automobili bloccate a ponte Milvio, i sottopassi (da Nord a Sud, da Est a Ovest) impraticabili, un disabile salvato in auto. Soprattutto, la preoccupazione per ventisei bambini di una scuola in zona stadio Olimpico, teatro fra due giorni degli Europei di calcio: erano chiusi dentro, con l' acqua alle caviglie. Sono stati salvati soltanto dall' intervento dei pompieri.
Centinaia le telefonate al numero delle emergenze, calcinacci a terra persino nelle aule del Tribunale, tombini che rigurgitavano acqua, il livello del Tevere salito. E, immancabile, l' ironia dei romani via social: «La Balduina sembrava il Gange», scrive uno. Altri, rimboccandosi le maniche, hanno cercato di fermare le auto trascinate via dalla corrente, altri sono corsi in strada a mettere al riparo il proprio scooter.
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LE PIAGHE Una città in tilt, come sempre, quando piove.
E che, con l' emergenza Covid un po' più alle spalle (nel Lazio si parla di immunità di gregge già in estate) riscopre drammaticamente tutte le sue piaghe. La spazzatura che non viene raccolta e che, appunto, viene portata via dall' acquazzone tanto che trecento imprese hanno già deciso di sganciarsi dall' Ama, la municipalizzata dei rifiuti, e di affidarsi ai privati.
Un' altra azienda, l' Atac, che per garantire il trasporto pubblico di linea negli orari notturni o sulle linee periferiche deve aumentare la percentuale affidata ai privati. I bus che, come nel caso dell' altro giorno vicino al ministero della Marina, quindi in pieno Centro, a due passi da piazza del Popolo, hanno ricominciato ad andare a fuoco. I cinghiali che scorrazzano allegramente, persino davanti all' opera di Giò Pomodoro davanti alla Farnesina o nel cimitero Flaminio (sulle cui condizioni, come su quelle degli altri cimiteri romani, bisogna stendere un pietoso velo).
Problemi irrisolti, nodi mai affrontati da oltre un decennio, chiunque sia il sindaco. Alemanno venne sbeffeggiato per la nevicata del 2012, Marino venne ribattezzato «SottoMarino» dopo l' alluvione del gennaio 2014, con gli abitanti di Prima Porta costretti a salire sui tetti per salvarsi. In questi cinque anni, in una sorta di contrappasso, è toccato spesso a Raggi finire sul banco degli imputati, con le opposizioni sempre pronte a riproporre il tweet che l' allora consigliera d' opposizione di M5S (Virginia, appunto) lanciò per criticare il chirurgo dem: «Domani piove, gonfiate i gommoni».
LE POLEMICHE
Oggi, di nuovo, tocca a lei essere oggetto di battute di scherno.
Perché, in tutto ciò, tra meno di quattro mesi si vota per il sindaco di Roma e la pioggia e non sembri un paradosso è diventata materiale incandescente per la campagna elettorale. Matteo Salvini posta il video di Corso Francia: «Terrificante. Solidarietà ai cittadini romani».
Roberto Gualtieri, in lizza per le primarie da sindaco nel centrosinistra e aspirante sfidante della Raggi, aggiunge: «Se non si puliscono i tombini, rischiamo di dover farci prestare il Mose da Venezia...». Carlo Calenda, candidato sindaco con Azione, rievoca proprio il tweet di Raggi del 2015: «Non farò questo, ma servono delle risposte», scrive utilizzando proprio il rimando a quel messaggio.
Già, le risposte? Per 15 mesi, dal lockdown di marzo 2020, sono state messe in naftalina. Tanto di casa si usciva poco o niente, di auto ne circolavano la metà o un terzo, i bus viaggiavano mezzi vuoti, i rifiuti erano nettamente diminuiti non essendoci i ristoranti in piena attività. E se anche capitava una mattinata come quella di ieri in pochi se ne accorgevano. Una scrollata di spalle e via.
Piove? Meglio, tanto non si può fare nulla. Ora che, piano piano, si torna alla normalità, le piaghe presentano il conto. Per carità, per una volta non così drammatico come in altre circostanze (nel 2011, causa alluvione, un cingalese morì intrappolato nella sua abitazione all' Infernetto).
Ma, passata l' estate, l' autunno è alle porte. Con i suoi rovesci temporaleschi e anche con la campagna elettorale per eleggere il nuovo sindaco. Che, oltre a rilanciare l' immagine di Roma nel mondo, dovrà anche ripartire da qui: dal fiume in piena di Corso Francia e dai rifiuti galleggianti.
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