“BENIGNO SCHIACCIÒ IL PULSANTE CON UN SECONDO DI RITARDO” – IL RACCONTO DI UN PENTITO CHE RIVELÒ PERCHÉ MAURIZIO COSTANZO E MARIA DE FILIPPI RIUSCIRONO A SALVARSI DALLO SCOPPIO DELLA BOMBA IN VIA FAURO: I MAFIOSI CHE AVEVANO PIAZZATO L’ORDIGNO SI ASPETTAVANO UNA ALFA 164, MA QUELLA SERA IL GIORNALISTA ERA A BORDO DI UNA MERCEDES – COSTANZO SULLO SCAMPATO PERICOLO: “OGNI VOLTA CHE CI PENSO, MI RIPETO: AMMAZZA CHE CULO…” - VIDEO

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Estratto dell'articolo di Giovanni Bianconi per il "Corriere della Sera"

 

COSTANZO VIA FAURO COSTANZO VIA FAURO

La bomba che scoppiò alle 21.25 di quasi trent’anni fa, il 14 maggio 1993, segnò l’inizio dell’assalto mafioso al continente. Per la prima volta Cosa nostra — che un anno prima aveva fatto saltare in aria Giovanni Falcone, sua moglie Francesca, Paolo Borsellino e otto agenti di scorta — organizzò un attentato fuori dalla Sicilia. E l’obiettivo doveva essere lui, Maurizio Costanzo, il giornalista dello Show televisivo che attaccava gli «uomini d’onore», arrivando a invitare le loro donne a lasciarli.

ATTENTATO DI VIA FAURO CONTRO MAURIZIO COSTANZO E MARIA DE FILIPPI ATTENTATO DI VIA FAURO CONTRO MAURIZIO COSTANZO E MARIA DE FILIPPI

 

Un attentato senza vittime, ma il messaggio fu subito chiaro: Cosa nostra aveva deciso di allargare il suo raggio d’azione. Non più solo magistrati, investigatori o politici che si mettevano di traverso; adesso toccava anche gli uomini di spettacolo che facevano informazione accusando la mafia davanti a milioni di italiani. Bersagli scelti con cura, ovunque nel Paese.

 

«La causa scatenante»

«Si parlò di una trasmissione che fece Costanzo dove si parlava dei ricoveri facili all’ospedale, e che lui in quella trasmissione disse che dovevano effettivamente avere tutti tumori, o dovevano morire tutti di cancro gli uomini d’onore. Questo fu una causa scatenante», rivelò il pentito Vincenzo Sinacori, uno che fece parte del commando spedito a Roma da Totò Riina in persona, a febbraio del 1992, per trovare il modo di uccidere Falcone o l’allora ministro della Giustizia Claudio Martelli; e poi, appunto, Maurizio Costanzo.

maurizio costanzo 3 maurizio costanzo 3

 

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a gennaio ‘93 Riina fu arrestato, e suo cognato Leoluca Bagarella continuò sulla strada delle bombe, scegliendo di piazzarle anche lungo la penisola. E la prima fu per Costanzo: quasi 100 chili di tritolo e nitroglicerina sistemati nel bagagliaio di una Fiat Uno rubata la sera dell’11 maggio ‘93. E parcheggiata in via Ruggero Fauro — la strada dei Parioli che abitualmente il giornalista percorreva all’uscita dello spettacolo per tornare a casa — già il 13 maggio.

 

giovanni falcone maurizio costanzo giovanni falcone maurizio costanzo

Ma quella sera il telecomando non fece esplodere l’ordigno. L’indomani i mafiosi (tutti della cosca di Brancaccio, quella dei Graviano, con Salvatore Benigno nel ruolo di esecutore materiale) andarono a riparare il guasto e la sera del 14 la bomba scoppiò. Ma Costanzo si salvò perché aveva cambiato macchina; non la solita Alfa 164 attesa dal commando, ma una Mercedes.

 

« Benigno ha perso un po’ di tempo nel senso di: “è lui? Non è lui?”... Allora, ha schiacciato il bottone diciamo con qualche secondo diciamo, o millesimo di secondo, in ritardo. Perché si aspettava una 164», racconterà un altro pentito.

 

attentato via fauro a maurizio costanzo attentato via fauro a maurizio costanzo

l momento dell’esplosione le macchine di Costanzo e della scorta erano appena passate, ma furono ugualmente coinvolte dall’onda d’urto, e danneggiate: Costanzo e Maria De Filippi che era con lui rimasero illesi, l’autista della Mercedes riportò qualche lieve ferita e anche le guardie del corpo a bordo della seconda auto se la cavarono con poco.

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