Estratto dell’articolo di Andrea Marinelli e Guido Olimpio per corriere.it
Gli Stati Uniti non conoscono le intenzioni di Vladimir Putin, ma ignorano anche quelle di Volodymyr Zelensky. E ne temono le mosse.
Il sospetto era trapelato più volte dall’inizio della guerra, al punto che in alcune occasioni — a cominciare dall’omicidio di Darya Dugina nei sobborghi Mosca — l’amministrazione americana aveva «chiamato» le mosse di Kiev, di cui non era stata informata, svelandone le responsabilità.
Un’ulteriore conferma di questa assenza di comunicazione arriva ora da un’inchiesta del giornalista americano William Arkin che, dopo aver parlato con una decina di funzionari di alto livello nell’intelligence statunitense, ha raccolto «le regole» stabilite dalla Cia per il conflitto in corso.
LA POSSIBILE CONTROFFENSIVA UCRAINA
La sfida principale dell’agenzia, rivela Arkin nel suo articolo su Newsweek, è di capire cosa i due schieramenti faranno, evitando mosse di Kiev che possano minacciare la Russia e «giustificare» un’escalation di Putin: la dottrina difensiva della Russia prevede infatti l’uso delle armi nucleari se ne viene messa in pericolo l’esistenza, e a Washington non vogliono fornire pretesti. Il patto — non scritto — prevede che in cambio il Cremlino eviti a sua volta un’escalation e non faccia ricorso all’atomica.
«C’è una guerra clandestina, con regole clandestine, alla base di quello che sta accadendo in Ucraina», ha spiegato ad Arkin un anonimo funzionario dell’amministrazione Biden, direttamente coinvolto nella pianificazione del conflitto. Washington e Mosca — afferma — plasmano queste regole da decenni, e la Cia gioca più ruoli nella partita ucraina: lo spionaggio, la negoziazione, la fornitura di intelligence, la logistica, il garante dei rapporti con gli alleati della Nato e, soprattutto, il guardiano. «La Cia è sul terreno, ma questa non è affatto una cosa negativa».
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Pur aiutando l’Ucraina contro la Russia, spiegano però le fonti, gli Stati Uniti non sono alleati di Kiev e non sono formalmente in guerra con Mosca: nonostante abbia fornito assistenza per decine di miliardi di dollari, gran parte di quello che Washington fa per aiutare l’Ucraina è mantenuto segreto, e per questo i compiti in genere affidati all’esercito sono svolti dalla Cia. Tuttavia ogni operazione deve rispettare i limiti stabiliti dal presidente Joe Biden, ed è un equilibrio molto complicato: per questo l’agenzia prende le distanze da ogni azione che suggerisca un attacco diretto alla Russia, come accaduto con Dugina, con il Nord Stream, con l’attacco al ponte di Kerch e con le operazioni speciali oltreconfine.
Alla Cia è toccato anche il compito di persuadere decine di Paesi — come Gran Bretagna e Polonia, che vorrebbero assumere maggiori rischi, o altri che invece devono confrontarsi con un’opinione pubblica interna meno compatta — a rispettare queste regole clandestine, lavorando a stretto contatto con le intelligence e con i servizi segreti. L’agenzia ha creato le proprie basi operative, ha stabilito contatti con i Paesi confinanti con l’Ucraina, ha preparato missioni segrete per assistere la resistenza nell’uso di nuovi sistemi d’arma, sempre cercando di evitare il confronto diretto con le truppe russe.
A capo dell’agenzia c’è William Burns, diplomatico di lungo corso ed ex ambasciatore in Russia, la figura centrale dell’impegno americano. Prima del conflitto volò a Mosca per scongiurare l’attacco e, anche se Putin non si fece trovare, comunicò con il presidente russo attraverso una linea sicura.
Poi fornì a Kiev i piani d’attacco, aiutando la resistenza a respingere l’invasione. Da quel viaggio a Mosca, a novembre 2021, Stati Uniti e Russia hanno in qualche modo accettato le regole del gioco: i primi non avrebbero combattuto direttamente sul campo, i secondi non avrebbero attaccato altri Paesi e avrebbero rispettato le linee rosse.
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Nel frattempo Burns è tornato a Kiev, ha ricevuto i piani di Zelensky per la controffensiva e ha ribadito la necessità di preservare la stabilità strategica evitando gli attacchi in Russia. La richiesta, sostengono a Washington, ha avuto scarso successo, visto che attacchi e sabotaggi sono proseguiti creando complicazioni che potrebbero divenire «disastrose». Tuttavia, ha notato un anonimo funzionario polacco, è impossibile convincere Kiev a rispettare quell’accordo non scritto. «La Cia — spiega — non capisce la natura dello Stato ucraino e la quantità di fazioni che esistono là».