Valerio Cappelli per il “Corriere della Sera”
Magro come sempre, il fisico allenato in bici nelle colline intorno alla sua Toronto, dove appare e scompare, ecco David Cronenberg, il re del macabro d'autore, ospite d'onore al Matera Film Festival. Parla a lungo, il suo cinema indaga sulle modifiche genetiche, sul rapporto tra biologia e scienza. A tratti sembra una lezione di anatomia. Ha appena ultimato il remake di un suo film del 1970. Crimes of the Future , dove in un futuro non lontano l'uomo impara ad adattarsi a un nuovo ambiente sintetico, alterando la sua composizione biologica. Il cast: Léa Seydoux, Kristen Stewart, Scott Speedman e Viggo Mortensen che ha detto: «David ha creato un mondo che non è il nostro ma in qualche modo ha qualcosa di familiare».
Cronenberg, cosa voleva dire il suo attore feticcio?
«Viggo ha ragione nel senso che ho creato un universo parallelo. È un mio ritorno alla fantascienza (non direi all'horror), dopo molto tempo. Il film ha una struttura complessa, vorrei mantenere un po' di sorpresa. Ho appena finito di girarlo in Grecia».
Torna al cinema sette anni dopo «Maps to the Stars».
«Se non fosse stato per l'interessamento di un produttore Io pensavo che la mia carriera sarebbe finita quattro film fa».
viggo mortensen david cronenberg
Perché?
«Perché non ci sentivo più, senza l'aiuto di una tecnologia appropriata la mia carriera sarebbe cessata (si toglie un dispositivo dall'orecchio, ndr ): questo apparecchio elettronico ha un computer mille volte superiore a quelli che controllano le emissioni di anidride carbonica nello spazio. In ogni caso, io non penso mai al mio cinema, non ne ho una visione generale».
Il cinema che futuro ha?
«È morto (lo dice in italiano, ndr ), scomparirà, resterà di nicchia. I Festival saranno gli unici luoghi in cui seguire i film in maniera tradizionale. Non vado in una sala da molti anni. Non ho alcuna nostalgia. Quando sento Spielberg elogiare come si faceva cinema una volta Per me era terribile, il digitale è così superiore. Le macchine per scrivere le odio rispetto all'elaborazione su un software. Abbiamo tv di ottima qualità che ci consentono di vedere film a casa. Netflix è vero cinema, una buona alternativa e con lo streaming ha imposto un cambiamento radicale, accelerato dalla pandemia».
La pandemia ha influenzato il suo lavoro?
«Ho girato Slasher , una serie tv, anche come attore, per capire se con i protocolli Covid è più difficile, inibisce, costa di più. Avevo anticipato questo tema nel '70 in Crimes of the Future».
Sua figlia Caitlin l'ha diretta in un cortometraggio sulla sua morte.
«Sì, in The Death of David Cronenberg mi avvicino al mio corpo che era stato ricreato al silicone per la serie tv e Caitlin l'ha chiesto in prestito. Ha messo in vendita il corto con una criptovaluta. Io lavoro sulle modifiche del corpo, l'essere umano ha sempre alterato il processo d'invecchiamento. Ho 78 anni, il mio corpo sta cambiando».
Il suo cinema indaga su corpo e spirito. Viviamo sotto pandemia: cosa pensa dei no vax
«Intende delle loro paventate mutazioni del nostro Dna e delle trasformazioni del corpo? Ho il doppio vaccino e consiglio a tutti di farlo. Quando ero piccolo c'era la poliomelite, tutti noi bambini ne eravamo spaventati. Col vaccino ne siamo usciti fuori. Paure ci sono sempre state. A quel tempo non c'era Internet, che spesso è fonte di cattiva informazione».
C'è chi considera il green pass come un controllo politico del corpo umano.
«Il corpo ci parla, tutto passa da lì. Sono le dittature che ne vogliono il controllo. In America hanno detto che ha fatto tutto Bill Gates per inserire un chip nel corpo e controllarlo: perché dovrebbe? La malattia è un attacco al corpo. Ma alla fine ci libererà. È difficile per le persone comuni capire gli effetti collaterali e cosa può comportare il vaccino, le diffidenze negli Usa dipendono dal fatto che non c'è fiducia nelle varie proposte del governo, di certo non ha ispirato fiducia nei vaccini».
«Titane», il film dove una donna viene messa incinta da un'auto, ricorda il suo «Crash»...
«È un bel film, ha vinto a Cannes e la regista Julia Ducournau è forte e trasgressiva. Si sente in debito con il mio film? Non può essere una erede, non le lascerò nulla dei miei averi».
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