DAVIDE VECCHI - LA VERITA SUL CASO DAVID ROSSI
Estratto del libro di Davide Vecchi “La verità sul caso David Rossi” pubblicato da “Libero quotidiano”
La nomina del presidente (della Fondazione Monte dei Paschi di Siena, ndr) era in calendario per il giorno 31 luglio 2001 e da oltre un anno i vertici romani del partito, in particolare Massimo D'Alema, stavano aspettando di veder realizzato l'acquisto di Bnl da parte di Mps. Era un'operazione in merito alla quale Piccini (all'epoca sindaco uscente di Siena, ndr) aveva già espresso le sue forti perplessità proprio a D'Alema in più incontri cominciati nell'estate precedente. Ricorda l'ex sindaco: «Nell'estate del 2000 ero in ferie sul litorale tirrenico, ricevo una telefonata dalla segretaria di D'Alema: era in Toscana [...] e mi disse che aveva assoluto bisogno di parlarmi». I due si incontrarono giorni dopo «nella sala del ristorante appositamente tenuta deserta per noi, con me in costume e lui in completo blu e camicia» prosegue Piccini.
la strana caduta di david rossi 1
«Mi parlò, ovviamente, della Bnl [...]. Gli dissi che non mi convinceva e che esistevano anche altre possibilità per la banca, pur sempre in chiave aggregativa. Ma promisi comunque che avrei riflettuto sull'opportunità e sulla fattibilità dell'operazione. Ci salutammo su questo. Ma le pressioni arrivavano anche da Vincenzo Visco, allora ministro del Tesoro. Arrivavano anche da Giuliano Amato per interposta persona. Ricordo che lo stesso direttore generale del Monte, Divo Gronchi, mi disse più volte che Amato avrebbe desiderato che l'operazione Bnl venisse fatta. Le pressioni arrivavano anche da Antonio Fazio».
MASSIMO D'ALEMA
Nel maggio del 2001, quando ormai Piccini è fuori dal Comune e prossimo ad andare alla guida della fondazione, riceve una telefonata da D'Alema. «Telefonata che definirei pro forma dalla quale emerge il suo assenso per l'imminente nomina in Fondazione» dice Piccini.
A inizio luglio, poche settimane prima della nomina, Piccini riceve una lettera firmata da Mario Draghi, allora direttore generale del ministero del Tesoro guidato da Vincenzo Visco, nella quale è scritto che la sua elezione in fondazione creerà un conflitto d'interessi. Da quando? Da quell'inizio luglio, perché il ministro Visco ha emanato un provvedimento che stabilisce l'ineleggibilità a presidente di fondazioni bancarie controllate per coloro che abbiano ricoperto ruoli istituzionali nei dodici mesi precedenti.
giuseppe mussari audizione alla commissione d inchiesta sulla morte di david rossi 2
Piccini non lo sapeva ma per il partito a Roma lui è diventato un eretico. La sua colpa?
Essere contrario all'acquisto di Bnl. «D'Alema con la telefonata del maggio 2001 voleva semplicemente sincerarsi di poter fare eleggere una persona che rispondesse direttamente ai suoi desiderata» ricorda Piccini. [...] Mussari «faceva parte del partito [...], era giovane, ambizioso, accentratore: chi meglio di un fedele alla linea come lui poteva essere visto quale presidente che assecondasse i diktat romani?
Dopo la lettera di Draghi che decretava la mia ineleggibilità, Mussari diventò presidente della Fondazione. Lui sì portato compattamente anche dal partito locale, provinciale e regionale». Il 31 luglio 2001, dunque, Mussari diventa presidente della fondazione. Il provvedimento ad personam confezionato da Visco per stoppare Piccini sarà poi stracciato dalla Consulta, l'operazione Bnl naufragherà l'anno successivo [...] Sta di fatto che in quel luglio 2001 Mussari viene incoronato re di Siena. [...] Città nella quale ha avuto appena due amici veri, Masoni e Piccini, e al primo ha rubato la moglie, al secondo ha sfilato la poltrona. E ora si accingeva a sottrargli anche il più affezionato e fidato dei collaboratori: David Rossi.
giuseppe mussari audizione alla commissione d inchiesta sulla morte di david rossi 3
INCARICO DORATO
Sfumata la poltrona in fondazione, il partito ripaga Piccini con un incarico dorato da vicedirettore generale di Mps Banque, la filiale francese del Monte, con uno stipendio da top manager ma lontano da Siena. Piccini prova a portare a Parigi anche Rossi, ma David è un senese e vuole rimanere a Siena, e soprattutto Mussari gli ha già proposto di seguirlo in fondazione come capo della comunicazione.
[...] Con il passaggio in Rocca Salimbeni, avvenuto nel 2006, «Mussari non solo conferma Rossi al proprio fianco, ma lo investe di un potere immenso. Rossi controllava la comunicazione e in parte il marketing per la Banca Montepaschi» ricorda Piccini. «Gli dà molte responsabilità e molti soldi da gestire. Gli offre potere e ricchezza. [...] Fu l'ingresso in banca che segnò la sua disgrazia. Lui era diventato la scatola nera dell'azione manageriale mussariana. Ciò che faceva Mussari, Rossi lo sapeva.»
Quando nel 2001 varcano la soglia, la fondazione è potente: ha un valore stimato di 3 miliardi e 330 milioni. E decide i sindaci, i presidenti della Provincia, i segretari di partito. [...] Gestire la fondazione è il vero potere... I magistrati hanno sempre tentato di individuare presunte mazzette sulle acquisizioni, invano.
Non è mai stata trovata nessuna valigetta con i soldi consegnata a questo o a quel politico, perché a Siena la vera tangente è la gestione della banca. E tutte le inchieste nate attorno all'acquisto di Antonveneta hanno ricostruito solo una piccola parte del ruolo che il centrosinistra ha avuto in città e nella banca dal 2001, dall'avvento di Mussari, messo lì come messia e incoronato re di Mps e poi dagli stessi allontanato con ignominia, accusato di aver distrutto Mps, la terza banca d'Italia, la più antica del mondo.
giuseppe mussari audizione alla commissione d inchiesta sulla morte di david rossi 1
Solo il fascicolo relativo all'aeroporto di Ampugnano, aperto nel 2010, ha visto i magistrati disporre le intercettazioni sulle utenze di Mussari.
Nel fascicolo iniziale ce n'erano oltre mille di telefonate ritenute utili, che poi però sono state ritenute inutili e distrutte. Restano solo i brogliacci con i nomi degli interlocutori e si sono «salvate» soltanto meno di dieci telefonate trascritte. Due, in particolare, con il presidente della Corte costituzionale, Giuliano Amato.
La prima registrata il 14 febbraio 2010 nella quale chiede a Mussari se è vera la voce circa la sua candidatura all'Abi, in modo tale da fare qualcosa per sostenerlo. La seconda del 1° aprile sempre 2010: «Mi vergogno a chiedertelo ma, per il nostro torneo a Orbetello - è importante perché noi siamo ormai sull'osso - che rimanga immutata la cifra della sponsorizzazione» da 150.000 . Un'altra telefonata è di Piero Fassino, che il 24 febbraio lo chiama per chiedergli un incontro «così facciamo un po' il punto totale».
giuliano amato - conferenza stampa sui referendum
SCATOLA NERA
Ma telefonate Mussari ne riceve un po' da tutti i politici. È normale. È il suo ruolo, da potente presidente della fondazione prima, poi in quel 2010 della banca Mps, e in procinto di andare a guidare l'Abi.
Sono relazioni, rapporti sociali, equilibrismi necessari e sovente neppure voluti. Se, come dice Piccini, Rossi era la scatola nera di Mussari, quante cose poteva sapere?
Quante ne avrebbe potute raccontare? Lo ha detto anche Antonella Tognazzi nel dicembre del 2021, ribadendo la sua convinzione che il marito sia stato ucciso: «David era la scatola nera». Nessuno ha mai tentato di aprirla. Eppure sarebbe stato quasi semplice. In fondazione prima e in banca poi, Rossi partecipava attivamente alla gestione delle sponsorizzazioni. E i 150.000 assegnati al circolo del tennis di Orbetello, caro al presidente Amato, erano briciole.
Nel 2001 dalla fondazione escono 118 milioni in erogazioni, nel 2002 sono 132 e nel 2003 salgono a 145 milioni. [...] L'anno successivo la fondazione segna un altro record per le erogazioni, 145 milioni, e investimenti in cofinanziamenti per 430 milioni. [...] Il 2007 è l'anno dell'acquisto di Antonveneta e le erogazioni esplodono a 210 milioni. In sei anni viene distribuito a fondo perduto più di un miliardo, per l'esattezza un miliardo e 92.000 . Centesimo più, centesimo meno. [...]
Le voci di uscita sono infinite, per cifre di ogni entità, e disegnano la rete relazionale tessuta dalla fondazione. Soldi che vanno a tutti, probabilmente bastava chiederli. All'università cittadina, alle società del Comune e di sviluppo, alla diocesi, alle contrade del Palio. [...] Da Siena i soldi vanno anche a Lecce: all'arcidiocesi (120.000 ), a varie onlus e alla Provincia (50.000 ). [...] Poi ai circoli Arci, alle singole chiese, ai rioni, a tutte le amministrazioni a guida Pd della Toscana.
A partire dalla stessa Regione fino ai numerosi Comuni. Tutti quelli del territorio tranne uno, Gagliole, l'unico guidato dal centrodestra. Il centrosinistra, si sa, per fare le lotte in Italia ha bisogno di fondi. Lo stesso Mussari in dieci anni finanzia personalmente prima i Ds e poi il Pd con complessivi 673.000 . Prima in Comune con Piccini, poi in fondazione e in banca al fianco di Mussari, quante cose poteva sapere David.
Quante ne avrebbe potute raccontare. Perché non c'erano solo il Comune e Mps, ma l'intero circo che vi ruotava intorno. C'erano il potere politico e quello finanziario, ma anche l'università, il clero, la massoneria, i progetti e i sogni di molti realizzabili solo con la benedizione di Piccini o Mussari. [...] E David era stato fidato e affidabile braccio destro prima di uno e poi dell'altro. Per non parlare dei soldi, tutti quei miliardi elargiti, donati a fondo perduto. E poi cerimonie, feste, viaggi, premi. Avevano una contropartita? Sostegno, certo, potere sicuramente. Mps finanziava tutto e tutti dovevano divertirsi, essere felici e ringraziarla. Tutti o almeno tutti quelli che era bene avere per amici.