Alessandro Mondo per “la Stampa”
«Domenica prossima potremmo essere costretti a rifiutare i ricoveri», spiega informalmente il direttore di una Asl. «A questo ritmo possiamo tenere ancora per una settimana, massimo dieci giorni», avverte formalmente Luigi Icardi, assessore alla Sanità del Piemonte, chiedendo al governo misure stringenti.
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L' emergenza Covid sta saturando rapidamente la rete degli ospedali in una regione che ieri ha contato 11 decessi, 2.024 nuovi contagi rispetto a sabato (con meno tamponi), 166 nuovi ricoveri (5 dei quali in terapia intensiva). Altri numeri rendono la dimensione di una situazione sempre più insostenibile: 12 mila i posti letto che il sistema pubblico è complessivamente in grado di offrire, 6 mila quelli oggi previsti dal piano pandemico regionale per pazienti Covid; ad oggi i ricoverati non in terapia intensiva sono 2.844 (rispetto ai 3.500 della Fase uno dell' epidemia) e 179 in terapia intensiva (450). Il problema è che, in base alla curva attuale, i ricoveri raddoppiano ogni 7-8 giorni.
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Costante, da un paio di mesi a questa parte, il rapporto tra positivi e numero di ricoveri: per ogni 200 malati Covid uno viene ricoverato in terapia intensiva, 18-20 in altri reparti.
Per guadagnare tempo, qualche settimana in più, si conta sulla dote portata dalle strutture sanitarie accreditate, un migliaio di posti letto, sulle tensostrutture in fase di montaggio da parte dell' esercito, sugli "alberghi assistiti", strutture con supporto socio-sanitario da riservare a pazienti over 65, autosufficienti o parzialmente autosufficienti, risultati positivi in forma asintomatica o paucisintomatica. Si conta su tutto questo, sapendo che potrebbe non bastare.
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«Verificheremo in modo ancora più stringente l' appropriatezza dei ricoveri e delle dimissioni, se sarà necessario ricorreremo alle caserme e agli ospedali militari per accogliere i malati, ma oltre un certo punto non si può andare», aggiunge l' assessore.
Mancano i posti-letto, manca il personale sanitario. E questo, nonostante le Asl, d' intesa con la Regione, le stiano provando tutte: mobilitazione nei reparti Covid anche di medici attinenti ad altre discipline, richiesta all' Esercito di medici militari, richiamo dei professionisti in pensione, bandi per rimediare medici e infermieri da altre regioni. E' già partita, tramite l' ambasciata italiana a Cuba, la richiesta di riavere la "brigada" di medici che diede buona prova di sè durante la Fase uno.
Non a caso, ieri l' Ordine dei Medici di Torino ha chiesto il lockdown immediato.
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«A breve inizieranno a mancare posti letto e personale sanitario - avverte il presidente, Guido Giustetto -. Allo stesso tempo non ci potrà essere più supporto da parte della medicina territoriale: già ora i medici di famiglia denunciano l' impossibilità di far fronte alle richieste dei pazienti, mentre il sistema di tracciamento dei casi appare completamente saltato».