Franca Giansoldati Alessia Marani per "il Messaggero"
«Dobbiamo lottare per la dignità delle donne, sono loro che portano avanti la Storia». Tornando dall'Iraq, con ancora negli occhi le immagini delle ferite alla città di Mosul dove i jihadisti stupravano e vendevano al mercato le ragazze yazide, Papa Francesco ripercorre tanto orrore e - non a caso - sceglie l'8 Marzo per denunciare con forza le violenze cui sono soggette, persino «nel Centro di Roma», tante giovanissime straniere.
Una piaga sommersa e molto remunerativa per il racket che ben conoscono tante associazioni che operano nella Capitale. Talitha Kum, la Giovanni XXIII, le Scalabriniane e l'eroica suor Eugenia Bonetti, 80 anni ma ancora attiva, l'emblema mondiale di questa campagna di salvezza. Tutte realtà religiose sostenute concretamente dal Papa per salvare dal marciapiede ragazzine spesso minorenni, senza documenti, ricattate, schiavizzate. Praticamente fantasmi.
L'APPELLO Ai giornalisti Francesco ha affidato un appello rendendo omaggio al mondo femminile senza nascondere la preoccupazione per un fenomeno che non accenna a diminuire. «Le donne sono più coraggiose degli uomini, è vero, ma la donna anche oggi è umiliata, e vorrei andare all'estremo». L'estremo a cui fa riferimento è la storia di Nadia Murad, la yazida ex schiava, fuggita miracolosamente fino a diventare la testimone all'Onu dei crimini contro l'umanità commessi dal Califfato a Mosul.
Il suo libro autobiografico ha pietrificato il Papa. «C'era la lista dei prezzi delle donne. Non ci credevo. Le donne si vendono, si schiavizzano. Ma succede anche nel Centro di Roma. E il lavoro contro la tratta è un lavoro di ogni giorno». Lo sanno bene le realtà cattoliche. Durante il Giubileo della Misericordia Francesco ha visitato con monsignor Fisichella una casa protetta dove ha incontrato una ragazza mutilata.
«Le avevano tagliato l'orecchio perché non aveva portato i soldi giusti. Era stata trasportata da Bratislava nel bagagliaio della macchina. Una schiava, rapita. Quindi questo succede anche fra noi, i colti». Francesco ha destinato alcuni edifici destinandoli al recupero delle ragazze, ha finanziato progetti e ha messo all'asta una Lamborghini Huracane che gli era stata regalata. Aveva persino scomunicato gli uomini che alimentavano questo turpe fenomeno («sono dei criminali»).
Don Aldo Bonaiuto, il sacerdote anti-tratta, non ha dubbi che con il Covid il fenomeno a Roma sia più nascosto. «Quando il Papa si riferisce al Centro di Roma parla della zona dentro al Raccordo. Ne abbiamo discusso assieme qualche settimana fa: sono andato a trovarlo e assieme abbiamo fatto una videochiamata con alcune di queste ragazze salvate. Il racket in questo periodo di pandemia ha solo spostato le ragazze nelle strade laterali alle grandi arterie, la Colombo, la Salaria eccetera. Se il fenomeno della schiavitù a Roma è esteso la colpa è dei clienti. Se non ci fosse la domanda non ci sarebbe nemmeno questo mercato ignobile, frutto di una mentalità maschilista e vergognosa».
B&B E VIDEOCHIAMATE A Roma, stando ai dati dell'associazione anti-tratta Parsec, si cela la più grande fetta del mercato delle schiave del sesso, circa il 15% di quello nazionale. Un esercito di 2500 donne e trans che sono letteralmente vendute in strada, a cui se ne aggiungono almeno altre 1500 costrette a farlo nelle case o nei centri massaggi. Si contano più di trenta differenti nazionalità, con in cima le potenti mafie nigeriana e albanese che gestiscono le rotte dall'Africa e dall'Est. Nel migliore dei casi le schiave con la loro attività si comprano il costo del viaggio e poi tornano libere.
Ma, spesso, non riusciranno mai a sottrarsi al giogo. Il Covid, però, ha imposto, prima una battuta d'arresto, poi dei cambiamenti. I pattuglioni della polizia lungo le consolari con tanto di multe, ostacolano e spostano il fenomeno. Solo pochi giorni fa i carabinieri di piazza Dante, rione Esquilino, hanno scoperto e chiuso tre centri massaggi a luci rosse gestiti da cinesi tra San Giovanni e il Nomentano, ma le indagini erano partite da una casa d'appuntamento in zona Prati. Nel Centro di Roma, appunto. E in Centro, adesso, trans e schiave del sesso cominciano il loro calvario già nel primissimo pomeriggio. «Ma scalfire il sistema delle tratte è difficile - spiega un investigatore di lungo corso - perché difficile è rompere il muro dell'omertà e della paura».