Selvaggia Lucarelli per il Fatto Quotidiano
C' è un luogo in Italia in cui è possibile respirare l' atmosfera dell' Alabama 150 anni fa. Non ci sono piantagioni ma scuole americane e bar per aperitivi trendy. Niente campi di cotone, magioni coloniali e file di schiavi al ritorno da una giornata di lavoro lungo sentieri polverosi, ma la fauna chic della società che conta. Non c' è il vento indipendentista del Nord America ma quello pariolino di Roma Nord.
C' è, però, lo stesso clima, da nuovo schiavismo con tanto di aste dei "negri" e liste di proscrizione. Questo luogo è "Nanny Advisor", un gruppo Facebook segreto (ma va'?) con 1200 iscritti.
È stato fondato da tale Emilia Li Gotti, ingegnere aerospaziale, figlia di Luigi, da militante del Msi a senatore dell' Italia dei Valori, avvocato difensore, tra gli altri, di Tommaso Buscetta. NannyAdvisor raccoglie rampanti mamme che hanno uno scopo comune: liberare l' umanità dalle colf cattive. I propositi sono spiegati dalla Li Gotti nel post di descrizione del gruppo: "Mamme e papà, lavoriamo senza sosta perché i nostri tesori abbiano il meglio. Quello che ci fa rabbia è pagare collaboratrici scorrette che al nostro posto si godono la nostra vita, mentre noi lavoriamo per mantenerla tale". Loro lavorano perché sono avvocatesse, medici, consulenti, ingegneri, e la vita che vorrebbero godersi è quella insieme ai figli, privilegio che le tate malefiche gli sottraggono ogni giorno.
E come ci si tutela da questi esseri abietti che sono le babysitter del Flaminio? Con la lista 'NannyMonster', un file excel costantemente aggiornato con i nomi delle tate straniere, la loro età, la loro nazionalità e, a lato, come si trattasse di recensire un pub su Tripadvisor, le ragioni per cui bisogna evitarle come la peste. I giudizi delle mammine parioline sono i seguenti: Flor è una zozzona, Lyn è pazza al cubo, Stella cerca marito, Marie è mignottona, Joana è rincoglionita o 'si fa la manicure con le vostre forbicette', Michelle ha un 'fidanzato giocoliere', una 'fuma droga', l' altro è 'spavaldo e permaloso', Alina è 'molto incinta', 'Bipolare' o anche semplicemente 'mmmmm'.
Tutte cose gravissime per cui qualsiasi membro del gruppo si sente autorizzato a insultare le tate su base razziale, di genere o anche, come il cardiochirurgo Silvia, augurare loro la morte. A Silvia nello specifico erano stati rubati dei brillocchi dal cassetto, quindi qualcuno le chiede "perché non la denunci allora?". Perché la ladra lavorava in nero, risponde Silvia serafica.
Ma c' è anche Tabita, quella che è andata in tv ad Anno Uno a lamentarsi per essere stata licenziata perché incinta, che è felicemente membro di un gruppo in cui le colf incinte sono schedate come fossero pluriomicide. Tutto questo con la benedizione della Li Gotti, che in privato fornisce ulteriori dati sensibili sulle 'tate monster' quali foto e numeri di telefono ed espelle dal gruppo chi osa lamentarsi perché le controparti non possono replicare.
Allegra organizza il Nanny event, raduno delle mammine: "Sarà un momento in cui poter elogiare o insultare tate di ogni nazione e confrontarci sulle gioie di una casa pulita e i dolori delle camicie non stirate!". La Li Gotti se ne rallegra. "Molte di voi hanno vissuto storie inenarrabili e la mia collaboratrice Paola è STOICA , raccoglie le vostre esperienze che se fossero capitate a me sarei ricoverata".
Insomma, donne provate da una vita durissima, popolata da schiave che non stirano bene i polsini. Perché la Li Gotti ha una missione: "Da quando sono madre ogni bambino che piange ha il pianto che somiglia a quello dei miei figli ()", "Carissime Nanny Monster vaffanculo!". "La maggioranza delle risorse ci considera solo un bancomat!".
È proprio "le risorse" il termine preferito del gruppo per definire le donne di servizio.
Che appunto non sono donne, esseri umani. E, come in Alabama due secoli fa, si organizzano vere aste di colf. La Li Gotti inventa il #lottolaTata, lei o una mammina offrono una colf disponibile (per esempio Margherita dalla Polonia) e le altre mamme tentano di accaparrarsela prenotandosi.
Ciascuna è abbinata a un numero. Si estrae il numero e la vincitrice si accaparra la schiava, ehm, la risorsa. Ma c' è anche l' asta #schioppetTata per le "risorse" a lungo orario. O l' asta #insospetTata, per le "risorse" part time.
C' è perfino "l' offerta di Natale" tipo Trony, in cui una mammina propone il pacco con due tate abbinate. Poi ci sono gli annunci delle varie utenti. Elisabetta scrive: "Dismetto filippina fissa". Ovviamente la filippina fissa non ha i documenti, perché le mammine possono essere disoneste e assumere "risorse" non in regola, ma le "risorse" sono tutte ladre. Ah, al clima surreale va aggiunto il fatto che a Natale, propongano un' ottima idea regalo per le tate, "il corso per la tata perfetta", con lezioni sull' organizzazione della credenza, sul modo di apparecchiare, sui prodotti per le pulizie, la preparazione del polpettone perfetto e lo stiro, perché così "in casa potrai solo rilassarti!". Insomma, un corso per diventare Mami di Via col vento, ma più sottomesse.
Emilia Li Gotti non confina il suo rapporto freudiano con le tate al solo web, ma lo racconta anche in un e-book di memorie: #ricatTATE, un' emozionante raccolta di aneddoti sarcastici su colloqui ed esperienze con varie aspiranti tate. Uno scritto denigratorio, in cui le straniere vengono schernite per il loro italiano zoppicante (come nelle vignette del ventennio), in cui si può descrivere una colf sovrappeso come culona 'piena di sedere', in cui le domande sulla paga o sulla messa in regola sono fastidiose 'tecniche affinate', in cui a una tata con un figlio e di nuovo incinta si dice 'sei recidiva (sei un' idiota). Forse all' ospedale hanno tentato di dissuaderti dal darla via'.
Contattata al telefono la Li Gotti si difende così: "Io offro un servizio alle famiglie, se ci sono 1200 iscritte è perché c' è un' esigenza. Se talvolta sono dura è perché alcune risorse me ne hanno fatte di tutti i colori!". Roba che Abramo Lincoln si starà rivoltando nella tomba. E chissà. Magari la Li Gotti ha una "risorsa" al volo per sistemargli il terriccio attorno alla lapide.
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