“HO ATTESO A LUNGO, DOVREBBE LICENZIARE IL CAMERIERE” - UN TURISTA TEDESCO LASCIA UNA PESSIMA RECENSIONE AL RISTORANTE “CHI BURDLAZ” DI RIMINI E IL TITOLARE DEL LOCALE LO QUERELA PER DIFFAMAZIONE - IL CLIENTE, NELLA SUA RECENSIONE, HA ANCHE SOSTENUTO DI NON AVER RICEVUTO LO SCONTRINO FISCALE - COSA NON VERA, SECONDO IL PROPRIETARIO, VISTO CHE IL TURISTA HA PAGATO CON UNA CARTA DI CREDITO E NON IN CONTANTI - LA QUERELA E’ STATA DEPOSITATA MA NON E’ FACILE PROCEDERE PERCHE’…

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Tommaso Moretto per https://corrieredibologna.corriere.it

 

Il titolare del «Chi Burdlaz» di Marina centro a Rimini ha querelato per diffamazione aggravata un cliente tedesco che aveva pubblicato online una recensione negativa sul suo locale. Il fatto è successo all’inizio di ottobre.

 

«Licenzi il cameriere»

CHI BURDLAZ - RIMINI CHI BURDLAZ - RIMINI

Il signore in questione, assieme al figlio, si era accomodato per ordinare un hamburger. Poi si sarebbe lamentato dei tempi d’attesa troppo lunghi e per la qualità del servizio in generale chiedendo addirittura che un cameriere venisse licenziato. Una volta uscito avrebbe sfogato il suo disappunto su internet, nel profilo «Google business» del ristorante aggiungendo che non avrebbe ricevuto lo scontrino fiscale. Ed è proprio questo ultimo particolare che trasforma la vicenda dal classico sfogo web, magari esagerato, del cliente insoddisfatto, in una caso che rischia di diventare un processo.

 

La diffamazione

Il ristoratore infatti si dice sicuro di aver capito chi fosse l’autore del commento perché le rimostranze che ha letto sarebbero le stesse che il cliente gli aveva rivolto sul posto ma si dice anche sicuro di avergli fatto lo scontrino e di poterlo dimostrare perché il signore tedesco avrebbe pagato con una carta elettronica, non in contanti. La diffamazione sarebbe proprio quella, essersi preso dell’evasore pur non essendolo.

scontrino elettronico 3 scontrino elettronico 3

 

Forte di questa convinzione e deciso a non lasciar correre l’esercente si è rivolto all’avvocato Paolo Ghiselli di Rimini, che spiega: «Abbiamo deciso di procedere anche se è complesso radicare queste denunce perché è difficile l’identificazione dei soggetti, infatti non vengono rilasciati da parte dei titolari dei provider le generalità di chi scrive perché negli Stati esteri la diffamazione non è un reato mentre in Italia questi fatti vengono identificati come diffamazione aggravata».

 

Grazie alle banche

È il pagamento elettronico a cambiare lo scenario. «Grazie a quello identificheremo l’autore del reato perché il problema è che Google, Facebook e gli altri non rilasciano i dati ma le banche sì», spiega Ghiselli. La querela è già depositata in procura della Repubblica presso il tribunale di Rimini ed il pubblico ministero al quale verrà assegnato il fascicolo assegnerà le indagini alla polizia postale.

 

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