MOLESTIE, APPELLO DELLE ATTRICI
Estratto Dell'articolo di Viola Giannoli per “la Repubblica”
Il dossier sulle molestie nello spettacolo, scoperchiate dall'associazione Amleta e oggi al centro del Me Too italiano, si trova da due mesi anche sul tavolo del ministero della Cultura.
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Ma i codici non bastano. Davanti ai racconti di interpreti che si sono trovati sul set a contatto con corpi interamente nudi, senza consenso nonostante fosse previsto un perizoma, «serve un intimacy coordinator che nelle scene di sesso garantisca uno spazio sicuro per gli attori. Una figura che compare sempre nelle produzioni internazionali, mai in quelle italiane», dice De Martini.
Ci sono poi le denunce dei provini di notte, in solitaria, che si trasformano in incubi....
2 - CHIARA CLAUDI: "MI MORSE UN SENO SUL PALCO E IO MI RIBELLAI DAVANTI A TUTTI DA ALLORA IN TEATRO FU UN INFERNO"
Estratto dell'articolo di Romina Marceca per “la Repubblica”
La verità indigesta è «sapere che mentre parlo chissà quante altre colleghe sono vittime di molestie nei teatri». Chiara Claudi, attrice di teatro, cinema, vocal coach, è tornata in scena dopo «cinque anni di blocco». A intralciare la sua carriera sono state le molestie sul palcoscenico da parte di un attore, regista e produttore italiano molto noto.
L'attrice negli anni ha lavorato con Mario Missiroli, Luca Ronconi, Luca Barbareschi, Massimo Foschi, Andrea Jonasson, Filippo Dini. Al cinema con Pier Francesco Pingitore e Paolo Virzì. «La mia carriera era in ascesa, poi - dice - è arrivato lui».
Cosa è successo?
«Quella parte era un'occasione dopo l'accademia Silvio D'amico e tante tournée. Durante una replica, lo shock. La scena prevedeva che appoggiasse una guancia sul mio petto invece lui ha afferrato un seno e gli ha dato come un morso. Ho reagito dandogli un pugno in testa e, subito dopo, una carezza per non destare dubbi nel pubblico. A fine spettacolo successe il putiferio».
La aggredì?
«Iniziò a sbraitare con una violenza tale che, dopo, vomitai. La compagnia era in cerchio, lui mi urlò che ero una ragazzina cretina, che dovevo portare rispetto, che lui era un grande professionista. Mi chiese di raggiungerlo il giorno dopo per parlare da soli. Ma l'indomani chiamò la sua assistente chiedendomi di non andare, di scusarlo perché era stanco, di non prendermela per quell'ira. Le ho detto che mi faceva pena. Lei, donna, si stava mettendo dalla parte del genere sbagliato».
I suoi colleghi?
«Mi dissero che lui è fatto così. Erano ipnotizzati dal suo potere, non volevano perdere il lavoro».
Non c'erano state avvisaglie?
«Aveva sempre avuto un atteggiamento viscido e provocatorio con frasi molto spinte, già quelle inaccettabili. Ma non c'era mai stato un contatto fisico».
Rinunciò alla parte?
«No, avevo firmato un contratto. Ma è stato doloroso dover rimanere, avevo il terrore quando andavo in scena. Un anno di paura. Lui riprese a urlarmi e a dirmi che ero l'unica attrice che non la dava. Un giorno mi afferrò la testa dietro le quinte e mi disse cosa avrebbe voluto farmi. Non ce la facevo più».
Ha denunciato?
«No, ero sola davanti a un colosso.
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