Estratto dell’articolo di Luca Caglio per www.corriere.it
«Ho salvato una ragazza da uno stupro». L’alba di venerdì 14 luglio, ore 5. Fine delle danze in un noto locale milanese nel cuore del parco Sempione. Massimiliano Cianci s’è divertito e ha conosciuto una ragazza danese in vacanza. Escono e percorrono la strada di ritorno insieme: «Let’s go».
Comunicano in inglese. Lui ha 30 anni, lei 28. Cianci è barese ma vive a Milano da un decennio e lavora come grafico. È andato a ballare con un amico compaesano prima della sua partenza, e adesso lo saluta — «notte» —, perché abitano in zone opposte della città.
La coppia è a piedi e procede lungo viale Alemagna quando il ragazzo ha necessità di trovare un bagno chimico. I cancelli del parco sono aperti, entrano, è ancora buio ma qualcun altro ci vede benissimo: due sconosciuti, stranieri, si fiondano sulla ragazza, la palpeggiano davanti e dietro, seno e sedere, poi cercano di strapparle la borsa, uno brandisce una bottiglia di vetro. […]
braccio rotto di Massimiliano Cianci
«Non sono andato nel panico, certo ero molto agitato ma sono pur sempre alto 1 metro e 93 e peso 90 chili. I tizi più vicini a me si sono allontanati, il primo pensiero è stato liberare la ragazza dagli aggressori, tutti magrebini, sicuro — racconta Cianci —. Fosse stata sola, cosa le sarebbe successo? L’ennesima violenza sessuale.
[…] Quello con la bottiglia ha provato a colpirmi in testa, mancato, quindi gliel’ho strappata ma subito dopo sono scivolato con tutto il peso sul braccio sinistro. Spezzato». Gli esami confermeranno: rotto il radio.
«Mi sono però rialzato, sempre impugnando la bottiglia — continua Cianci —, fino a guadagnare l’uscita insieme alla ragazza danese, mi sentivo svenire. Non ci hanno più seguito. Una comitiva di giovani s’è accorta di noi e ha chiamato i soccorsi. Ho passato le successive ore al Fatebenefratelli assalito dai dolori: avambraccio, gomito, spalla, clavicola. Lei è stata con me all’ospedale ad asciugarmi le lacrime, è partita il giorno dopo per Copenaghen. Dice che non scorderà mai più il mio volto. Tuttora non riesco a dormire per le fitte, mi operano mercoledì, inseriranno placche e viti. Estate rovinata. Fosse questo il problema…».
Qual è il problema? «Che Milano non è più una città sicura, basta con ’sta storia che è solo percezione. […] Ricordo alcune facce di quella gang, se tornassi al Sempione potrebbero essere ancora lì, e magari la prossima volta non troveranno ostacoli. Anche se amo Milano mi verrebbe voglia di trasferirmi: ci ero venuto che ero uno studente di fashion design, 11 anni fa[…]».