Andrea Priante per corrieredelveneto.corriere.it
Di Giancarlo Miotto si conosceva l’immagine pubblica, impeccabile: quella dell’imprenditore ricchissimo, potente, rispettato da tutti. Ma ora la reputazione di questo petroliere di 80 anni rischia di sgretolarsi sotto il peso delle accuse avanzate dalla servitù che lavorava nella sua villa a Mogliano Veneto.
Una filippina di 36 anni e una cingalese di 41, hanno fornito ai carabinieri il resoconto dettagliato (e agghiacciante) di ciò che avveniva tra quelle stanze signorili: costrizioni, molestie, abusi sessuali.
Come prove, hanno consegnato agli investigatori anche i messaggini espliciti che Miotto inviava e due video che mostrerebbero alcuni dei comportamenti «ambigui» pianificati dall’anziano. Dopo averne ordinato l’arresto nella primavera del 2021 (il petroliere ha trascorso una settimana in carcere prima che gli venissero concessi i domiciliari), di recente la procura di Treviso ha chiuso l’indagine: la pm Barbara Sabattini non dubita della credibilità delle vittime e ha già chiesto il rinvio a giudizio dell’ottantenne per violenza sessuale aggravata. Intanto lui ha transato un risarcimento alle ex colf, che in cambio rinunceranno a costituirsi parti civili nell’eventuale processo. Non può però cancellare le loro testimonianze - finite agli atti dell’inchiesta - che raccontano mesi d’inferno.
La denuncia della colf
Nella denuncia - presentata a fine gennaio 2021 - la 41enne dello Sri Lanka spiega di essere stata assunta da Miotto nel giugno del 2020, per fare le pulizie nella grande villa dove l’imprenditore abita assieme alla giovane moglie e alla loro bambina. I problemi di «convivenza» tra lei e il datore di lavoro, sono iniziati subito.
«Fin dal mese di giugno aveva l’abitudine di girare per casa vestito con il solo accappatoio in maniera molto disinvolta, incurante della presenza del personale domestico», racconta. Il mese successivo le avrebbe teso il primo agguato: «In quell’occasione, il signor Miotto ha deciso di provarsi tutti i pantaloni del suo guardaroba per farli sistemare e ha chiesto a me di farlo, presentandosi senza mutande» e a quel punto «mentre cercavo di sistemare i bottoni» le avrebbe fatto delle avance oscene. «Io, impaurita, mi sono rifiutata e me ne sono andata senza rientrare al lavoro per due giorni» finché una collega l’ha convinta a riprendere servizio.
Dopo aver spostato, per alcune settimane, le proprie mire sulla colf filippina, il petroliere sarebbe tornato alla carica della 41enne: «A partire dai primi di ottobre ha iniziato a chiamarmi nella sua camera personale e, quando entravo, chiudeva la porta a chiave e mi prendeva e tirava verso di lui per baciarmi, toccarmi e per avere un rapporto... Il signor Miotto mi bloccava e usava molta forza per trattenermi». Gli episodi di violenza «si sono ripetuti per almeno dieci volte, il tutto durava 15-20 minuti». A volte non erano neppure soli in casa, anche se l’anziano «era sempre attento a nascondersi agli occhi della moglie, sfruttando gli ampi spazi della villa». Ma il 6 gennaio 2021, «di fronte all’ennesima molestia sessuale, sono scappata dalla sua camera facendo apposta molto rumore, sperando di attirare l’attenzione di sua moglie».
Il video
Gli abusi non erano solo fisici. A sentire la domestica, l’anziano la insidiava in tutti i modi, creando situazioni imbarazzanti. «Il 19 dicembre 2020 sono riuscita di nascosto a registrare con il mio cellulare un video dove si vede il signor Miotto girarmi intorno nudo». E ancora: «Ho conservato dei messaggi nel telefono del 20 e 24 dicembre 2020 dove mi scrive che mi aspetta e mi faceva videochiamate nudo». Oppure: «Mentre io dovevo fare le pulizie cominciava a sfogliare i giornali pornografici e mi chiedeva di farlo insieme».
La difesa probabilmente tenterà di insinuare il sospetto che le donne avrebbero avuto gioco facile a respingere un ottantenne, per quanto arzillo. La cingalese fa cenno al clima di sudditanza, anche psicologica, che può avvertire una come lei - una donna delle pulizie immigrata e in difficoltà economiche - di fronte al ricco datore di lavoro: «Io mi rifiutavo e gli dicevo che era malato, ma non reagivo con forza per paura di perdere il mio permesso di soggiorno». Ma anche per il timore che lui, per ritorsione, «mi accusasse di furto o di altro» cacciandola in guai seri con la Giustizia.
La risposta del petroliere
Il 7 gennaio 2021, la donna ha finalmente deciso di lasciare la villa, dopo aver «subito una nuova molestia», che ha nuovamente ripreso con il telefonino. Lo stesso giorno si è rivolta al Centro antiviolenza di Mestre e in seguito all’Ufficio vertenze della Cgil, che l’ha convinta a sporgere denuncia assieme all’altra collega che dice di aver subìto, in almeno quattro occasioni, le stesse identiche «attenzioni». Dal fronte opposto, il petroliere non nega di aver avuto rapporti sessuali con le due domestiche. «Ma si trattava di incontri consensuali» assicura l’avvocato Enrico Ambrosetti, che lo difende assieme al legale Enrico Tonolo. «Miotto è molto addolorato - conclude -nella sua lunga carriera ha avuto centinaia di dipendenti, e nessuno di loro ha mai avanzato accuse tanto gravi».
giancarlo miotto giancarlo miotto villa giancarlo miotto LA VILLA DI GIANCARLO MIOTTO