Estratto dell’articolo di Giuseppe Crimaldi per il Messaggero
«Ho fatto un guaio, ho ucciso la signora Rosa e l'ho bruciata». Stefania Russolillo, la 47enne accusata dell'omicidio di Rosa Gigante, avvenuto in un condominio di edilizia popolare a Pianura, è appena rientrata a casa e confida l'orrore al suo compagno, che si precipita nell'appartamento della 73enne e la trova riversa sul pavimento, senza vita e con gli abiti bruciacchiati. Chiama la polizia, e riferisce i fatti. Poi, però, trasferita in Questura negli uffici della Squadra Mobile e alla presenza del pm Maurizio De Marco, la donna cambia versione: «Non ho mai detto al mio compagno di aver fatto quella cosa, non ho ucciso io la signora e tanto meno dato fuoco ai suoi vestiti».
Due versioni contrastanti. Stefania, che si scoprirà poco dopo essere in cura presso un centro d'igiene mentale e affetta da gravi problemi psichiatrici, verrà fermata nella tarda serata di martedì con l'accusa di omicidio.
Nelle prossime ore comparirà davanti al gip chiamato a convalidare l'arresto. Ma torniamo all'interrogatorio in Questura. Assistita dall'avvocato Raffaello Scelsi, la Russolillo dichiara: «A mezzogiorno ho sentito la voce di Rosa sulle scale: urlava e mi rimproverava di averle rubato le bollette dalla cassetta postale, e di fare sporcizia sui pianerottoli. Abbiamo iniziato a litigare, lei mi ha afferrato per i capelli e io mi sono difesa. Mentre chiedevo aiuto è caduta all'indietro, ma io non le ho messo le mani addosso.
donato de caprio stefania Russolillo
A terra continuava a urlare, e da quel momento non ricordo più nulla». Indagine lampo della Squadra Mobile guidata da Alfredo Fabbrocini, che durante un punto stampa ha precisato che «per capire le cause del decesso bisognerà attendere i risultati dell'autopsia», confermando che l'indagata ha fatto solo parziali ammissioni e che la sua individuazione è stata possibile «grazie alle testimonianze di altre persone presenti nel palazzo». A proposito dell'arma del delitto: non si esclude che Rosa sia stata soffocata con un laccio di plastica dell'aerosol, e non a colpi di martello.
DUBBI Già, i buchi neri e i vuoti. Un nervo investigativo scoperto sul quale batte anche il legale dei familiari della vittima, il penalista Hilarry Sedu: «Ci sono tanti punti da chiarire - ha detto - i figli della vittima sono tutti sotto choc e chiedono giustizia».
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Soffoca le parole nel pianto Donato De Caprio, il "tiktoter food influencer". «La mia famiglia si è subito affidata ai legali per scoprire la verità.
(...) Fa riferimento alla girandola di notizie che si è scatenata sulla 73enne trovata senza vita. «Mia madre era una donna vigile e cosciente che non può essere definita invalida all'infuori dell'unico problema che aveva in quanto non vedente» specifica De Caprio che, insieme agli altri familiari è sempre stato molto attento alle esigenze dell'anziana.
«La mia abitazione è vicino alla sua, mia madre ha sempre avuto al suo fianco tutta la famiglia» aggiunge il tik toker che aveva visto la mamma la sera prima dell'accaduto. «Quello che è successo è talmente grave che non trovo le parole per dire altro e chiedo rispetto per questo momento di estrema sofferenza» ha concluso.
DONATO DE CAPRIO E LA MAMMA UCCISA DONATO DE CAPRIO