Marco Ventura per “il Messaggero”
«Esaurite le capacità operative, è giusto e anche onorevole abbandonare il combattimento. Non ha senso tenere dei soldati a combattere a Mariupol, che ormai è nel controllo dei russi. Zelensky dovrebbe ordinare la resa. È possibile una sortita dalle acciaierie per riconquistare la città? No, allora un capo deve saper dire basta, arrendetevi».
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Nessun dubbio su che cosa dovrebbe fare il presidente ucraino. Per il generale Marco Bertolini, già comandante del Coi (Centro operativo interforze), della Brigata Folgore e del Col Moschin, sul campo in Libano, Somalia, Kosovo, Afghanistan, «i combattenti del Reggimento d'Azov hanno dimostrato di essere forti e determinati, hanno conteso il territorio in maniera dura, valorosa. Questo era il loro compito, far perdere ai russi molto tempo e molti uomini. Che cos' altro devono fare operativamente?»
Rimane questa ridotta nell'acciaieria
«Sì, là questa resistenza ha buon gioco a tenere duro perché un'acciaieria è un ambiente compartimentato, che consente a chi si difende di organizzarsi bene, poi ci sono ampie zone sotterranee per cui è difficile venirne a capo. Ma è una ridotta destinata a essere sopraffatta, queste forze non possono ricevere rinforzi, rifornimenti, né essere portate fuori».
Un loro comandante ha chiesto l'estrazione
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«Un'operazione di estrazione la puoi condurre in un ambiente semi-permissivo o permissivo, ma a Mariupol è impossibile che arrivi un elicottero a portare via chi c'è, ci hanno già provato e lo hanno abbattuto. I combattenti ucraini a Mariupol non hanno alternative alla resa, insistere nel farli restare sino alla fine non avrebbe un significato militare, ma propagandistico. Non cambia la situazione che resistano qualche giorno o una settimana in più. Dovrebbero arrendersi, questo è quanto».
I russi avrebbero difficoltà a spazzar via le sacche di resistenza?
«Prendere Mariupol è stata un'impresa difficile, ha richiesto l'impiego e la perdita di molte forze. Ora, essendo l'acciaieria un obiettivo puntiforme, non ci sarebbe bisogno di grandi manovre, basterebbe un forte intervento aereo. Ma non vogliono farlo per non pagare il prezzo politico delle vite umane, di civili e militari insieme. Ai russi basta aspettare: nessuno può recuperare quei soldati e alla fine dovranno uscire».
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Ci sono i corridoi umanitari
«Servono per i civili. I militari hanno solo un modo per uscire: combattere aprendosi la strada con le armi, o arrendersi. I corridoi umanitari hanno poi lo svantaggio che se vanno via tutti i civili, a quel punto arriva sul serio il missile sgombra-pensieri che uccide tutti quelli che sono rimasti».
C'è bisogno di martiri?
UCRAINA - SOLDATO UCRAINO CON IL JAVELIN ANTI CARRO
«Zelensky potrebbe ritenere che la resa incrini un po' l'aura dei combattenti ucraini disposti a tutto; inoltre se a Mariupol morissero tutti combattendo sarebbe un'altra cosa da imputare ai russi. A prescindere da ogni dietrologia, è una situazione che è successa anche a noi: Mussolini diede l'ordine a Pantelleria di arrendersi perché aveva avuto informazioni sbagliate sul fatto che ormai dovesse capitolare, secondo lui era inutile perdere vite umane per niente, in realtà era un'isola fortezza, difficile da conquistare. A Mariupol a maggior ragione. La distruzione di una città è già un prezzo molto alto, l'uccisione di molti civili è orribile, e la perdita di combattenti valorosi, per niente, non ha senso. Il responsabile ultimo delle decisioni è sempre politico»
Conquistare tutto il Donbass non sarà facile
«Le truppe ucraine che fronteggiano le due repubbliche separatiste sono lì da otto anni, in posizione fortificata e interrata. Non si tratta di operare contro truppe allo scoperto, ma di avere la meglio su unità predisposte alla difesa. Probabilmente non si tenderà a spazzarle via con un'offensiva, ma a tagliarle fuori dal resto del paese, prendendole alle spalle».
A Mariupol non si faranno prigionieri?
«La resa dà garanzie al soldato negli eserciti moderni e regolari, è un istituto previsto e normato dal diritto internazionale bellico. E i russi hanno interesse a non creare situazioni da ritorcere contro di loro. Non vorranno passare per orchi. Diverso il caso delle formazioni irregolari, che operano fuori dal diritto internazionale e non rispondono a catene gerarchiche precise».