Estratto dell'articolo di Fabrizio Caccia per www.corriere.it
Giovanni Risalvato, 69 anni, detto Vanni «Pruvulazzu», Vanni «la polvere», […] Condannato in via definitiva a 14 anni e mezzo per associazione mafiosa, è uscito dal carcere il 3 dicembre 2021 ma ancora oggi è un sorvegliato speciale e deve passare due volte alla settimana in commissariato, a Castelvetrano, perché ha l’obbligo di firma.
È considerato dagli inquirenti uno degli uomini più vicini a «u Siccu», un fiancheggiatore storico, devotissimo al boss. Nella casa del fratello Errico, a Campobello di Mazara, mercoledì sono entrati i Ros e hanno trovato una stanza blindata con dentro gioielli e altra roba.
La casa era a disposizione del boss?
«Macché. Non troveranno tracce lì dentro di Messina Denaro, solo canne da pesca e trofei di pesca per la passione di mio fratello Errico, eppoi qualche vecchio paiolo con cui i genitori di Totuccia mia cognata facevano la ricotta. E i gioielli sì che ci stanno, ma sono di famiglia, regali di fidanzamento, regali del matrimonio di Errico e Totuccia, collane di Nicoletta mia nipote. Hanno fatto una stanza blindata per paura dei rapinatori: qualche anno fa a un altro mio nipote Salvatore e a sua moglie ignoti entrarono in casa e li massacrarono, portarono via tutto. Io comunque con mio fratello Errico non ci parlo da 11 anni, perché non è mai venuto una volta a trovarmi in carcere».
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Ma i legami della sua famiglia con Messina Denaro appaiono molto stretti. Ci sono delle sue frasi, signor Giovanni, intercettate durante la latitanza del boss, che fanno impressione. Per esempio, questa: «Chissà cosa pagherei per fumarmi un pacchetto di sigarette con lui. Una volta ce ne siamo fumati insieme una stecca». Se la ricorda?
«Sì che me la ricordo, ma una stecca… esageravo, era una millanteria. Eravamo giovani, dicembre 1991, gennaio 1992, io lo accompagnavo a giocare a poker o a ramino al circolo e fumavamo insieme, è vero, ma mica così tanto. Lui era educato, rispettoso, gentile con tutti…».
E sanguinario, però.
«Io non c’entro coi gruppi di fuoco».
E quell’altra frase captata da una microspia: «Meglio un giorno da leone che cent’anni da pecora. Gliel’ho detto mille volte a Matteo, io me ne vado con lui». Se la ricorda?
«Certo, io non la rinnego mica la mia amicizia per lui, l’affettuosità. Le amicizie che risalgono all’infanzia sono quelle che non si dimenticano. Le altre invece si scordano sempre. Noi due fino al 1968, fino al terremoto del Belice, eravamo vicini di casa in via Rossini, poi la nostra casa rimase danneggiata e fummo costretti a trasferirci. Avevo 14 anni. Ma poi con Iddu non ho fatto niente».
ARRESTO DI MATTEO MESSINA DENARO
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«Senta, sono stato intercettato dal 2004 al 2010, quando poi mi hanno arrestato e mi sono fatto 12 anni di branda. In tutti questi anni, li ho forse portati sulle tracce di Messina Denaro? Da quando divenne latitante non l’ho più visto. Mi hanno condannato per una millanteria».
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