Alessandro Trocino per corriere.it
Matteo Salvini è «quell’altro». La Lega «insopportabile». E c’è «un partito unico che vuole la caduta del governo». Luigi Di Maio ormai da tempo ha smesso ogni inibizione politica e racconta, con una certa durezza, il suo stato d’animo. E lo stato dei rapporti nel governo che, a leggere le cose dette dal vicepremier ma anche dai leghisti, risulta più tempestoso e litigioso di quello di una coppia sull’orlo della separazione. A condire il menu coniugale, la polemica quotidiana, che ieri si è concentrata sulla riforma delle autonomie.
La correzione: Matteo non se la prenda
L’occasione per lo sfogo è una riunione con gli attivisti, a Cosenza: «A volte dobbiamo subire l’atteggiamento della Lega che è insopportabile — dice Di Maio — Dopo le elezioni non avevamo alternativa: o andavamo all’opposizione o cercavamo di portare a casa il più possibile nelle peggiori condizioni. Ogni volta che si deve approvare un provvedimento, ci dobbiamo sedere a un tavolo io, Conte e quell’altro là e dobbiamo fare un accordo». La risposta di Salvini arriva ed è fattuale: «Mi ha definito quell’altro? Mah... Posso non stare simpatico ma ho un nome: mi chiamo Matteo». Ma di Di Maio prova a rasserenare: «Era una citazione di altri, Salvini non se la prende. Lavoriamo insieme, piuttosto».
Grimoldi: dibattito surreale
Servirà sedersi, con calma, per portare a casa la riforma delle autonomie. Lo spunto delle polemiche nasce quando Di Maio, inaugurando l’Osservatorio per l’autonomia alla Federico II di Napoli, spiega: «Stiamo scrivendo una nuova autonomia, migliore.Nessuno può permettersi di indebolire il Centrosud». Pronta la replica del ministro leghista Erika Stefani: «Non capisco di quale nuovo testo sulle autonomie parli. Sento parlare di quest’osservatorio per la prima volta».
La controreplica è affidata al ministro per il Sud Barbara Lezzi: «Non comprendo l’appunto della Stefani, nessuno ha parlato di nuovo testo ma di una revisione. L’Osservatorio? Una libera iniziativa della società civile». Più sbrigativo il senatore Vincenzo Presutto: «La Stefani non si agiti». Ma la ministra non è l’unica ad agitarsi. Ecco Paolo Grimoldi: «Di Maio sta mettendo su un dibattito surreale, con insensati allarmi tra regioni di serie A e B». Luca Zaia sceglie di rispondere direttamente a Di Maio: «Sono i tuoi no a danneggiare il Sud».
Molinari: la mozione Tav sfiducia a Conte
Intanto a Palazzo Chigi proseguono gli approfondimenti con le parti sociali in vista della manovra. Il ministro Giovanni Tria propone una «Banca per il Sud». Nome che, c’è da scommettersi, piacerà pochissimo alla Lega.
E Francesco D’Uva conferma quello che è stato anticipato oggi dai giornali: «Sì, la Lega ha chiesto di tenere fuori dalle indagini della commissione di inchiesta sui finanziamenti ai partiti le legislature antecedenti a quella del 2013, inclusa quella che fa riferimento all’inchiesta Belsito sui 49 milioni di euro». Riccardo Molinari, capogruppo Lega, rilancia la palla: «La mozione sulla Tav dei 5 Stelle? Una sfiducia a Conte». E sulla sicurezza bis, la Lega pensa di blindare il testo, con la fiducia, causa rischio di voti segreti.
CONTE SALVINI DI MAIO MOAVERO MATTARELLA