Estratto dell’articolo di Gian Guido Vecchi per www.corriere.it
«Durante la lavanda dei piedi – spero di cavarmela perché non posso camminare bene – ma durante la lavanda dei piedi voi pensate: “Gesù mi ha lavato i piedi, Gesù mi ha salvato, e ho questa difficoltà adesso”. Ma passerà. Il Signore è sempre accanto a te, mai abbandona, mai. Pensate questo».
papa francesco e la lavanda dei piedi nel carcere minorile
Nella cappella del carcere minorile, Francesco si prepara a ripetere il gesto inaudito di Gesù che lava i piedi agli apostoli […] Ora vi arriva 5 giorni dopo l’uscita dal Gemelli, gli hanno preparato un piccolo palco in modo che non si debba piegare troppo durante il rito. Ci sono dieci ragazzi e due ragazze, la metà minorenni, italiani e stranieri, e tra di loro un ragazzo musulmano del Senegal, due sinti, un croato, un rumeno e un russo, tutti emozionatissimi. «Io prego sempre per te, Papa Francesco, e ti voglio bene» dice il ragazzo croato, Matteo, che scoppia a piangere dopo che il pontefice gli ha lavato i piedi e si fa tre volte il segno della croce.
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Francesco ha presieduto la Messa […] Ha parlato a braccio […] per spiegare il significato di quel gesto: «Gesù, proprio il giorno prima di essere crocifisso, fa questo. Lavare i piedi era abitudine a quel tempo perché le strade erano polverose, la gente veniva da fuori e nell’entrare in una casa, prima del banchetto, della riunione, si lavava i piedi. Ma chi lavava i piedi? Gli schiavi, perché era un lavoro da schiavo. Immaginiamo noi come sono rimasti sbalorditi i discepoli quando hanno visto che Gesù incomincia a fare questo gesto di uno schiavo…».
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Eppure lo fa, «per far capire loro il messaggio del giorno dopo che sarebbe morto come uno schiavo, per pagare il debito di tutti noi», spiega Francesco: «Se noi ascoltassimo queste cose di Gesù, la vita sarebbe così bella perché ci affretteremmo ad aiutarci l’un l’altro, invece di fregare uno all’altro, di approfittarsi l’uno dell’altro, come ci insegnano i furbi. È tanto bello aiutarsi l’un l’altro, dare la mano: sono gesti umani, universali, ma che nascono da un cuore nobile».
Così «Gesù oggi, con questa celebrazione, vuole insegnarci questo: la nobiltà del cuore», ha spiegato Francesco a ragazze e ragazzi: «Ognuno di noi può dire: “Ma se il Papa sapesse le cose che io ho dentro…”. Ma Gesù le sa e ci ama così come siamo, e lava i piedi a tutti noi. Gesù non si spaventa mai delle nostre debolezze, non si spaventa mai perché Lui ha già pagato, soltanto vuole accompagnarci, vuole prenderci per mano perché la vita non sia tanto dura per noi».
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Perciò «io farò lo stesso gesto di lavare i piedi, ma non è una cosa folcloristica, no. Pensiamo che è un gesto che annuncia come dobbiamo essere noi, uno con l’altro», ha proseguito Bergoglio: «Nella società vediamo quanta gente si approfitta degli altri, quanta gente che è all’angolo e non riesce a uscire. Quante ingiustizie, quanta gente senza lavoro, quanta gente che lavora e viene pagata la metà, quanta gente che non ha i soldi per comprare le medicine, quante famiglie distrutte, tante cose brutte… E nessuno di noi può dire: “Io grazie a Dio non sono così sai”…Ognuno di noi può scivolare, ognuno di noi. E questa coscienza, questa certezza che ognuno di noi può scivolare è quello che ci dà la dignità - ascoltate la parola: la “dignità” - di essere peccatori».
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Quindi «Gesù ci vuole così e per questo ha voluto lavare i piedi e dire: “Io sono venuto per salvare voi, per servire voi”. Adesso io farò lo stesso come ricordo di questo che Gesù ci ha insegnato: aiutarsi gli uni gli altri. E così la vita è più bella e si può andare avanti così».
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