Marco Gasperetti per il “Corriere della Sera”
La notizia del peggioramento delle condizioni di Zanardi purtroppo non è stata una sorpresa per Robusto Biagioni, il medico d'urgenza dell'elisoccorso che ha stabilizzato Alex subito dopo l'incidente e gli ha salvato la vita. «In questi casi, l'evoluzione clinica procede in un modo che definiamo ondulatorio - spiega -, con riprese che vanno oltre le più ottimistiche aspettative e peggioramenti improvvisi che possono lasciare sconcertati».
E allora, «non bisogna esagerare con l'ottimismo ma allo stesso tempo neppure cadere nel peggior pessimismo se Alex ha avuto un aggravamento ed è tornato in terapia intensiva. Passaggi del genere potrebbero accadere ancora per un anno, la letteratura scientifica ce lo insegna».
Lo scorso 19 giugno Biagioni, responsabile del 118 della zona di Grosseto, quarant' anni di professione di cui trenta di medicina di emergenza ed elisoccorso, fu tra i primi ad arrivare sul luogo dell'incidente. E accanto a Zanardi Volò da Pienza sino al Policlinico Le Scotte di Siena, dove i neurochirurghi stavano aspettando il campione paralimpico nella sala operatoria per il primo intervento al cervello. Ma per Biagioni Alex non è stato solo uno dei tanti pazienti di una carriera di dottore d'urgenza pluridecennale. Lo aveva conosciuto a Grosseto e incontrato più volte.
Trovarselo davanti in quelle condizioni disperate aveva messo a dura prova la calma e il distacco professionale necessari perché un medico d'emergenza intervenga nel modo migliore. Biagioni ci era riuscito egregiamente, ma dopo il trasporto di Zanardi al Policlinico era scoppiato in lacrime.
«I pazienti che hanno subito traumi simili a quello di Alex possono affrontare delle fasi di peggioramento - continua Biagioni -, ma anche avere degli straordinari e repentini miglioramenti, perfino quando sembra che le condizioni respiratorie siano pregiudicate». Insomma, «tutto può accadere e non bisogna mai arrendersi». Secondo il medico toscano la situazione dell'ex pilota di Formula 1 va divisa in due parti. «Quella neurologica può essere valutata solo più avanti - spiega -. Quella degli organi vitali invece può avere continue oscillazioni. C'è un'evoluzione costante dei parametri».
Ogni previsione è quindi prematura. «Non è possibile fare un bilancio delle funzioni vitali in una fase così delicata. L'immobilizzazione stessa è un fattore di rischio anche per un soggetto sano, figuriamoci per chi ha subito tre interventi chirurgici come Zanardi. Ogni paziente risponde in modo soggettivo». Ma quanto può durare questa fase ondulatoria? «Anche sei mesi o un anno - risponde Biagioni -, dipende dal paziente e dai danni che ha subito. In questo periodo Zanardi è in pericolo di vita e lo sarà ancora fino a quando le oscillazioni diventeranno più leggere: solo allora la situazione diventerà stabile. Ma questo non significa che il paziente sarà guarito definitivamente».
A quel punto ci sarà da esaminare il quadro neurologico. «Sì, quello prescinde dalla situazione clinica di Zanardi e deve essere valutato in seguito», conferma Biagioni. In altre parole ci sono soggetti fuori pericolo di vita che però devono essere poi valutati e assistiti per quanto concerne la riabilitazione neurologica. Come del resto insegna la storia di Michael Schumacher che, dopo anni dall'incidente sugli sci, non è in pericolo di vita ma viene seguito costantemente da un'équipe di riabilitazione. «Questo non significa che Zanardi vada in quella direzione. Ma la sua prognosi, se tutto andrà bene, potrà essere sciolta soltanto fra diversi mesi - conclude Biagioni -. Fino ad allora, Alex continuerà ad affrontare ogni giorno una situazione di rischio estremo».
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