“PIÙ CONTAGI DEL PREVISTO, COSÌ LA LOMBARDIA RISCHIA LA SECONDA ONDATA” - GLI ESPERTI DELL'UNIVERSITÀ DI GENOVA: "SE I CASI SONO COSÌ TANTI ORA CHE LE TEMPERATURE SONO ALTE, COSA SUCCEDERÀ IN AUTUNNO QUANDO IL TERMOMETRO SCENDERÀ SOTTO I 14 GRADI? IN LOMBARDIA CI SONO DUE TERZI DEI NUOVI CASI E CON GLI ASINTOMATICI SI FORMA IL SERBATOIO PER IL RITORNO DEL VIRUS IN AUTUNNO - GLI ITALIANI POSITIVI SONO OLTRE 21MILA, CON CENTINAIA DI NUOVI CASI OGNI GIORNO, IN ALTRI PAESI CON NUMERI PIÙ BASSI HANNO RICHIUSO"

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Luca Fraioli per “la Repubblica”

 

terapia intensiva terapia intensiva

«Non è un allarme, ma chiediamo che venga innalzato il livello di attenzione: il virus circola ancora». Andrea De Maria, professore associato di Malattie infettive all'Università di Genova, commenta così i dati che emergono dal modello matematico elaborato insieme a Flavio Tonelli, professore di Simulazione dei sistemi complessi nello stesso ateneo, e all'esperto di sviluppo di modelli software Agostino Banchi. «Se ci si concentra sulla Lombardia e al Nordovest, si vede che rispetto alla discesa prevista dal nostro modello si assiste a un tendenziale aumento dei casi ».

 

Di fronte alla discrepanza tra andamento previsto e numeri reali (in realtà una media sugli ultimi 4-5 giorni per pesare gli eventuali ritardi nella comunicazione da parte delle Regioni) la preoccupazione di De Maria, virologo che tra il 1989 e il 1991 ha lavorato nel laboratorio di Antony Fauci, è evidente: «Se i casi sono così tanti ora che le temperature sono alte, cosa succederà in autunno quando il termometro scenderà sotto i 14 gradi? ».

CORONAVIRUS - PAZIENTE IN TERAPIA INTENSIVA CON IL RESPIRATORE CORONAVIRUS - PAZIENTE IN TERAPIA INTENSIVA CON IL RESPIRATORE

 

«Il nostro modello matematico », continua De Maria, «ha dimostrato di essere utile perché ci ha permesso di individuare il picco dei nuovi casi giornalieri in Italia (tra il 25 e il 27 marzo) con 20 giorni di anticipo». «Non solo», aggiunge Tonelli. «Le elaborazioni ci dicevano che a fine giugno avremmo contabilizzato tra i 34.000 e i 36.000 decessi: oggi siamo a 34.600. Ora quegli stessi algoritmi ci dicono che se la situazione corrente dovesse mantenersi si potrebbe avere una estensione dei contagi, molti dei quali asintomatici o paucisintomatici, che aumenterebbe pericolosamente la base dell'infezione prima dell'autunno È lo stesso timore espresso nei giorni scorsi da Andrea Crisanti, virologo dell'Università di Padova.

 

lombardia ospedali lombardia ospedali

E condiviso da Enrico Bucci, professore di Biologia alla Temple University di Philadelphia: «È in corso un cambio di narrazione, secondo cui tutti i numeri sono ormai in calo. Questo porta le persone a pensare che tale tendenza continuerà all'infinito. Invece il virus circola ancora, pur con grandi differenze tra le regioni: in Lombardia per esempio non va giù in modo continuo. Il risultato», conclude Bucci, «è che ci sono le condizioni per l'innesco di una seconda ondata in autunno». In effetti gli italiani attualmente positivi sono oltre 21mila, con centinaia di nuovi casi ogni giorno, i due terzi dei quali in Lombardia.

 

reparto di terapia intensiva brescia 7 reparto di terapia intensiva brescia 7

«In altri Paesi con numeri assai più bassi hanno richiuso quartieri e intere città: è il caso di Seul a fine maggio», sottolinea Tonelli. «D'altra parte la Corea del Sud, grazie al suo modo di affrontare la pandemia, ha avuto 20 volte meno i contagiati dell'Italia e 120 volte meno vittime». Dovremmo dunque tornare ai giorni del lockdown? «Sarebbe una follia richiudere le città per un focolaio come quello del San Raffaele a Roma», avverte Bucci.

 

navigli pieni di gente navigli pieni di gente

«Però è altrettanto folle dire che le mascherine o il distanziamento non servono più perché i contagiati attuali non sono infettivi. Il vero problema è che in questi giorni sono state fate una serie di affermazioni senza esibire alcuna prova scientifica: non ci sono dati pubblicati esaminabili dalla comunità accademica. Vale per tanti aspetti di questa vicenda: chi ha sintomi lievi è meno contagioso? Esistono indizi, ma non ne siamo certi. Il Covid-19 è sensibile alla temperatura e all'umidità? È vero per altri coronavirus, ma per questo in particolare ancora non lo sappiamo. Mi piacerebbe che i colleghi distinguessero chiaramente tra loro ipotesi personali e verità assodate, perché altrimenti inducono le persone ad avere comportamenti sbagliati».

 

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Andrea De Maria è invece convinto che il caldo abbia avuto un ruolo nella attenuazione del virus. «Insieme però al distanziamento sociale e al nuovo modo di trattare la malattia con antinfiammatori a domicilio sin dai primi sintomi. Tuttavia rischiamo di pagare il clima da 'liberi tutti' di questi giorni. Dovremmo mantenere il distanziamento: non ci sono solo i festeggiamenti di Napoli per la Coppa Italia, anche sotto casa mia vedo la sera gruppi di ragazzi con la mascherina abbassata. Stiamo vivendo un'estate da cicala: fossimo formiche isoleremmo i nuovi casi e li seguiremmo con attenzione maggiore».

 

 

 

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