Grazia Longo per www.lastampa.it
«Sì sono proprio loro, sono venuti il pomeriggio del 30 gennaio a comprare la candeggina». Quella candeggina poi usata per cancellare le tracce dell’omicidio e dello scempio sui resti di Pamela Mastropietro. Il titolare e la commessa del negozio «Acqua e sapone» di Macerata hanno identificato come clienti, dalle foto segnaletiche, Innocent Oselaghe, 29 anni, e Desmond Lucky. Contro quest’ultimo c’è inoltre un altro teste. Si tratta di un suo compagno di stanza che ha riconosciuto il trolley beige usato, insieme a quello bianco e rosso della diciottenne romana, per trasportare il suo corpo smembrato.
«Sono sicuro, è suo. Gliel’ho visto più volte» ha dichiarato. Ma altri due nigeriani compagni di stanza di Desmond, tra cui anche il ferito più grave della sparatoria del fascio leghista Luca Traini, negano di aver mai visto quella valigia. Il loro racconto però non ha convinto il gip Giovanni Maria Manzoni che mercoledì ha infatti convalidato il fermo di Desmond Lucky e Lucky Awelima.
la morte di pamela mastropietro il fossato in cui e stato ritrovato il corpo
Sempre grazie al controllo del traffico telefonico e delle celle emerge che Desmond Lucky si è allontanato dalla casa dell’orrore, verosimilmente per andare a prendere il trolley, per poi tornarci e aiutare gli altri due a riempirlo con i poveri resti della ragazza. Un’operazione a cui si è invece sottratto il quarto indagato, un trentanovenne nigeriano, che il 30 gennaio aveva ricevuto una telefonata da Oselaghe. «Vieni a casa mia, una ragazza sta male», ma il trentanovenne ha rifiutato la richiesta di aiuto e non è andato nell’appartamento di Oselaghe. Circostanza confermata dal fatto che il telefonino dell’indagato non aggancia la cella telefonica dov’è avvenuto il delitto.
La procura di Macerata, guidata da Giovanni Giorgio e i carabinieri del comando provinciale, agli ordini del colonnello Michele Roberti, confidano inoltre nei risultati degli esami di laboratorio. Sia di quelli dei Ris di Roma, coordinati dal colonnello Sergio Schiavone, sia di quelli sul corpo straziato di Pamela eseguiti dall’equipe del professor Mariano Cingolani.
Nonostante i tre assassini abbiano usato la candeggina sia sui resti della ragazza sia nell’alloggio, hanno lasciato molte tracce. In particolare saliva e, sul corpo, liquido seminale. Quest’ultimo indizio va nella direzione della possibile violenza sessuale nei confronti della ragazza da parte del branco.
LA MORTE DI PAMELA MASTROPIETRO - LUCKY AWELIMA
Nei prossimi giorni sarà noto il Dna delle tracce biologiche recuperate. Altrettanto preziose le impronte digitali, palmari e plantari rinvenute nella casa dell’orrore. E dai primi test scientifici già certa la presenza di più uomini. Come conferma, peraltro, la testimonianza della compagna di Innocent Oseghale. Un’italiana di 35 anni, Michela P., madre del figlio di 11 mesi del nigeriano, che il pomeriggio del 30 gennaio gli ha parlato con una videochiamata. «Vedevo solo lui, ma ho sentito chiaramente la voce di altri due uomini» ha dichiarato la donna a verbale.
LA MORTE DI PAMELA MASTROPIETRO -DESMOND LUCKY
Intanto gli arrestati negano su tutta la linea. Testimonianze e prove scientifiche. Lucky Awelima -consigliato dal suo legale Giuseppe Lupi - si è avvalso della facoltà di non rispondere, mentre l’altro accusato ha negato ogni responsabilità, ha negato di aver conosciuto la diciottenne romana e anche di aver mai messo piede nell’appartamento di via Spalato di cui è affittuario il terzo nigeriano indagato, Innocent Oseghale, e dove sono avvenuti il delitto e il sezionamento del cadavere. «Il mio assistito ha risposto sempre alle domande del Gip - ha riferito Gianfranco Borgani, l’avvocato di Desmond Lucky - ed ha negato ogni addebito, ha negato di aver avuto un ruolo in questa vicenda».
PAMELA MASTROPIETRO PAMELA MASTROPIETRO E LA MADRE ALESSANDRA VERNI