Valentina Lupia per “la Repubblica - ed. Roma”
«Questa zoccoletta avrà quel che si merita non appena troverà un superiore nella sua vita lavorativa ». Un'altra offesa sessista nei confronti di studentesse vestite « in modo non conforme al regolamento scolastico. Tutto comincia sui social, col racconto di un'insegnante del liceo classico Pilo Albertelli: «Una docente, non io, fa notare a un'alunna che non ha un abbigliamento adeguato, anche in base al regolamento. L'alunna, come se rispondesse a una bambina, risponde ' E chi lo dice? Come si permette? Vogliamo andare a continuare questa discussione dal preside?'.
La docente va in vicepresidenza, dove l'alunna era già andata a denunciare l'ardire dell'insegnante insieme a mezza classe accorsa per sostenere la compagna. Poi, alla fine, tutto si conclude con un nulla di fatto».
A far andare su tutte le furie gli studenti, e anche qualche professore che ha segnalato a Repubblica l'accaduto, è stato però il commento di un docente. Non di Roma, ma di Genova. Che rispondendo alla storia raccontata dalla collega dell'Albertelli ha offeso la studentessa.
"'Sta 'zoccoletta' (cit. "Un sacco bello" di Verdone) avrà quel che si merita non appena troverà un superiore nella sua vita lavorativa», ha scritto su Facebook.
Gli studenti dell'Albertelli hanno letto le parole del docente di Genova, insegnante di latino e greco, come l'ennesima frase sessista rivolta a una ragazza.
«L'episodio raccontato sui social dalla nostra docente risale a pochi giorni fa - racconta Valeria Cigliana, rappresentante d'istituto - . Poi abbiamo saputo di quel commento. È assurdo che una frase simile parta da un professore. I docenti dovrebbero essere i nostri formatori, non esprimersi con parole e offese. Se un ragazzo va a scuola in pantaloncini corti gli viene chiesto se stia andando al mare. Se una ragazza indossa una canottiera non sta andando in spiaggia, ma è "una zoccoletta": un ragionamento maschilista e retrogrado. In questi giorni a Roma ha fatto molto caldo e noi siamo in aule senza condizionamento. Il regolamento sull'abbigliamento andrebbe rivisto, ma intanto definire una zoccoletta una studentessa per essersi vestita in modo non conforme alla normativa d'istituto vigente non è normale».
Gli ultimi episodi di sessismo a scuola, a Roma, risalgono a pochi mesi fa. A febbraio una docente supplente è entrata in una classe durante l'ora di buco e ha colto una studentessa che faceva un video per TikTok con la pancia scoperta
"Ma che stai sulla Salaria?", le ha detto. Il riferimento a una strada nota a Roma per la prostituzione ha fatto scattare la protesta e, pochi giorni dopo, studenti e studentesse si sono presentati a scuola in gonna, top e con l'ombelico scoperto "contro il sessismo nelle scuole".
All'epoca la presidente della commissione regionale Scuola, Eleonora Mattia, ha anche convocato un'audizione per far luce sulla questione. La docente si era poi detta dispiaciuta per i modi e per le parole con le quali si era espressa. Pochi giorni dopo un professore con contratto a termine al liceo Orazio, con un passato al Righi, aveva scritto sui social: «Oggi facciamo una preghiera per tutti quelli che mandano le figlie a scuola vestite come troie ».
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