Giovanni Terzi per "Libero quotidiano"
«Attraverso gli Istituti Confucio i cinesi elargiscono denaro in molte delle nostre università dalle quali si aspettano ottemperanza alle loro interpretazioni imprecise e scorrette della storia. Le università che dovrebbero essere il faro della ricerca, della libertà di parola e di pensiero, di correttezza e della democrazia in realtà si inchinano ai cinesi e si autocensurano per ricevere i fondi. Per me si chiama prostituzione e non dovrebbe andare così. Ad Aberdeen per esempio i cinesi avevano fatto rimuovere un ritratto del Dalai Lama. Non è affare loro, ma l'università ha obbedito. Per fortuna ne è conseguita una polemica grandissima che ha costretto i responsabili a rimettere tutto a posto».
Chi parla in questo modo forte è Norman Baker, già parlamentare liberal-democratico britannico e viceministro con David Cameron che denuncia l'avanzata cinese. Qual è la situazione e quali i pericoli tra la Cina e il Regno Unito?
«La situazione è che il governo cinese è il più terrificante governo al mondo. Sia per come tratta le persone, a cominciare da chi vive entro i confini cinesi, sia perché sembra privo di qualsiasi tipo di etica. Se tutto questo lo combini con le competenze tecniche, sviluppate per controllare la gente, e il potere economico, che ha maturato per soggiogare altri Paesi, ottieni una miscela pericolosissima».
Perché Onorevole Baker dice questo?
«Perché quello che è accaduto nel Regno Unito non è diverso da quanto successo altrove: i cinesi utilizzano potere e denaro per influenzare e ottenere il silenzio dei Paesi di loro interesse, soprattutto per quanto riguarda le loro orrende attività in materia di diritti umani. E se Paesi come il mio non tacciono, allora gelano le relazioni e rendono loro la vita difficile. Ricordo alcuni anni fa quando il Dalai Lama, un uomo di pace, incontrò l'allora Primo Ministro Cameron e il Vice Clegg. Accadde una cosa imbarazzante».
Cosa?
«Per punizione i cinesi mandarono le relazioni con la Gran Bretagna nell'era glaciale per un anno circa. Scandaloso. E la reazione del governo Cameron fu quella di indietreggiare! Non è un caso se oggi il governo britannico non si fa sentire sui diritti umani. Ci ha rinunciato. Si può fare rumore su qualche Paese africano o altrove ma non sulla Cina. È una situazione odiosa perché i diritti umani sono universali, non sono una questione geografica. In GB hanno creato gli Istituti Confucio, come fatto in altri Paesi, per esercitare il loro soft power.
Tutti hanno ed esercitano soft power. Il nostro soft power per esempio è la BBC, ma è innocua se paragonata ai cinesi. Loro lo usano per creare menzogne riscrivendo così la storia. C'è stato anche il caso di una università londinese che ha una mappa geografica della Cina che include Taiwan, anche se l'isola non fa parte della Cina, così come il Tibet non fa parte della Cina. Ma i cinesi continuano a riscrivere la storia fingendo che sia così. Noi abbiamo un ruolo importante in tutto questo. In epoca vittoriana, quando la GB aveva un impero e interferiva negli affari di altri Paesi imponendo accordi commerciali - senza la violenza mostrata dai cinesi - eravamo in Tibet ed effettivamente eravamo l'unico Paese che si rapportava con il governo tibetano da pari a pari. Abbiamo siglato dei trattati con loro.
Sapevamo che avevano le loro autorità, la loro moneta, la loro politica estera, i loro francobolli. Avevano tutti gli attributi di un Paese indipendente. Poi abbiamo mollato. Molti governi hanno mollato. Invece è importante che le democrazie si uniscano e facciano un fronte comune per arginare la riscrittura della storia e gli attacchi alla democrazia stessa. Dobbiamo smettere di sacrificare i diritti sull'altare del guadagno economico. Qualcosa inizia lentamente a muoversi ma occorre fare di più».
E per quanto riguarda i rapporti tra Cina e Tibet?
«In Tibet i cinesi hanno sradicato ogni voce indipendente e hanno quasi completato la distruzione culturale di quel popolo. Il principale responsabile della distruzione del Tibet adesso è il responsabile della distruzione del Turkestan Orientale. È lo stesso uomo. Purtroppo sul Tibet è sceso il silenzio. Non arrivano molte notizie dalla regione perché chi prova ad attraversare il confine verso l'India spesso viene acciuffato dai soldati cinesi e rispedito indietro. I giornalisti dovrebbero potersi recare in Tibet ma non è possibile. I giornalisti europei e americani dovrebbero chiedere l'accesso e in caso di rifiuto ai giornalisti cinesi dovrebbe esser vietato l'accesso in Europa o America.
Se vogliono giocare secondo le regole democratiche, come dicono, bisogna cominciare da qui. Il Tibet è disseminato di forze dell'ordine, blocchi stradali, telecamere, la gente finisce in carcere se pescata con una foto del Dalai Lama. La capacità del governo cinese di controllare la vita dei suoi abitanti è spaventosa. Se governi autoritari del passato avessero avuto a disposizione la tecnologia che hanno oggi i cinesi, l'avrebbero certamente impiegata. È ciò che i cinesi stanno facendo, trasformando il Tibet in una prigione a cielo aperto».
Pochi giorni fa è deceduto Colin Powell e la memoria è andata all'attacco militare in Iraq del 2003. All'epoca lei era un deputato. Quali sono i suoi ricordi sulla guerra e su Powell stesso?
«Penso che in un certo senso a quell'epoca i parlamentari hanno perso l'innocenza. Fino a quel momento vi era l'idea che il governo non avrebbe mai oltrepassato un certo livello di inganno. Se il governo era favorevole alla guerra, dovevano esserci delle solide ragioni. Per cui quando Blair venne alla Camera dei Comuni a presentare i fatti sulle armi di distruzione di massa di Saddam Hussein, anche gli scettici gli concessero il beneficio del dubbio perché non potevano credere che un Primo Ministro avrebbe montato un tale castello di menzogne.
Mi consola il fatto di aver votato, assieme a tutti i miei colleghi di partito liberal-democratico, contro l'attacco militare. Fu in quell'occasione, tra l'altro, che incontrai Marco Pannella, anche lui impegnato a scongiurare la guerra. Abbiamo avuto ragione. Non abbiamo creduto alle parole di Blair, ai dossier loschi, ai report firmati dall'intelligence ma redatti dallo spin-doctor di Blair. Su Powell posso solo dire che è stato sicuramente un patriota che ha agito secondo quello che riteneva fosse necessario per difendere il suo Paese».
Harry e Megan e il loro impegno per l'ambiente. Cosa ne pensa?
«Harry e Megan vivono la vita che vogliono però se vogliono viverla al di fuori della famiglia reale allora dovrebbero rinunciare allo status e i ruoli di Altezza Reale. O sei dentro o sei fuori. È importante perché in quanto Reali hanno accesso a fondi e servizi particolari e aiuta anche a siglare accordi di produzione cinematografica con Netflix. Se vogliono lasciare la famiglia, vivere in California, benissimo. Comprensibile che non vogliano rimanere in prigione a vita nella Famiglia Reale.
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Ma si impone una scelta, anche perché all'opinione pubblica britannica non piace ricevere lezioni dalla coppia. Sono abbastanza ossessionati da sé stessi, danno lezioncine sull'ambiente e sul cambiamento climatico, e poi prendono il jet privato per andare ovunque. Potrebbero iniziare a usare treni o auto elettriche. Perciò penso che molta gente trovi questo loro comportamento irritante».
Qual è il valore della Corona oggi?
«Ho da poco pubblicato un libro "And What Do You Do?: What The Royal Family Don't Want You To Know" dove scrivo che la Famiglia Reale rappresenta una Gran Bretagna che non c'è più e perciò sono una passività sul futuro. Sono una fonte di ispirazione per chi pensa che un giorno questo Paese ritroverà lo splendore di una volta. È verissimo che Churchill partecipò agli incontri con Roosevelt e Stalin, ma nel lontano 1945. Io amo il mio Paese ma da allora è stato un declino. Siamo un'importante potenza europea ma le nostre cannoniere non sfrecciano più sui mari di tutto il mondo e non dovrebbero farlo in ogni caso.
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Temo che l'idea di avere una Famiglia Reale fossilizzi la Gran Bretagna in un'epoca passata. Inoltre è una monarchia imperiale che discende da Dio, sebbene sia una monarchia costituzionale in teoria, con un retaggio da monarchia assoluta. È diversa infatti dalle monarchie del Benelux o dei Paesi scandinavi. In quei Paesi il monarca giura di rispettare la Costituzione e servire la democrazia, mentre qui siamo noi cittadini che dovremmo giurare fedeltà alla Corona.
Perché? Perché un deputato eletto alla Camera dei Comuni non può effettivamente dirsi eletto finché non presta giuramento a una persona non eletta? Non è più accettabile nel 2021. Dobbiamo modernizzarci. È vero che molta gente ama la Regina che all'età di 95 anni continua a svolgere il suo ruolo al meglio e questo le va riconosciuto. Però attenzione, il principe Carlo non gode della stessa ammirazione e affetto».
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