Gianmarco Aimi per "mowmag.com"
Da genio delle startup a stupratore seriale. Da multimilionario invidiato e osannato a tossico fuori di testa del quale rinnegare la conoscenza. È la parabola di Alberto Genovese, imprenditore arrestato lo scorso novembre con l'accusa di violenza sessuale, sequestro di persona, lesioni e spaccio di droga per la notte tra il 10 e l'11 ottobre scorso su una diciottenne alla Terrazza Sentimento, il suo attico di lusso a pochi passi dal Duomo, e per la violenza a una ventitreenne durante una vacanza a Ibiza, lo scorso luglio.
Oggi, 28 maggio 2021, festeggia 44 anni e sarà un compleanno amaro per l’ex fondatore di aziende sul web di successo (e molto redditizie), al quale il gip ha negato il trasferimento da San Vittore alla casa di cura considerata ancora «non idonea ad evitare una fuga». Ma chi lo conosce bene si dice certo che ormai, dopo tanti mesi dietro le sbarre e un percorso di disintossicazione, abbiamo capito le sue colpe. Parliamo di una delle sue amiche più vicine da prima che lui diventasse noto alle cronache. La chiameremo Alessia.
Alessia peferisce rimanere anonima, prima di ora non aveva mai parlato e non è mai uscita né nelle trasmissioni né sui giornali. Ma lei c'era anni fa e c'è stata anche durante e dopo la caduta di un genio della tecnologia che la droga ha trasformato in un mostro.
Chi era l’Alberto Genovese, che hai conosciuto quando ancora non dava segni di squilibrio dovuto alle droghe?
Era una persona buona, fondamentalmente. Super socievole. Sempre disponibile per qualunque tipo di cena, pranzi o feste. Gli piaceva essere in compagnia e non stare mai da solo e amava far star bene gli altri, visto che aveva le possibilità economiche di farlo.
Lo consideri un amico o solo una conoscenza?
Un amico vero. Perché parlavamo di tutto, anche dei miei problemi. Mi ascoltava, mi dava consigli a livello umano, sennò non lo avrei definito un amico ma soltanto uno a cui scroccavo le cene.
Quando hai iniziato ad avere dei sospetti sulla sua doppia vita?
Dopo il primo lockdown. Quando è arrivato a Ibiza e l’ho raggiunto si è chiuso per tre giorni in camera con Sara (l’ex fidanzata, nda). Non ci stava più con il cervello. Prima ci scrivevamo sempre, anche nell’ultimo periodo mi diceva “appena arrivi ci vediamo” e poi non si è fatto vedere tre giorni per rimanere chiuso in camera. Mi sono fatta delle domande e mi sono risposta: così non va bene.
Quando Genovese è stato arrestato te lo aspettavi?
Speravo che non fosse per una situazione così grave. Anche se la notizia era già circolata tra noi amici, perché Milano è piccola. Però in qualche modo andava fermato, sarebbe stato meglio non così. Ma purtroppo…
Era circondato dalle persone sbagliate?
Alberto si circondava di chi voleva, però non aveva al fianco solo fuori di testa ma anche gente per bene, solo che era arrivato a un livello di onnipotenza incredibile, non ascoltava più nessuno.
Qual era la cosa più incredibile che gli hai visto fare?
Negli ultimi tempi aveva la fissa di portare Terrazza Sentimento nel mondo. Voleva farlo diventare un brand. Aveva acquistato una villa a Ibiza e un due appartamenti in centro che sarebbero diventati un locale. E voleva esportarlo anche a Londra. A noi aveva regalato le magliette e le scarpe brandizzate Terrazza Sentimento.
La droga quanto era importante a quelle feste?
Io andavo per mio piacere. Ma per tante altre che arrivavano dopo era fondamentale. Con il lockdown si è ingigantito tutto, perché la gente pur di fare serata in assenza di locali provava di tutto per partecipare a quegli eventi. Figurati in una terrazza in centro a Milano con piscina. Si è creato un pessimo giro proprio in quel periodo. A terrazza Sentimento c’era una festa a settimana e quindi andavano tutti lì. Prima le feste erano molto più tranquille.
Daniele Leali ha detto su Alberto Genovese: «É stato rovinato dalla droga, alle feste c’erano ragazze arriviste». Sei d’accordo?
Milano è una città di arrivisti, ha scoperto l’acqua calda. Ma questo non giustifica nulla. Non si è perso per le escort o per la droga, ma perché non è stato abbastanza forte per gestire tutto.
Hai conosciuto anche le ragazze che lo hanno accusato. Che idea ti sei fatta?
So che avevano i rapporti con lui già da prima. Rapporti borderline, per cui già prima qualcosa non andava. Probabile che a un certo punto, anche a causa della droga, gli si sia spento il cervello e le abbia violentate, però non sono io che posso dirlo. Ho conosciuto queste ragazze, mi hanno raccontato le loro storie e le ho percepite sincere. Ma non è stato l’episodio di una sera. E poi..
ALBERTO GENOVESE DANIELE LEALI
E poi?
Guarda, le ragazze che lo hanno accusato sono più di una e io le ho conosciute praticamente tutte. Con una di loro è nato un rapporto di amicizia che continua ancora adesso, è una ragazza splendida, su di lei sono pronta a giurare. Ma su qualcun'altra ho forti dubbi. Non sto dicendo che non siano state violentate, ripeto, questo non posso dirlo, ma è certo che sono sempre state alla ricerca di soldi facili sfruttando la loro bellezza e la loro faccia tosta. Andate a vedere per esempio dove sono adesso. Una di loro è a Dubai.
A fare cosa secondo voi? È vero che i comprtoamenti ambigui non giustificano una violenza, questo è chiaro, ma è altrettanto vero che in alcuni casi c'è una certa predisposizione a superare il limite per soldi e vantaggi sociali. E se sei disposta a superare il limite devi stare molto attenta, perché entri in una zona pericolosa. Di questo devi essere consapevole, anche se hai 20 anni.
Tu quanti anni hai?
Pochi di più. E io con Alberto non mi sono mai trovata in situazione difficili da gestire. Mai.
Ora la difesa sostiene che è diventato un «mostro» a causa della droga. Pensi sia solo a causa di quella?
Sicuramente la droga ha influito tantissimo. Ti cambia la personalità. Dai primi anni in cui ci frequentavamo, che gli piaceva far festa e al massimo rimaneva un’ora in camera è arrivato a chiudersi per giorni. Da una ragazza ne portava due, poi chissà… faceva cose sempre più folli.
Per il gip, che ha respinto l’affidamento a una struttura esterna, c’è ancora il rischio di reiterazione del reato o di fuga. Pensi che sia possibile, per come lo hai conosciuto?
Non credo, perché non è uno scemo. È successa questa cosa perché se la è cercata, ma è una persona intelligente. Dopo i primi mesi in carcere, che per lui sarà stata una mazzata, credo abbia capito tutte le stupidaggini che ha fatto. Sono sicura che abbia intrapreso un lavoro su sé stesso e non penso che lui creda di aver ragione, rispetto alle giustificazioni che aveva dato inizialmente.
Oggi è il giorno del suo compleanno, che cosa gli diresti se potessi averlo davanti?
Mi farebbe molto piacere potergli parlare, ho voglia di sentirlo. Anche solo una chiamata al telefono. Gli direi che deve solo aspettare che la giustizia faccia il suo corso pensando prima di tutto a lui, a tutto quello che ha costruito e che è riuscito a distruggere da solo con le sue mani. Ma da lì ripartire, soprattutto a livello umano.
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Saresti pronta a essergli ancora amica, nonostante tutto?
Come amica ovviamente sì, ma ripeto, dovrebbe fare un bel lavoro su sé stesso. Comunque sarei assolutamente pronta a stargli vicino in quel percorso.
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