Cesare Giuzzi e Pierpaolo Lio per https://milano.corriere.it
«Mi ha rovinato la vita». Sono da poco passate le 15.30 di martedì, e Benedetto Bifronte, davanti ai carabinieri della compagnia di San Donato che lo hanno fermato per l’aggressione al dottor Giorgio Falcetto, avvenuta poche ore prima, prova a dare un senso alla furia che nel parcheggio del Policlinico di San Donato ha riversato con un’accetta contro il medico 76enne, che morirà dopo 36 ore di agonia.
Lo accusa di avergli fatto in una precedente visita «due flebo» che gli avrebbero causato «vari e gravi problemi di salute»: «A causa di queste due flebo – racconta il 62enne residente a Rozzano – ho sempre mal di testa e nausea».
MEDICO AGGREDITO A SAN DONATO MILANESE
Per quasi due giorni, di quel «precedente» tra assassino e vittima non si trova traccia. Il riscontro arriva giovedì mattina, quando negli uffici della struttura sanitaria i militari trovano il referto di una vecchia visita. È del 2 febbraio del 2021: Bifronte si presenta in pronto soccorso attorno a mezzogiorno. A visitarlo è Falcetto.
Il 62enne lamenta di far fatica a respirare. «Stato di agitazione e riferito dolore toracico con dispnea», racconta la cartella clinica scovata dagli investigatori del Reparto operativo dei carabinieri, guidato dal colonnello Antonio Coppola, e della compagnia di San Donato. La diagnosi finale, però, dice altro: «Cervicalgia e influenza, non Covid», con una cura da seguire e sette giorni di prognosi.
MEDICO AGGREDITO A SAN DONATO MILANESE
Anche l’altro giorno, il 62enne originario di San Fratello nel Messinese ma da anni residente a Rozzano, una ex moglie e un figlio 30enne che gestisce un bar nel Pavese e in passato vecchi precedenti per truffa e armi, si è alzato dal letto con dolori: «Stamattina mi sono svegliato con un dolore al petto e avevo la pressione alta», mette a verbale dopo l’omicidio. È il motivo per cui Bifronte, alle 10 di martedì mattina, si trova con la sua Alfa 147 blu nel parcheggio del pronto soccorso. Constata però che c’è troppa attesa da fare, e decide di uscire senza farsi neanche registrare.
MEDICO AGGREDITO A SAN DONATO MILANESE
È però davanti all’ingresso che vede (e riconosce, pur affermando di non saperne il nome) il medico giudicato la causa dei suoi recenti mali. Si scatena quindi un primo diverbio, dopo il quale Bifronte cerca di allontanarsi in auto ma urterebbe accidentalmente proprio la Chevrolet Aveo bordeaux del dottor Falcetto, scatenando — nella versione fornita dal 62enne subito dopo l’arresto — l’accesa reazione della vittima: «Ero tranquillo ma il medico era agitato». È a quel punto che «ho pensato a tutto quello che mi aveva fatto», prosegue Bifronte: «Ho perso la testa. Sono tornato alla macchina, ho aperto il bagagliaio e ho preso un’accetta con cui l’ho colpito alla fronte».
Un racconto a tratti confuso, ancora al vaglio degli inquirenti. Per il gip Chiara Valori, Bifronte — che deve rispondere di omicidio volontario e che ieri si è avvalso della facoltà di non rispondere al giudice — è pericoloso e deve restare in carcere: l’uomo sarebbe violento e incapace di controllare i propri impulsi di aggressività, come dimostrerebbe anche l’arma trasportata nel bagagliaio.
MEDICO AGGREDITO A SAN DONATO MILANESE giorgio falcetto