Massimo Gramellini per il “Corriere della Sera”
Un ragazzo ci prova con una ragazza baciata anni prima, lei però si tira indietro con il classico «restiamo amici». Entrano in un locale del centro, sbevazzano un po' e, quando lei va in bagno, ci si infila anche lui. Il resto lo lascio alla vostra immaginazione. Invece la sentenza che ha assolto il ragazzo, già condannato in primo grado per violenza sessuale, va oltre ogni immaginazione.
Secondo la quarta sezione penale della Corte d'Appello di Torino, presieduta da una giudice, «non si può escludere che la ragazza abbia dato speranze all'imputato, lasciando la porta socchiusa: un invito a osare». Eh, certo: se non chiudo a doppia mandata la porta di casa sto esortando i ladri a svaligiarmela. Anche perché quell'invito la ragazza «non lo seppe gestire, essendo un po' sbronza».
Ora è tutto chiaro. Prima la ragazza ha attratto l'ingenuo pischello nel bagno delle donne e poi, ormai brilla, gli è saltata addosso. E poco importa che abbia urlato: «Cosa stai facendo? Non voglio!».
Se ha lasciato la porta socchiusa, le sue parole erano un invito in codice. Ci sarebbe il piccolo particolare dei pantaloni di lei con la zip strappata, ma i giudici hanno una spiegazione anche per questo. «Nulla può escludere che, sull'esaltazione del momento, la cerniera di modesta qualità si sia deteriorata senza forzature».
In effetti nulla può escluderlo. Così come nulla può escludere - lo scrivo sull'esaltazione del momento - che di modesta qualità, in questa vicenda giudiziaria, non ci sia soltanto la cerniera.
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