Alessandra Arachi per il “Corriere della Sera”
Uno choc che ha accompagnato il produttore cinematografico Pietro Valsecchi fino ad oggi. Che lo ha spinto a regalare a Roma la casa dove Pier Paolo Pasolini visse agli inizi degli anni Cinquanta, quando i ragazzi di vita stavano per essere immortalati nel romanzo diventato l'identità del poeta.
«Volevo restituire a Roma quello che Roma mi ha dato. Tantissimo».
Una casa in periferia, nella borgata di Rebibbia, comprata all'asta, un progetto che insieme con sua moglie Camilla Nesbitt ha condiviso con il sindaco Roberto Gualtieri e l'assessore alla Cultura Miguel Gotor: l'idea è di farne un polo culturale per gli abitanti del quartiere, per coinvolgere soprattutto i più giovani.
«Roma è una città che in troppi cercano di saccheggiare invece di custodire. Ripartire dalla cultura è necessario per far ripartire il Paese». Un regalo che coincide con un anniversario importante per Pasolini, il centenario della sua nascita. «Penso che verranno fatte altre cose per ricordarlo. So per esempio che Marco Tullio Giordana sta preparando qualcosa su di lui», spiega Valsecchi.
Nato a Crema, studente al Dams di Bologna, il giovane Pietro Valsecchi approda nella Capitale e conosce Dacia Maraini e Laura Betti, e finire sulle tracce di Pierpaolo Pasolini è stato quindi un percorso quasi inevitabile.
Racconta ora il produttore: «Laura stava preparando un libro su Pasolini e le servivano gli articoli pubblicati sul Secolo d'Italia dove si parlava della sua morte. Mi chiese aiuto. Mi improvvisai studente universitario per consultare l'archivio del giornale».
Il destino, però, aveva già messo Valsecchi sulla strada di Pasolini: «Facevo l'attore e avevo avuto un contatto con lui per il film Salò . Mi aveva dato un appuntamento, ma non mi presentai, per timidezza».
pietro valsecchi foto di bacco
Per timidezza all'epoca, per reverenza oggi. O forse qualcosa in più.
Ha prodotto fiction impegnative come quella su Falcone e Borsellino,, Valsecchi, o film come Un eroe borghese su Giorgio Ambrosoli. Ma un lavoro su Pasolini non lo farebbe mai: «Mi sento come un nano sulle spalle di un gigante e davanti a un gigante si può avere solo rispetto. Pasolini posso soltanto guardarlo o leggerlo». Poeta, regista, sceneggiatore, scrittore, attore, drammaturgo: «Difficile trovare un erede con una simile complessità. C'è però Claudio Caligari che come regista può considerarsi un suo erede, di lui ho prodotto Non essere cattivo . Ha una poetica vicina a quella di Pasolini nel racconto degli ultimi e delle borgate. Poi, certo, ci sono altri grandi registi oggi come Paolo Sorrentino e Matteo Garrone e altri, ma ognuno di questi ha sviluppato un proprio percorso personale».
camilla nesbit pietro valsecchi foto di bacco