Alessandro Fulloni per www.corriere.it
Il viottolo sterrato lungo il quale Saman Abbas, diciottenne pakistana con il sogno di diventare italiana, sarebbe stata accompagnata verso la morte dai genitori — Shabbar, 46 anni, e Nazia Shaheen, 47 — corre parallelo alla strada provinciale che va verso Guastalla e il Po.
«Vai dallo zio», le avrebbero detto. L’uomo, Danish Hasnain, 33, l’attendeva al termine della stradina. L’avrebbe uccisa nelle vicinanze. E poi il cadavere della giovane sarebbe stato nascosto da qualche parte, forse sotterrato, gettato in una porcilaia o in un pozzo.
È la sera tardi del 30 aprile. E lo scenario sconvolgente emerge da un secondo video in possesso dai carabinieri.
Il filmato riprende la ragazza che s’incammina con padre e madre che più tardi rientrano senza di lei nel casolare in cui abitano. Il resto lo si legge nella richiesta, da parte della pm reggiana Laura Galli, di fissare l’incidente probatorio per ascoltare il fratello sedicenne di Saman. Che ora sta in un centro protetto nel Bolognese. E che sentito dagli investigatori avrebbe raccontato da subito che la sorella è stata uccisa.
Le carte dicono che «nella notte tra il 30 aprile e il 1° maggio ci sarebbe stata una lite» tra Saman e i genitori.
Questo perché la ragazza si «rifiutava di sposare il cugino in Pakistan» e padre e madre volevano «impedire l’allontanamento» come aveva già fatto nell’estate 2020, quando aveva raggiunto il Belgio.
Lo zio Danish — difeso dall’avvocato Lalla Gherpelli, che però non ha voluto rilasciare dichiarazioni — sarebbe «l’esecutore materiale» del delitto commesso in concorso «materiale e morale» con Nazia e Shabbar Abbas, il quale, intervistato dal Resto del Carlino sabato, aveva detto che «la figlia sta in Belgio» e che lui, nel rientrare in Italia «il 10 giugno», avrebbe «chiarito tutto con i carabinieri».
Terribile, l’ipotesi che gli investigatori fanno riguardo al primo filmato visionato, quello che la sera del 29 aprile vedeva tre persone dirigersi verso la campagna con delle pale: avrebbero scavato la buca per seppellire Saman in vista del delitto premeditato.
Degli Abbas, il minorenne era stato l’unico a restare a Novellara, tanto che ai primi di maggio era stato lui a dire «sono tutti via, qui non c’è più nessuno» ai carabinieri e ai Servizi sociali che avevano bussato a casa per chiedere dove fosse Saman, rientrata dal centro protetto dove era stata trasferita per avere rifiutato il matrimonio combinato. Tutto vero. I genitori erano rimpatriati in aereo. Mentre lo zio e due cugini - uno dei quali, il 28enne Ikram Ijaz, è stato però fermato in Francia mentre cercava di raggiungere la Spagna - erano spariti lasciando addirittura la chiave nella toppa.
Dal Reparto operativo diretto da Stefano Bove e dalla Procura dei Minori di Bologna non filtra nulla. Del fratello di Saman si sa che è stato sottoposto al divieto d’espatrio. E che è indagato per violenza privata in un altro procedimento penale, che risale a ottobre ed è pendente davanti al Tribunale dei Minori. Riguarda il primo allontanamento di Saman da casa, quello seguito alla richiesta d’aiuto della ragazza ai Servizi sociali.
La casa di Saman Abbas saman abbas3 Carabinieri Saman Abbas saman abbas 1 saman abbas