PAPA: SE ALZIAMO MURI NE RESTEREMO IMPRIGIONATI
(ANSA) - CITTÀ DEL VATICANO, 25 SET - "Il nostro futuro eterno dipende da questa vita presente: se scaviamo adesso un abisso con i fratelli e le sorelle, ci 'scaviamo la fossa' per il dopo; se alziamo adesso dei muri contro i fratelli e le sorelle, restiamo imprigionati nella solitudine e nella morte anche dopo". Lo ha detto il Papa nell'omelia della Messa a Matera che chiude il Congresso eucaristico nazionale della Cei.
"E' doloroso vedere che questa parabola - ha detto Papa Francesco commentando il Vangelo di oggi - è ancora storia dei nostri giorni: le ingiustizie, le disparità, le risorse della terra distribuite in modo iniquo, i soprusi dei potenti nei confronti dei deboli, l'indifferenza verso il grido dei poveri, l'abisso che ogni giorno scaviamo generando emarginazione, non possono lasciarci indifferenti". Dio allora chiede "un'effettiva conversione: dall'indifferenza alla compassione, dallo spreco alla condivisione, dall'egoismo all'amore, dall'individualismo alla fraternità".
PAPA: VERGOGNIAMOCI, LOTTA TRA RICCHI E POVERI ANCHE TRA NOI
(ANSA) - CITTÀ DEL VATICANO, 25 SET - "Pensiamo oggi sul serio al ricco e a Lazzaro: succede ogni giorno questo e tante volte anche, vergogniamoci!, questa lotta succede fra noi, nella comunità". Lo ha detto il Papa nell'omelia della Messa a Matera, commentando il Vangelo di oggi. "Tutti siamo peccatori ma da peccatori torniamo a Gesù" perché "Lui vince la morte e sempre rinnova la nostra vita".
PAPA: RELIGIONE AVERE DOMINA IL MONDO MA LASCIA A MANI VUOTE
(ANSA) - CITTÀ DEL VATICANO, 25 SET - Anche oggi spesso domina "la religione dell'avere". Lo ha detto il Papa nell'omelia della Messa a Matera che chiude il Congresso eucaristico nazionale della Cei.
"Com'è triste anche oggi questa realtà, quando confondiamo quello che siamo con quello che abbiamo, quando giudichiamo le persone dalla ricchezza che hanno, dai titoli che esibiscono, dai ruoli che ricoprono o dalla marca del vestito che indossano. È la religione dell'avere e dell'apparire, che spesso domina la scena di questo mondo, ma alla fine ci lascia a mani vuote sempre", ha sottolineato il Pontefice commentando il Vangelo di Oggi.
BERGOGLIO IN CANADA CON IL COPRICAPO TRADIZIONALE DEGLI INDIGENI
Papa Francesco ha aggiunto: "Se adoriamo noi stessi, moriamo nell'asfissia del nostro piccolo io; se adoriamo le ricchezze di questo mondo, esse si impossessano di noi e ci rendono schiavi; se adoriamo il dio dell'apparenza e ci inebriamo nello spreco, prima o dopo la vita stessa ci chiederà il conto. Sempre la vita ci chiede il conto. Quando invece adoriamo il Signore Gesù presente nell'Eucaristia, riceviamo uno sguardo nuovo anche sulla nostra vita: io non sono le cose che possiedo e i successi che riesco a ottenere; il valore della mia vita non dipende da quanto riesco a esibire né diminuisce quando vado incontro ai fallimenti e agli insuccessi. Io sono un figlio amato, ognuno di noi è un figlio amato; sono benedetto da Dio".
PAPA: SOGNO CHIESA CHE SA ASCIUGARE LACRIME DI CHI SOFFRE
(ANSA) - CITTÀ DEL VATICANO, 25 SET - Il Papa, nella Messa che conclude il Congresso eucaristico della Cei, torna a chiedere alla Chiesa di mettersi a disposizione degli altri, specialmente di coloro che più soffrono. "Sogniamo una Chiesa così: eucaristica. Fatta di donne e uomini che si spezzano come pane per tutti coloro che masticano la solitudine e la povertà, per coloro che sono affamati di tenerezza e di compassione, per coloro la cui vita si sta sbriciolando perché è venuto a mancare il lievito buono della speranza".
il papa udienza settimanale in vaticano 2
Papa Francesco sogna "una Chiesa che si inginocchia davanti all'Eucaristia e adora con stupore il Signore presente nel pane; ma che sa anche piegarsi con compassione e tenerezza dinanzi alle ferite di chi soffre, sollevando i poveri, asciugando le lacrime di chi soffre, facendosi pane di speranza e di gioia per tutti. Perché non c'è un vero culto eucaristico senza compassione per i tanti 'Lazzaro' che anche oggi ci camminano accanto, tanti", ha sottolineato commentando, nell'omelia della Messa a Matera, il Vangelo di oggi.
"Fratelli, sorelle, da questa città di Matera - ha concluso il Pontefice -, 'città del pane', vorrei dirvi: ritorniamo a Gesù, ritorniamo all'Eucaristia. Torniamo al gusto del pane, perché mentre siamo affamati di amore e di speranza, o siamo spezzati dai travagli e dalle sofferenze della vita, Gesù si fa cibo che ci sfama e ci guarisce. Torniamo al gusto del pane, perché mentre nel mondo continuano a consumarsi ingiustizie e discriminazioni verso i poveri, Gesù ci dona il Pane della condivisione e ci manda ogni giorno come apostoli di fraternità, di giustizia e di pace".
PAPA FOR FUTURE
Domenico Agasso per “la Stampa”
La terra «brucia» e va «in rovina», non basta «fare il maquillage», ritoccare qua e là, bisogna cambiare subito «il modello di sviluppo», bonificare il sistema che «uccide», senza aspettare «il prossimo summit internazionale». Le priorità per l'umanità sono l'ecologia, un'«economia di pace» e il «lavoro degno, per tutti e ben remunerato», altrimenti non si diventa «veramente adulti», e le «diseguaglianze aumentano». Anche per questo il Papa ieri ad Assisi, dove è volato in elicottero per partecipare all'evento Economy of Francesco, ha chiesto ai ragazzi e alle ragazze di «fare chiasso», dicendo che conta «su di voi». Il Pontefice nella città di Francesco, il «Santo Poverello», incontra mille giovani imprenditori provenienti da cento paesi.
Il discorso di Jorge Mario Bergoglio è una mini-enciclica su economia, lavoro, transizione ecologica, diritti, in continuità con le due Lettere papali «Laudato si'» e «Fratelli tutti». E in sintonia con i temi e le denunce dei movimenti dei giovanissimi contro il cambiamento climatico - a cominciare dai Fridays for Future di Greta Thunberg - che il Papa ha più volte affermato di apprezzare.
Il Vescovo di Roma lancia un grido d'allarme disperato: di tempo a disposizione non ce n'è più, «la terra brucia» e le idee non bastano, urgono scelte «concrete». E occorre affidarsi alle nuove generazioni perché «noi non abbiamo saputo custodire il pianeta e non stiamo custodendo la pace».
PAPA FRANCESCO - JORGE MARIO BERGOGLIO
Invece «voi - dice rivolgendosi alla platea del Teatro Lyrick - siete chiamati a diventare artigiani e costruttori della casa comune, che sta andando in rovina». Si tratta di trasformare «un'economia che uccide in un'economia della vita, di pace», come è scritto nel primo punto del «Patto» che papa Francesco firma con i giovani economisti.
Il Pontefice chiede di rimettere al centro l'occupazione. E rinnova il monito contro una certa «schiavitù della donna: non può essere madre perché appena incomincia a salire la pancia, la licenziano; alle donne incinte non è sempre consentito lavorare».
Per frenare i disastri climatici, Papa Bergoglio non confida nei vertici dei potenti del mondo, «possono non servire», ma piuttosto nella radicale svolta degli stili di vita, che può anche significare sacrifici, costare in termini di lussi o comodità. È un percorso inevitabile secondo il Papa: «Siamo cresciuti a scapito della terra.
L'abbiamo spesso saccheggiata per aumentare il nostro benessere, e neanche il benessere di tutti ma di un gruppetto. È questo il tempo di un nuovo coraggio nell'abbandono delle fonti fossili d'energia, di accelerare lo sviluppo di fonti a impatto zero o positivo». È cruciale «accettare il principio etico universale - che però non piace - che i danni vanno riparati». Non sarebbe giusto che «a pagare il conto siano i nostri figli, i nostri nipoti». Le emergenze ambientali non devono essere però l'alibi per non impegnarsi contro le «ingiustizie sociali e politiche».
Il Papa si sofferma anche su un nodo esistenziale delle società in cui sembra che si abbia tutto ma alla fine si soffre di tristezza. Spiega: il consumismo «attuale cerca di riempire il vuoto dei rapporti umani con merci sempre più sofisticate - le solitudini sono un grande affare! - ma così genera una carestia di felicità». Per il Pontefice il primo «capitale di ogni società è quello spirituale, perché ci dà le ragioni per alzarci ogni giorno e andare al lavoro, e genera quella gioia di vivere necessaria anche all'economia».
Un fenomeno, la «mancanza di senso», che riguarda anche i giovani: «Guardate la percentuale di suicidi giovanili, com' è salita: e non li pubblicano tutti, nascondono la cifra». Il Papa ad Assisi consegna dunque un compito preciso e potenzialmente decisivo: si possono realizzare «cose grandi, persino sperare» di rinnovare «un sistema enorme e complesso come l'economia mondiale», e migliorare l'esistenza dei popoli. Oggi Francesco è atteso a Matera per la messa che concluderà il Congresso eucaristico dei vescovi italiani.