Estratto dell'articolo di Massimo Gramellini per il Corriere della Sera
Mi piacerebbe prendere un caffè con la dottoressa Bonaventura del tribunale di Roma per approfondire la sua visione del mondo. Fu lei ad assolvere il bidello che aveva toccato il sedere di una studentessa nello stesso tempo impiegato da Jacobs per vincere i 100 metri alle Olimpiadi, sentenziando che sotto i dieci secondi il palpeggiamento è fugace, suppongo assimilabile a un gesto di cortesia.
Ora la giudice si rivela recidiva, perché dopo il bidello manda assolto anche il dirigente di museo accusato da un’impiegata di saltarle addosso negli sgabuzzini, sniffandole i capelli al grido di «Quanto mi arrapi».
(...) Invece la magistrata sente il bisogno di aggiungere che «la ragazza era probabilmente mossa da complessi sul proprio aspetto fisico (segnatamente il peso)» che l’avrebbero portata a «ritenersi aggredita fisicamente».
Per la giudice-psicanalista una donna sovrappeso è indotta a vedere molestie dove non ci sono: se il direttore di museo avesse sniffato i capelli a Margot Robbie in uno sgabuzzino gridandole «Quanto mi arrapi», lei lo avrebbe correttamente interpretato come un complimento alla sua marca di shampoo, senza farsi venire strane idee.
Sì, vorrei tanto approfondire la visione del mondo della dottoressa Bonaventura.
Soprattutto vorrei capire perché si ostini a tradurre questa visione non in saggi o romanzi, ma in sentenze.
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