Francesca Santolini per www.lastampa.it
“Manifestare, presentare una petizione, cambiare il proprio comportamento individuale, l'abbiamo fatto ma vediamo che non cambia nulla. Il prossimo passo è agire, intervenire, disturbare, andare oltre alle manifestazioni di piazza". Parola di Linda, giovane attivista di Padova del movimento ambientalista transnazionale, Extinction Rebellion (XR).
Le buone intenzioni, gli accordi non vincolanti, le road map, non cambieranno la situazione, e così il mondo si ribella all’estinzione causata dal cambiamento climatico. La disobbedienza civile è la strategia adottata da Extinction Rebellion (XR), movimento nato per chiedere interventi urgenti per arrestare la crisi climatica e ambientale che minaccia la sopravvivenza della nostra e di molte altre specie. Secondo il The Guardian, si tratta del più grande movimento di disobbedienza civile degli ultimi anni, nel giro di pochissimo tempo si è diffuso in 119 paesi.
A Londra, dove XR (questa la loro sigla) è stato fondato nel maggio 2018 da due scienziati inglesi, Roger Hallam e Gail Bradbrook, si sono svolte le manifestazioni più coraggiose, colorate e fantasiose. Gli attivisti, tra le altre cose, hanno bloccato strade e ponti nel centro di Londra, fermato il traffico davanti alla Banca d’Inghilterra per “interrompere il sistema che finanzia la crisi ambientale” e protestato davanti al Dipartimento dei trasporti e all’aeroporto.
Ma cosa c’è di così diverso dalle altre organizzazioni ambientaliste? Extinction Rebellion “si differenzia da altre associazioni ambientaliste, perché propone l'azione diretta nonviolenta della cittadinanza per spingere i governi a intraprendere azioni immediate e incisive per ridurre fino all'azzeramento le emissioni di gas climalteranti, partendo dalla considerazione che le campagne ambientaliste classiche non hanno portato ad alcun cambiamento e che quindi è necessario adottare una strategia più radicale”, commenta Annalisa, insegnante di Torino, attualmente coordinatrice del gruppo locale piemontese, premettendo che si tratta di un movimento non gerarchico, dove non esistono ruoli dirigenziali. Il sistema organizzativo inedito, senza leader, è uno dei tratti che caratterizza il movimento: “Mi ha colpito molto l’organizzazione, davvero orizzontale e trasparente e il metodo scientifico che viene applicato sistematicamente ad ogni attività che portiamo avanti”, continua Linda.
Perché, in effetti, l’approccio studiato da Hallam e Bradbrook è decisamente scientifico, si tratta infatti del primo esempio di un movimento che dichiara di usare la matematica come strumento per pianificare le proteste e per misurarne l’efficacia, gli arresti che ci sono stati in seguito alle azioni di ribellione, per dire, sono stati pianificati e voluti. “All’interno del movimento, attraverso la cultura rigenerativa, ci prendiamo cura del nostro benessere e di quello degli altri, perché alla base c’è l’idea di minimizzare i rischi di un collasso sociale legato alle conseguenze della crisi climatica”, racconta Silvia, romana di venticinque anni che studia un dottorato di ricerca in filologia all’Università di Venezia.
Silvia ha firmato la dichiarazione di ribellione ad agosto: “Il sistema tossico in cui viviamo ha portato a questa situazione di emergenza climatica ed ecologica, che mette tutti noi in pericolo. Dal momento che i governi sono inattivi, la ribellione diventa necessaria per la sopravvivenza collettiva”.
L'obiettivo di XR? Il movimento Extinction chiede principalmente tre cose: verità sulla crisi climatica ed ecologica attuale, azione immediata e una nuova politica. “Vogliamo che il Governo e i media informino la cittadinanza sulla gravità della crisi e che il Governo dichiari l'emergenza climatica, vincolando la propria azione alla soluzione di tale emergenza. E’ necessario dire la verità e agire di conseguenza”, conclude Annalisa.
Dietro al logo a forma di clessidra, c’è un movimento che vuole scioccare con azioni dimostrative che sono caratterizzate da una grande cura per i costumi e la scenografia.
In Italia, un'azione scenografica di grande impatto è stata quella fatta a Roma, davanti a Montecitorio, in ottobre durante la Ribellione "il sangue dei nostri figli". Un'azione di disobbedienza civile è stata invece proposta a Bologna il 7 dicembre: è stato bloccato per un'ora l'accesso alla tangenziale, per protestare contro la costruzione del Passante di mezzo, che porterebbe ad un aumento del traffico veicolare e, quindi, delle emissioni di CO2.
Creato da un artista londinese, il logo del movimento rappresenta l’estinzione degli esseri viventi: una clessidra racchiusa in un cerchio, che rappresenta la terra. Il logo ha un forte significato evocativo e lancia un messaggio preciso: il tempo per salvare il pianeta e impedire l’estinzione della specie a causa dei cambiamenti climatici, sta per scadere. Anche i colori non sono stati scelti a caso: il verde simboleggia la lotta ecologica e il nero, il colore del lutto, testimonia la gravità della situazione.
CHI SONO GLI EXTINCTION REBELLION
LEONARDO CLAUSI per espresso.repubblica.it
Roger Hallam, uno dei leader e fondatori di Extinction Rebellion, non si concede il lusso del dubbio o dell’esitazione. Lo abbiamo raggiunto dopo l’ondata di mobilitazioni che ha paralizzato il traffico di Londra per giorni mandandola in tilt, con attivisti letteralmente incollati ai treni della metropolitana, arrestati a centinaia. Ai presidi hanno parlato, tra gli altri, Greta Thunberg (arrivata in treno, da Stoccolma) ed Emma Thompson (in aereo, da Los Angeles).
Extinction Rebellion (d’ora in poi XR) è un movimento internazionale, spontaneo, di disobbedienza civile che in Gran Bretagna sta crescendo esponenzialmente. Agiscono bloccando il traffico delle città con varie azioni dimostrative, sono disposti a farsi arrestare a centinaia fino a inceppare polizia e sistema carcerario, fin quando i governi non risponderanno alle loro richieste. Sono la risposta, prevedibile se non tardiva, all’eutanasia termica di una specie che sta passando dall’antropocene all’antropocidio.
Tanto sono duri, diretti, brutali nel denunciare quanto gentili e pacifici nella protesta. Siamo in emergenza, non c’è più tempo per bizantineggiare, figuriamoci negare. «Quando il medico ti diagnostica un cancro, non ti accontenti di informazioni vaghe, vuoi vedere gli esami clinici, sapere quanto ti resta, altro che capitalismo verde». Vogliono ridurre le emissioni di CO2 a zero entro il 2025 e creare un’assemblea cittadina sul clima e sulla giustizia ecologica.
Un po’ Cromwell, un po’ eresiarca, un po’ Savonarola della biosfera, Hallam lo vedresti suonare il flauto traverso al tramonto davanti a un falò del festival di Glastonbury. Faceva il coltivatore biologico in Galles. Non vuole parlare di sé, solo della causa. Ma lo fa a titolo personale, come tutti i militanti di XR. Si sa che la sua azienda agricola è stata travolta dai sempre più frequenti squilibri meteorologici. È anche un ex dottorando in Sociologia al King’s College di Londra. «Cambiamento climatico è una definizione che non significa assolutamente nulla, si potrebbe dire crisi, collasso, catastrofe climatica, ma non me ne piace nessuna. M’interessa il concetto di tracollo sociale», dice.
Attivista veterano, prima contro il nucleare, ora in XR, ha subito vari arresti e denunce. E ha studiato il calcolo delle probabilità applicato agli eventi climatici del prossimo futuro. «È del tutto possibile che nei prossimi cinque anni troveremo una tecnologia capace di espellere CO2 dall’atmosfera, direi un 10 per cento delle probabilità; ma c’è un altro 50 per cento per cui potremmo essere morti fra trent’anni».
Catastrofismo isterico? Secondo uno studio recente del Global Carbon Project, le emissioni globali di CO2 nel 2018 sono salite del 2.7 per cento, mentre un rapporto dell’Onu sui cambiamenti climatici ci intima di agire entro dodici anni per prevenire una calamità epocale. I militanti volontari di XR tengono «piccole conferenze sull’estinzione» in cui sciorinano una serie di dati scientifici che portano l’ascoltatore sul ciglio dell’abisso, per creare «una nuova avanguardia». Tutto ciò provoca una forma di lutto, da elaborare anche attraverso il pianto. Compiuto questo doloroso passaggio, non resta che l’azione. «Si esperisce quella che i mistici cinquecenteschi chiamavano la notte oscura dell’anima. Si emerge privi di ogni timore, pronti a farsi arrestare in massa. Come quel broker, trent’anni nella City: ha pianto per un periodo ogni notte e ora è pronto a tutto. Basta un’altra estate in cui non piove per dodici settimane e come lui saranno in centinaia di migliaia».
Lucido, secco, articolato, Hallam è un fiume in piena. «Le persone non vogliono guardare alle cifre, bisogna comunicargliele e voi giornalisti non lo fate. Siamo a 1.2 gradi sopra la media nel periodo preindustriale, quando l’Artico si scioglie in estate – e l’Artico si scioglierà in estate, basta guardare i grafici - parte del calore latente sprigionato farà salire vertiginosamente la temperatura. Provocherà la fine della corrente a getto, con conseguenze caotiche. Il che significa avere a che fare con un 25 per cento di aumento della temperatura per ogni grado, leggete il libro di Peter Wadham, “A farewell to Ice”»: “Addio al ghiaccio”, del 2016: secondo l’autore, un’autorità in oceanografia polare, attorno al 2035 il permafrost potrebbe sciogliersi liberando colonne di metano, che è ventitré volte più efficace della CO2 nell’aumentare la temperatura globale.
Mai riscaldamento globale fu altrettanto raggelante. Per questo entrano in gioco meccanismi di difesa, inconsci o meno. Che vanno dalla puteolente grettezza di certi commenti italiani e britannici sulla giovane Thumberg alle universali strategie di rimozione. Per molti - nel mondo postindustrializzato la maggior parte - il non essere ancora travolti materialmente dalla condizione apocalittica di quanto sta accadendo significa per forza business as usual, il mondo come un termitaio indifferente.
«Siamo di fronte al più catastrofico tracollo di sistema nella storia dell’umanità, a un classico comportamento da gregge della classe media globale e dei ceti professionali». Come nel 2007, prima del tracollo finanziario: le persone più intelligenti compravano prodotti finanziari «pur essendo disponibili le cifre che spiegavano inoppugnabilmente che ci sarebbe stato uno “slump” negli Stati Uniti. Più un gruppo è vasto, più diventa stupido. E ora ci ritroviamo con una comunità scientifica incapace di accettare che l’Artico si scioglierà entro i prossimi dieci anni, lo capirebbe un bambino di sei anni. Guardare i grafici. È un sistema semplice. È ghiaccio. Fa caldo. Si scioglie. Paul Beckwith, scienziato-attivista canadese, alla più grande conferenza di geofisica a New Orleans ha chiesto agli altri scienziati quando secondo loro si sarebbe sciolto l’Artico. Non c’è stato nessuno in grado di dargli uno straccio di risposta. Questa è pura ideologia della speranza».
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Si ispirano apertamente a Gandhi e a Martin Luther King gli attivisti di Extinction Rebellion, movimento socio-politico non violento nato in Gran Bretagna nel maggio del 2018 e già protagonista di molte eclatanti azioni nella capitale inglese. Durante una delle manifestazioni, dal 15 al 25 aprile scorso, Extinction Rebellion ha occupato e bloccato le quattro aree al centro di Londra di Oxford Circus, Marble Arch, Waterloo Bridge e intorno a Parliament Square. Il loro sito Internet è xrebellion.org
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