Chiara Barison per www.corriere.it
«Ho capito che la Russia, come Stato, non esiste più». Oleg Tinkov, l’imprenditore “indipendente” dal Cremlino, è tornato a far parlare di sé. Questa volta ha scelto il New York Times, la cassa di risonanza fornita da Instagram non basta più. Dopo aver definito «folle» la guerra in ucraina poco più di due settimane fa, ora è stato costretto a cedere le quote della holding che detiene la Tinkoff Bank — da lui stesso fondata — a Vladimir Potanin, oligarca di fede putiniana indiscussa, nonché secondo uomo più ricco di Russia.
Vladimir Putin la scorsa settimana
È stata proprio la Interros Capital di Potanin a rendere nota l’acquisizione del 35% delle azioni del Tcs Group Holding. Una transazione che sfiorerebbe il valore di 2,4 miliardi di dollari. «Non ho potuto discutere il prezzo», ha dichiarato Tinkov, «ero in ostaggio, ho preso ciò che mi è stato offerto». L’impreditore sostiene di aver ricevuto il 3% del valore di mercato della sua quota.
«Ho capito subito che il regime di Putin fosse una cosa negativa», racconta, «ma, ovviamente, non avevo idea che avrebbe avuto una deriva così catastrofica». E’ la prima volta che il magnate russo decide di concedersi alla stampa dallo scorso 24 febbraio, giorno dell’invasione. Tinkov parla da un luogo che non ha voluto rivelare per la sua sicurezza.
Lui stesso ammette di aver assunto delle guardie del corpo, dopo che alcuni amici in contatto con i servizi segreti russi gli hanno detto che avrebbe dovuto temere per la sua incolumità. A 54 anni, dopo essere sopravvissuto alla leucemia, a sconfiggerlo potrebbe essere proprio il Cremlino.
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