Lettera a Francesco Merlo pubblicata da la Repubblica
Caro Merlo, ma perché vi ecciterebbe portare in galera dieci vecchi malati che neppure somigliano ai rivoluzionari che furono? Lasciamoli morire in pace a Parigi.
Gioia Sciumia – L’Aquila
LA RISPOSTA DI FRANCESCO MERLO
Non si può godere di uomini in galera, soprattutto se anziani e malati. Pieni di acciacchi e nipoti, questi hanno anche perso l’identità schizofrenica da italiani “anni Settanta”, di "brigatisti" per sempre. Trovo grottesco pure l’ennesimo duello, di giornalisti e magistrati, contro la Francia a colpi di stereotipi che sono sempre gli stessi.
Il punto qui è l’impunità, l’idea che la fuga a Parigi abbia estinto la pena, e soprattutto che questi criminali, che anche tra loro sono diversi, rappresentino una generazione di italiani, che abbiano subito processi politici, che incarnino una rivoluzione fallita, una guerra civile di cui fummo tutti responsabili. Nulla di più falso: erano criminali, alcuni assassini, e non romantici sognatori. Non c’erano grandezze nascoste in loro e non era vero che il mostro stava altrove, nel sottofondo dello Stato italiano oppressore.
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