Estratto dell’articolo di Antonio Cassone per www.repubblica.it
Ad inizio settembre, circa tre mesi fa, pubblicavo un articolo su Salute dal titolo Covid, ma siamo sicuri che la pandemia sia finita? Qui sotto riporto esattamente il primo paragrafo.
"Da quando l'Organizzazione Mondiale della Sanità, il 5 maggio di quest'anno, dichiarò ufficialmente la fine dell'emergenza Covid, numerosi articoli ed interviste sui vari media sono apparsi, talvolta in forma di gioiosi proclami, in cui la distinzione fra fine dell'emergenza e fine della pandemia non è stata pienamente o affatto chiarita. Un equivoco che ha dato adito a molti di pensare e comportarsi come se la seconda fosse finita, non soltanto la prima.
Oggi credo sia chiaro a tutti che SARS-CoV-2 ha continuato a circolare, mutare, infettare e causare ospedalizzazioni e decessi, certo assai meno frequenti, in una situazione clinica non confrontabile a quella della fase emergenziale, ma comunque molto afflittiva per le famiglie e le comunità di chi ne è stato colpito. Soprattutto chiari indicatori clinici ed epidemiologici di una minaccia che c'era ed ancora persiste".
Nessuno, quindi, dovrebbe meravigliarsi adesso che nei primi, veri giorni invernali di questo difficile 2023, ci sia una notevole risalita dei contagi da SARS-CoV-2, con ospedalizzazioni e decessi più numerosi delle usuali conte settimanali. Roba prevista. Nè dovrebbe meravigliare che si infettino anche i vaccinati: le ultime subvarianti di Omicron, da Eris a Pirola, sono in grado di sfuggire alla purtroppo fragile e transiente barriera degli anticorpi vaccinali che, peraltro, poco possono fare per difenderci dove primariamente servirebbe per bloccare l'infezione, cioè sulle mucose nasali ed orali, vie d'ingresso e riproduzione del virus.
Ricordiamoci però che chi si è correttamente vaccinato genera altre potenti armi immunitarie che lo proteggono dalla malattia grave, quella polmonare o sistemica. Campo semi-libero quindi a Eris e Pirola nelle nostre prime vie aeree ma, in genere, se sei vaccinato non vanno oltre, non ti mettono in pericolo di vita. […]
In conclusione, per quella che è la caratteristica fondamentale di una pandemia, cioè pervasività ed estensione della capacità infettante dell'agente microbico, la pandemia non è affatto finita né ci si può aspettare che finisca viste le ancora numerose sacche di soggetti suscettibili all'infezione, non raggiunti da, o riluttanti verso, la pratica vaccinale, inclusi gli stessi vaccinati dopo pochi mesi dall'ultima vaccinazione. […]
Con una serie di validi esempi delle pandemie del passato, dalla peste al colera e all'influenza stessa, gli autori alla fine sostengono che le grandi pandemie non finiscono mai, nel senso della sparizione dell'agente infettante, quantunque mutato, e della sua malattia, quantunque attenuata. Le pandemie finiscono quando le società umane decidono che il prezzo in termini di vite umane che ancora si perdono è sopportabile rispetto ai benefici, economici e sociali, e di salute stessa che l'intera società ottiene dall'abolizione delle misure emergenziali.
........La malattia esiste ancora, anche abbastanza diversa, e il virus pure, anche se molto mutato. E purtroppo ha ancora una prateria di suscettibili, soprattutto nei fragili, negli anziani, nei non o poco vaccinati, nei poveri e trascurati dalla società opulenta.
Tocca comunque aggiungere, nel rispetto dei brillanti colleghi del NEJM: davvero una pandemia mai finisce? Certo che può finire, ma deve essere "eradicato" , cioè non più presente nelle popolazioni, negli animali e nell'ambiente il microrganismo che l'ha provocata e non semplicemente eliminata, magari solo momentaneamente, la malattia. Questo è certamente successo nel campo umano col vaiolo e la sua vaccinazione, probabilmente il più grande successo della medicina umana. […]