MA VI SEMBRA “NORMALE”? – VINCENZO BARONE, DIRETTORE DELLA NORMALE DI PISA, LASCIA DOPO LE POLEMICHE PER L'APERTURA DI UNA NUOVA SEDE A NAPOLI. "IL PROGETTO ORIGINARIO È STATO STRAVOLTO DALLA LEGGE VOTATA ALLA CAMERA, IO SFIDUCIATO PER MOTIVI POLITICI. AL MINISTRO HO DETTO CHE …"

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vincenzo barone vincenzo barone

Gabriele Beccaria per “la Stampa”

 

«Oggi mi sento più rilassato, anche se ho somatizzato tutto». Vincenzo Barone è a letto, con la febbre. Da ieri non è più il direttore della Scuola Normale di Pisa. Si è dimesso dopo settimane mai viste nella sua istituzione, una delle più prestigiose d' Italia. I colleghi professori e gli studenti si sono ribellati e hanno ottenuto la sua testa: non vogliono un' altra Normale a Napoli, com' era nel progetto di questo studioso, considerato una star in campo chimico.

 

Professore, è più arrabbiato o più deluso?

«Ho cercato di vivere questa vicenda come se non stesse succedendo a me. Come una fiction».

 

Al Senato accademico, ieri, non si è presentato per l' addio: perché?

vincenzo barone vincenzo barone

«Sono a letto e ho deciso di inviare le mie dimissioni, chiedendo al vicedirettore Giardina di leggere la mia comunicazione, oltre alla lettera del ministro dell' Istruzione Bussetti che mi invitava a continuare il mio lavoro».

 

Con il ministro vi eravate incontrati il giorno precedente: che cosa è successo?

«Mi ha invitato a resistere e ha sostenuto che le motivazioni della sfiducia erano tecnicamente inaccettabili, perché non basate su dati concreti. Allora gli ho fatto osservare che non ero disponibile a restare con una grandissima maggioranza di persone che hanno espresso dissenso nei miei confronti».

 

Lei ha coalizzato accademici e studenti: perché un' ostilità così clamorosa?

«I miei colleghi hanno pensato di esplicitare motivazioni difficilmente comprensibili: il Senato insiste sulla mia mancanza di trasparenza e sul fatto che ho stravolto la tradizione democratica della Scuola».

 

È così? Che cosa risponde?

vincenzo barone vincenzo barone

«Che le mie dimissioni hanno due motivi. Primo: il progetto di una Scuola Normale nel Sud è stato stravolto dalla legge votata alla Camera, trasformandosi in un' iniziativa che riguarda solo l' Università Federico II. Secondo: la mozione di sfiducia e poi l' invito alle mie dimissioni. Questo invito ha raccolto il 90% delle componenti della Scuola.

Una percentuale che mi sembra eccessiva».

 

E quindi?

«Avevo detto che non avrei continuato a fare il direttore se non fosse stato condiviso il mio progetto politico e, avendo introdotto io stesso la mozione di sfiducia, norma che non era mai esistita, ne ho tratto le conseguenze».

 

Non crede di aver sbagliato strategia?

«Penso che un direttore debba confrontarsi con gli organi di governo dell' Università, come Senato, consiglio d' amministrazione e conferenza di ateneo, e poi organizzare incontri informali di messa a punto. È ciò che ho fatto e, dato che tutte le componenti dell' Università hanno i loro rappresentanti in questi organi e nessuno ha mai votato contro le operazioni che si erano decise, mi sfugge il significato dell' accusa di "mancanza di trasparenza. È evidente che, sotto sotto, c' è un modello diverso. Più assembleare».

vincenzo barone scuola normale vincenzo barone scuola normale

 

Il progetto di una Normale a Napoli suonava per molti un depotenziamento della Scuola stessa: c' è questo pericolo?

«La legge non era soddisfacente già nella prima versione e in una riunione con i docenti, l' 11 dicembre, erano emerse proposte di miglioramento che avevo portato al ministero.

Ora la seconda versione prevede che sia la Federico II ad aprire una propria scuola. È tutto un altro modello. Ma non mi si può accusare di questo stravolgimento: solo dopo che una legge dello Stato ha creato un contenitore si comincia a discutere come realizzarlo. Mi sembra singolare pensare il contrario. E anche naif».

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