Andrea Federica de Cesco per corriere.it
È un caldo pomeriggio infrasettimanale di fine marzo. Una lunga fila di taxi attende i turisti in uscita dall'aeroporto di Palma. «Nel giro di una settimana i passeggeri sono raddoppiati», racconta un addetto alla sicurezza.
I viaggiatori — anche se sono in arrivo parecchi italiani — sono soprattutto tedeschi, come si può dedurre dai tabelloni con arrivi e partenze. Durante la giornata sono già atterrate decine di voli dalla Germania. «Da qualche giorno i tedeschi arrivano in massa, molti hanno una casa qui», conferma una tassista.
Il tabellone degli arrivi all’aeroporto
Tutto è cominciato a metà marzo, quando il governo di Berlino ha dichiarato che alcune comunità spagnole — tra cui le Baleari — non erano più considerate zone a rischio di contagio. E così decine di migliaia di persone hanno deciso di trascorrere le vacanze di Pasqua a Maiorca. «Del resto non avevamo molte scelte», puntualizzano due amiche sulla sessantina. «In Germania gli hotel possono accogliere solo chi viaggia per lavoro».
Il coprifuoco e i locali aperti fino alle 17: «Noi spacciati senza turismo»
Le due signore stanno passeggiando a El Arenal, località sul mare frequentata per lo più da tedeschi. Mentre pochi giorni fa le sue vie erano tristemente desolate, ora si comincia a vedere un po' di gente. «Finalmente! I turisti sono i benvenuti», commentano due maiorchini. «Nella nostra isola qualsiasi settore è in qualche modo legato al turismo. Senza siamo spacciati».
In giro ci sono soprattutto famiglie, coppie e anziani. Il tipico turismo de borrachera (i gruppi di ragazzi che vengono qui con lo scopo principale di ubriacarsi) probabilmente è scoraggiato dal coprifuoco, il toque de queda: dalle 22 tutti a casa. C'è chi passeggia o pedala, chi prende il sole in spiaggia. Alcuni addirittura fanno il bagno. Altri sorseggiano una birra nelle terrazze di bar e ristoranti — al momento possono aprire soltanto i locali con spazi all'aria libera, e soltanto fino alle 17.
«Fino a pochi giorni fa arrivavamo appena al 15% degli avventori che avevamo negli anni normali. Ora raggiungiamo il 35%, quasi tutti tedeschi. Per noi è fondamentale il rispetto delle misure di sicurezza: ricordiamo di continuo ai clienti di indossare la mascherina», spiega Christian Lafourcade, proprietario del Zur Krone.
Tra le persone sedute ai tavoli dello storico bar ristorante c'è un gruppo di quattro uomini della Renania: due padri sulla cinquantina con i rispettivi figli. «La Germania è una Repubblica delle banane, l'unica cosa che sanno fare è imporre i lockdown», sghignazzano.
La loro idea iniziale era andare in Austria in auto, ma hanno dovuto rinunciare a causa delle restrizioni volute da Vienna. «In ogni caso qui stiamo bene, veniamo da sempre. E ci sentiamo al sicuro».
Al momento nelle Baleari ci sono circa 60 casi per 100 mila abitanti: seppur in aumento rispetto alla settimana scorsa, sono la metà della Germania.
«Per stare più tranquille anziché un hotel abbiamo preso una casa», dicono due turiste, in viaggio con le rispettive famiglie. «Vogliamo soltanto rilassarci, goderci il clima e per qualche giorno condurre una vita diversa da quella in Germania. In alcuni Länder per andare dal parrucchiere o a fare shopping bisogna prendere un appuntamento e fare un test per il Covid. I politici continuano a cambiare idea, è folle».
Molti dei loro connazionali, però, disapprovano la scelta di chi parte. «Sono solo invidiosi. Comunque non posteremo nulla sui social, non abbiamo voglia di ricevere critiche», aggiungono le due. Una giovane coppia della Sassonia osserva: «Forse ci siamo comportati da egoisti...».
Dal canto loro i maiorchini soppesano l'eventualità che i contagi aumentino un'altra volta, anche se si è dimostrato che la percentuale di casi importati è minima.
E quasi tutti trovano assurdo che i turisti stranieri possono entrare in Spagna quando agli spagnoli, almeno fino al 9 aprile, è proibito muoversi tra le comunità: si può andare, per esempio, da Francoforte a Barcellona, ma non da Bilbao a Madrid.
Ma in generale il ritorno momentaneo del turismo è accolto con gioia.
«Fino al 12 marzo avevamo messo a disposizione un solo hotel, con un tasso di occupazione del 37%. Nel giro di quattro giorni siamo passati al 68%. E ora abbiamo aperto altri due hotel. In questo modo abbiamo potuto rimettere al lavoro più di 200 persone che erano in cassa integrazione da settembre», afferma la portavoce della catena Riu.
tedeschi ubriachi si menano a maiorca
«Per fortuna il nostro mercato di riferimento, quello tedesco, non si fa troppi problemi a spendere. La permanenza media dei nostri ospiti è tra una settimana e dieci giorni e quando la Germania ha stabilito che per rientrare in patria serve di nuovo il test (per qualche giorno si era deciso che non era più necessario, così come la quarantena, ndr) non ci sono state cancellazioni.
Ora abbiamo prenotazioni fino a metà aprile. Lavoriamo sul breve termine: fare previsioni è diventato impossibile».