Cristina Nadotti per “la Repubblica”
Non basta la brezza marina a rendere l' aria respirabile, se il vicino di ombrellone accende una sigaretta dopo l' altra. Così, rispondendo a richieste dei cittadini e sull' esempio di comuni come Bibione e Porto Cesareo, molti centri balneari stanno valutando se vietare il fumo sulle spiagge.
Al momento a stabilire se e come bandire le sigarette dagli arenili è un guazzabuglio di direttive comunali assai diverse tra di loro e che in ogni caso devono fare poi i conti con la difficoltà di far rispettare i divieti. Non c' è un riferimento nazionale, se non la legge Sirchia del 2003 e, dal 2016, il suo ampliamento su indicazione di una direttiva europea che ha vietato il fumo nei luoghi aperti vicino a ospedali e centri di ricerca e dove ci sono bambini.
Già nel 2016, infatti, il Gruppo di lavoro contro le malattie cardiorespiratorie (composto da ricercatori ed esperti del ministero della Salute) documentava: «Le evidenze scientifiche attuali dimostrano che anche in luoghi semi-aperti o in aree all' aperto è possibile essere esposti a livelli non trascurabili di fumo passivo, con possibili conseguenti effetti nocivi per la salute di chi non fuma».
Però la legge che ha consentito di scoraggiare i fumatori all' aperto è soprattutto la n.221 del 2015 sull' ambiente, poiché vieta di gettare mozziconi per terra e punisce i trasgressori con multe fino a 300 euro, sanzione molto maggiore di quella prevista per chi abbandona rifiuti di piccole dimensioni generiche.
A motivare i sindaci in questa campagna contro il fumo sono quindi, sia la preoccupazione per i danni del fumo passivo, sia i costi per la pulizia delle spiagge, visto che i mozziconi sono tra i rifiuti più pervasivi e nocivi. C' è poi il parere degli elettori, visto che il documento del ministero della Salute indicava che «il 62,1 per cento degli italiani è favorevole al divieto di fumo in spiaggia».
Forti della crescente coscienza ambientalista gli amministratori locali sono spesso partiti proprio dalle orrende cicche, come a Cabras, in provincia di Oristano, dove l' ordinanza comunale vieta di fumare sulla spiaggia libera se non ci si munisce di posacenere e chi trasgredisce può pagare fino a 500 euro.
Il regolamento degli arenili di Bibione, salutata il mese scorso come «la prima spiaggia italiana libera dal fumo per otto chilometri», recita invece che «il divieto vige dalla battigia all' ultima fila di ombrelloni, quindi anche all' interno dei settori organizzati. È comunque consentito fumare nei chioschi e nella zone retrostanti gli ombrelloni, su aree specifiche appositamente dedicate ai fumatori».
L'iniziativa di Bibione chiama in causa quindi i gestori degli stabilimenti balneari, tenuti non soltanto ad attrezzare le aree per fumatori, ma a far rispettare il divieto sulle zone che hanno in concessione.
Se infatti sulle spiagge libere e la battigia possono intervenire i pubblici ufficiali, negli stabilimenti balneari sta al gestore «curare l' osservanza del divieto» come prevede la legge Sirchia e chiamare i pubblici ufficiali se i clienti si rifiutano di spegnere la sigaretta. In caso di inosservanza, i gestori rischiano anche la sospensione della licenza. «È chiaro che del tema l' associazione sta discutendo spiega Maurizio Rustignoli, presidente della Fiba, il sindacato dei balneari - e non soltanto perché è doveroso, dato che proteggere le persone dal fumo passivo è una scelta di civiltà».
La Fiba però non nasconde le perplessità della categoria sulle iniziative dei sindaci: «Non siamo d' accordo sui divieti. Molti di noi hanno già individuato aree non fumatori e distribuito posacenere tascabili, ma alla spiaggia senza fumo si dovrebbe arrivare per gradi e soprattutto armonizzando le norme, altrimenti si rischia di penalizzare alcuni tratti di costa. Vogliamo confrontarci sul tema, ma riteniamo inutile vietare qualcosa se poi non si è sicuri di far rispettare l' ordinanza».
Rustignoli conferma però che la richiesta di zone non fumatori arriva spesso dai clienti e Riccardo Santoni, presidente di Fiba Emilia Romagna, aggiunge: «Molti di noi si sono già attrezzati con aree no smoking. Certo, qui il vento dominante è lo scirocco, è facile sistemarle al meglio - osserva ridendo - ma immagino che in altre regioni avranno più problemi».
Come ad Alghero, per esempio, dove il sindaco Mario Bruno conta di firmare l' ordinanza per vietare il fumo sulle spiagge del comune entro la prossima settimana. «La scorsa estate abbiamo già dimostrato che si può far osservare il divieto di buttare i mozziconi con multe esemplari - dice - adesso ci occuperemo anche della salute e contiamo sulla collaborazione di tutti, perché sul tema c' è grande attenzione e il controllo sociale è essenziale».
Quanto alla collaborazione dei gestori degli stabilimenti ammette: «Sì, da parte loro c' è qualche resistenza, ma siamo abituati a collaborare e si troverà una soluzione condivisa, perché di una cosa siamo sicuri, i tempi sono maturi per bandire le sigarette dalle nostre spiagge».
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