MICROPROCESSORI, MEGASCAZZI - VENETO E PIEMONTE SI SCONTRANO PER L'APERTURA DELLA FABBRICA DI CHIP INTEL CHE VALE 4,5 MILIARDI DI EURO - L'AZIENDA E IL GOVERNO DRAGHI AVEVANO GIÀ SCELTO LA REGIONE GUIDATA DA ZAIA COME SITO PER L'IMPIANTO MA IL MINISTERO DELL'INNOVAZIONE GUIDATO DA COLAO TEMPOREGGIA: "NON CI SONO EVIDENZE RISPETTO ALLA SCELTA" - L'INVESTIMENTO DI 4,5 MILIARDI DOVREBBE PRODURRE 1.500 POSTI DI LAVORO E ALTRI 3.500 NELL'INDOTTO…

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Diego Longhin per “la Repubblica”

 

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L'ultima riunione si è tenuta lo scorso mercoledì. Intorno ad un tavolo i tecnici del ministero dell'Innovazione guidato da Vittorio Colao, i funzionari del Piemonte e del Veneto e i dirigenti di Intel, la multinazionale che vuole aprire nuovi impianti in Europa per la produzione di chip. Obiettivo? Portare altri elementi utili per la decisione definitiva che deve prendere la società rispetto ad un investimento da 4,5 miliardi in Italia.

 

Ma Intel non ha già scelto il Veneto? E non solo l'azienda, pure il governo Draghi avrebbe puntato gli occhi sul sito inserito nel dossier della Regione guidata dal leghista Luca Zaia. Non sarebbe così secondo il dicastero di Colao e secondo la Regione Piemonte presieduta da Alberto Cirio, esponente di Forza Italia. Il sito individuato nel Nord-Est sarebbe a Vigasio, hinterland di Verona, a due passi dallo svincolo che porta al Brennero permettendo ai tir di arrivare a Magdeburgo, dove si troverebbe gli stabilimenti tedeschi, in poche ore.

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 Questo almeno secondo l'agenzia Reuters che domenica scorsa ha lanciato la notizia della scelta fatta sul Veneto. Ma il ministero guidato da Colao dice che «non abbiamo evidenze rispetto alla scelta, nessuna evidenza, per noi la situazione è invariata rispetto a mesi fa». E secondo la Regione Piemonte il fatto che si prosegua nell'analisi degli elementi e che vengano richieste nuove informazioni sui siti ipotizzati è la concreta dimostrazione che non ci sia stata ancora nessuna decisione. «Ho sentito direttamente Colao e non solo - dice il governatore - tutti mi hanno confermato che non ci sono stati passi avanti e non sono state fatte scelte». Il Piemonte sarebbe ancora in partita.

 

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L'investimento di 4,5 miliardi dovrebbe produrre 1.500 posti di lavoro e altri 3.500 nell'indotto. La previsione è di realizzare in Italia uno dei siti di back-end, di confezionamento finale dei microcircuiti. Il Piemonte si era fatto avanti con diversi posti, ma in zona Cesarini sarebbe venuto fuori quello giusto: un nuovo comprensorio, tra Volpiano e Settimo Torinese, hinterland di Torino, più adatto alle esigenze della multinazionale: circa 300-350 mila metri quadri all'interno dei quali ci sono aree diverse che appartengono (o appartenevano) all'Eni e alla Pirelli.

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Nella zona c'è uno dei nomi internazionali di settore, la Spea, azienda che realizza macchinari automatici per il collaudo di microchip per i maggiori produttori di elettronica e semiconduttori di tutto il mondo oltre che per big come Apple, Bosch e Marelli. Con Intel si creerebbe un distretto del chip completo.

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A metà settembre è stata firmata una sorta di lettera di intenti tra Intel e Stato italiano. Un memorandum da lasciare in eredità al nuovo governo dove non è indicato solo il sito di Verona, ma pure quello di Torinese. A quando la scelta? Il primo dicembre, quando il nuovo esecutivo sarà insediato e nel pieno dei suoi poteri. Il passaggio con il nuovo governo è fondamentale: Roma dovrà mettere sul piatto sostegni fino ad un 40% degli investimenti grazie a diverse linee di intervento, nazionali ed europee.

 

 

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