Guido Olimpio per il “Corriere della Sera”
Due narrazioni per la tragedia del volo MS 804. La prima si affida alle indiscrezioni, compresa una importante: il sito Avherald e un esperto hanno sostenuto che il computer di bordo ha segnalato fuoco in cabina e due minuti dopo i sistemi del jet hanno smesso di funzionare.
Situazione d' emergenza prodottasi, sembra, nella toilette anteriore, sul lato destro della carlinga. Un aspetto che da solo non basta a far prevalere l' ipotesi attentato su quella del guasto. I servizi americani, insieme a quelli di altri Paesi, presumono invece che una mano criminale abbia provocato il disastro. Ma aggiungono: è la teoria iniziale, non abbiamo la certezza. E non avrebbero neppure intercettazioni, come era avvenuto per il Metrojet nel Sinai.
La seconda versione è quella ufficiale, con dichiarazioni dei portavoce, frenate dalla cautela. Giovedì la Casa Bianca ha assunto proprio questa linea. Stessa cosa per le autorità francesi aperte ad «ogni ipotesi». Ossia, anche l' avaria, possibilità forse accantonata con troppa velocità ma che alcuni analisti continuano a tenere in considerazione. Approccio onesto. Più netta la posizione dei russi, convinti dell' attacco dal primo minuto. È perché hanno captato qualcosa?
I due percorsi separati possono essere legati a ragioni di opportunità, alla necessità di proteggere fonti. Gli 007 presentano dei report, poi è il governo che deve prendere le decisioni. Con evidenti conseguenze su un' opinione pub-blica già angosciata dalla minaccia dei tagliagole. Se poi ora sono riusciti ad inventare un cavallo di Troia in grado di beffare l' aeroporto-fortino, la preoccupazione aumenta. Il nemico non è davanti alle mura, ma è già dentro. Oppure sa come fare per piazzare un ordigno a bordo senza che nessuno se ne accorga.
Le indagini - che devono basarsi su fatti solidi - sono complicate. E lo diventano ancora di più per la dimensione internazionale. Non c' è un solo Stato coinvolto. Francia, Egitto e Grecia sono gli attori principali in questa storia.
Alle loro spalle gli Usa e la Gran Bretagna che possono «vedere» grazie ai loro apparati o alle basi (Cipro). Da qui frammenti di informazione, sparpagliati da un sistema mediatico globale. Per una giornata intera è continuata a girare la notizia che i satelliti spia avevano registrato un lampo nel Mediterraneo, storia poi smentita con decisione.
Forse avranno idee più chiare quando saranno esaminati i rottami e i corpi. Resti che possono «parlare». Così come va esplorata la rivelazione (da confermare) di Avherald sul fumo in cabina: la causa può essere stata un ordigno oppure un problema di natura tecnica. Questo potrebbe spiegare anche le manovre disperate dei piloti.
L' altro aspetto riguarda la lettura politica di un disastro e le inevitabili conseguenze.
Pensiamo al contrasto tra Cina e Malaysia dopo la scomparsa del Boeing malese con a bordo un gran numero di cinesi. Stessa cosa è avvenuta dopo l' esplosione che ha squarciato il Metrojet russo nel Sinai: Mosca, che aveva appena iniziato la campagna militare in Siria, ha considerato la strage di innocenti come una rappresaglia Isis mentre il Cairo ha provato, almeno all' inizio, a cavalcare lo scenario del guasto meccanico. Le conseguenze, oltre alle vite distrutte, si sono viste subito dopo: stop ai collegamenti, colpo micidiale al turismo.
Ecco allora news talvolta contrastanti, frizioni tra gli investigatori, accuse. È avvenuto anche per il Germanwings, con un' inchiesta divisa in due tronconi: da una parte i tedeschi, dall' altra i francesi. Un crash inspiegabile fintanto che il New York Times - un giornale americano, non europeo - ha svelato il gesto folle del copilota. Una delle possibilità, insieme a quella del dirottamento, considerata dagli agenti che studiano il dossier dell' Airbus precipitato a nord di Alessandria. L' esito finale è l' incertezza, accompagnata dall' inquietudine per un jet passeggeri finito nel Mediterraneo.
resti aereo a321 russo partito dall egitto