Marco Gasperetti per "www.corriere.it"
Nel processo di primo grado, ad Arezzo, i giudici avevano condannato i due imputati a sei anni di carcere ciascuno, riconoscendoli colpevoli di morte come conseguenza di altro reato e tentata violenza di gruppo.
Adesso, in appello, l’accusa più grave (morte come conseguenza di altro reato) è stata estinta per prescrizione. Una beffa per la famiglia di Martina Rossi, la studentessa ventenne di Genova, precipitata da un balcone del sesto piano dell’Hotel Santa Ana di Palma di Maiorca, dove era in vacanza, perché come hanno riconosciuto i giudici di primo grado stava sfuggendo a un tentativo di stupro.
martina rossi palma de mallorca 2
Ma la decisione della corte d’Appello di Firenze ha il sapore della beffa anche per la giustizia che, dopo otto anni dalla tragedia (3 agosto 2011) sembrava aver trovano finalmente una verità processuale individuando e condannando i presunti responsabili: Luca Vanneschi e Alessandro Albertoni, entrambi 27anni di Castiglion Fibocchi (Arezzo). Adesso resta solo l’accusa di tentata violenza di gruppo e la corte d’appello di Firenze ha rinviato il processo al 20 settembre 2020.
La condanna
I due imputati si sono sempre proclamati innocenti e la difesa ha sostenuto, tra il dolore e lo sconcerto dei genitori della vittima, che la ragazza si sarebbe suicidata perché in preda a una forma di depressione, ipotesi sempre negata dai genitori.
E invece, la procura di Arezzo (pm Roberto Rossi) aveva stabilito che quella morte non poteva essere addebitata a un suicidio e neppure un incidente e che da quel balcone Martina, era scivolata perché, terrorizzata. «Fuggiva da due ragazzi aretini che la volevano violentare e tentò un ultimo e disperato tentativo di mettersi in salvo raggiungendo un altro terrazzo», aveva spiegato alla corte il pm.
alessandro albertoni e luca vanneschi
Il tribunale aveva dunque riconosciuto la colpevolezza dei due imputati condannandoli a sei anni di carcere, tre per la morte in conseguenza di un altro reato e tre per tentata violenza sessuale di gruppo. La difesa, invece, si era battuta per l’assoluzione ipotizzando il suicidio della ragazza colpita anni prima da una forma di depressione o quanto meno un incidente.
Le prove
Gli avvocati dei due imputati, Tiberio Baroni e Stefano Buricchi, avevano citato, come prova regina, la testimonianza di Francisca Puga, una cameriera spagnola dell’albergo che aveva raccontato di aver visto dalla strada la ragazza sporgersi nel vuoto e poi cadere volontariamente. Ma, durante il dibattimento, l’accusa aveva dimostrato che da quella visuale era impossibile capire la dinamica di quel volo improvviso.
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