Estratto dell’articolo di Marco Lillo per “il Fatto quotidiano”
C’è un momento di svolta nell'indagine sui cosiddetti dossieraggi. Risale a quando il fascicolo era a Roma non a Perugia. Il primo marzo del 2023 il tenente della Guardia di Finanza Pasquale Striano viene convocato dalla pm Antonia Giammaria titolare dell’indagine innescata dall ’esposto del ministro Guido Crosetto.
Solo per uno scrupolo garantista la pm decide di sentirlo sugli accessi alla banca dati per conoscere i redditi del ministro. Lo [fa] a sua discolpa. Ha già scoperto l’autore dell’accesso abusivo. Sanno che il magistrato dal quale dipende, Antonio Laudati, non lo aveva richiesto. Potrebbero notificargli l’avviso chiusura indagini ma gli danno la chance di spiegare.
Il tenente Striano, a sorpresa, racconta che lui ha fatto tutto nell’ambito di uno studio pre-investigativo dal quale emergevano rapporti (leciti) tra Crosetto e gli imprenditori del settore alberghiero a Roma, Mangione. Consegna il frutto del suo lavoro (una nota) e soprattutto dice che di attività simili ne ha fatte tante in passato e che il suo capo Laudati - non in quel caso - sapeva. Non solo.
Al Fatto risulta che Striano, in modo fumoso, fa anche il nome del procuratore nazionale antimafia Gianni Melillo. Sostiene di avere avuto ‘interlocuzioni riservatissime’ con lui. Non dice che Melillo sapesse i dettagli sulle sue attività, attenzione. Si descrive però come una persona ascoltata dal procuratore.
Per chiarire il vago riferimento di Striano, il procuratore di Roma Francesco Lo Voi sente Melillo a sommarie informazioni l’8 marzo insieme al sostituto Giammaria. Il procuratore Melillo, come poi farà in Antimafia un anno dopo, sgonfia il senso delle ‘interlocuzioni riservatissime’. Ha incontrato Striano il 4 agosto 2022 insieme al resto del gruppo SOS e poi su sua richiesta lo ha ricevuto il 22 agosto 2022 per ascoltare quel che aveva da dire. Melillo gli aveva chiesto di scrivere una relazione solo per lui, in questo senso ‘riservata’. Tutto qui.
Melillo ha raccontato poi quel che succede dopo. Il 21 novembre 2023 la pm Antonia Giammaria invia al sostituto procuratore Antonio Laudati la richiesta di informazioni sull’attività di Striano su Crosetto.
Laudati il 23 novembre invia al capo della DNA la breve nota nella quale informa Melillo della richiesta della pm di Roma su Striano e mette la mano sul fuoco su di lui, rischiando di bruciarsela, a detta di Melillo. Il 27 novembre Striano viene mandato via dalla DNA. In realtà i rapporti formali all’inizio sono buoni. Striano scrive una lettera di addio nella quale ricorda che è stato onorato di aver lavorato alla DNA al fianco di un procuratore come Melillo. […] Melillo gli risponde garbatamente ringraziandolo perle cose buone fatte. Una frase che oggi suona strana ma, va detto, chi ha lavorato con Striano dice che cose buone ne ha fatte parecchie.
gabriele gravina foto di bacco
Poi Melillo chiede al capitano Marmorale, che lo affianca al posto di Striano, di farsi dare dal tenente tutte le carte e i file delle attività in corso, senza trattenerne copia. Siamo a dicembre. Il 5 dicembre Melillo fa una riunione con i sostituti della DNA che si occupano di SOS e scopre con grande sorpresa l’esistenza di un ‘fascicolo 59’. Sono gli accertamenti che riguardano il presidente della Figc Gabriele Gravina. Gliene parla come di un dossier informale un pm della Procura Nazionale Antimafia. Melillo non sa nulla del fascicolo e non ha delegato quel ‘dossier ’ al sostituto. Non sa nemmeno che ne esistano altri 58 precedenti.
Si inquieta ancor di più quando scopre che la numerazione non distingue fascicoli investigativi veri dal resto. Da allora introduce un sistema di numerazione formale delle pratiche. Il 12 gennaio Striano riceve l’elezione di domicilio dai pm di Roma e scopre così l’indagine su di lui. Il primo marzo la pm Giammaria lo interroga. Striano invece di avvalersi della facoltà di non rispondere parla e apre il vaso di Pandora delle ‘attività preinvestigative’ a suo dire usuali in DNA.
L’8 marzo la Procura sente Melillo ma, prima dell’esame testimoniale del procuratore, Striano gli fa pervenire in busta chiusa la nota su Crosetto che ha al centro i rapporti (leciti) con i Mangione. Praticamente lo stesso elaborato consegnato da Striano nell’interrogatorio.
Nella sua audizione del 7 marzo in Commissione Antimafia il Procuratore di Perugia Cantone, pur riconoscendo che allora non si sapeva nulla del ‘verminaio’ e che la Procura di Roma ha fatto le indagini bene, ha posto un dubbio sulla scelta di fare l’elezione di domicilio.
POLITICI - MANAGER E VIP SPIATI DA PASQUALE STRIANO
[…] In realtà, come lo stesso procuratore Cantone dice, la Procura di Roma ha avuto il merito in soli 15 giorni di indagine di identificare chi aveva fatto l’accesso abusivo. Nessuno poteva immaginare che dietro ci fosse ‘il verminaio’. Se Striano non avesse deciso di parlare. Ora bisogna solo capire perché lo ha fatto.
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