Estratto dell’articolo di Alessandro Da Rold per “La Verità”
«La corte (d’appello, ndr) scopiazza pedissequamente anche nelle più evidenti castronerie rilevabili da qualsiasi soggetto di buon senso».
Nella requisitoria del 31 marzo scorso, nel procedimento che vede sul banco degli imputati Alessandro Profumo e Fabrizio Viola (accusati di aggiotaggio e false comunicazioni per la contabilizzazione delle operazioni Santorini e Alexandria), il procuratore generale Massimo Gaballo ha deciso di attaccare frontalmente la corte di appello di Milano che aveva assolto nel 2022 gli ex vertici di Mps, Giuseppe Mussari e Antonio Vigni, dalle accuse di manipolazione del mercato, falso in bilancio, falso in prospetto e ostacolo all’autorità di vigilanza.
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[…] Tra le righe della requisitoria […] vi sono numerose stilettate alla stessa Procura di Milano: «[...] castronerie rilevabili da qualsiasi soggetto di buon senso». Senza mai citarli, infatti, Gaballo si rivolge più di una volta a chi aveva condotto per primo le indagini su Mps, in particolare a chi aveva indagato (e poi chiesto di archiviare) sulla gestione Profumo e Viola dal 2013 al 2016.
Nello specifico, il pg si riferisce ai pm Giordano Baggio (ora in servizio alla Procura europea), Stefano Civardi e Mauro Clerici, che nel 2021 furono indagati per omissione di atti di ufficio dalla Procura di Brescia. Eppure, la storia ha già fatto il suo corso. E tutti e tre sono stati archiviati lo scorso anno.
Perché le parole di Gaballo sembrano riportare di qualche anno indietro le lancette dell’ orologio? La risposta è semplice. Domani, mercoledì 12 aprile, è prevista l’udienza di opposizione alla richiesta di archiviazione dell’ex capo della Procura di Milano, Francesco Greco, accusato a sua volta di abuso d’ufficio.
All’epoca, Baggio, Civardi e Clerici furono indagati per aver avuto un approccio troppo morbido nei confronti di Profumo e Viola. Era il 2014 e Greco era il coordinatore del pool per i reati economici. Ma se i tre del pool economico sono già stati stralciati, ancora da verificare è la posizione di Greco.
Nel 2020 fu per via del gip Guido Salvini se le indagini proseguirono. Di fronte a un’istanza di archiviazione sul caso, Salvini dispose una perizia che rilevò come, nel periodo 2012-2015, Profumo e Viola avevano occultato lo stato prefallimentare della loro banca. Da lì è ripartito tutto il procedimento […]. Ma dopo l’assoluzione di Mussari e Vigni, […] Gaballo ha voluto tornare, durante il suo intervento, alle precedenti indagini. Insomma, sembra aprirsi una nuova spaccatura dentro il tribunale.
Nella requisitoria di rara ferocia, infatti, il pg vorrebbe far emergere le responsabilità di Banca d’Italia e Consob ma, di fatto, indirettamente, parla anche della magistratura inquirente. Perché «tutte le autorità di controllo che si sono interessate di questo problema sono state estremamente prudenti nel valutare le contabilizzazioni, evitando posizioni nette che, nella loro prospettiva, avrebbero potuto avere un impatto letale sulla sopravvivenza di Mps e, quindi, dell’intero sistema bancario italiano ed europeo» ha ricordato il procuratore generale.
In altri termini, secondo Gaballo, chi aveva il dovere di sorvegliare quanto stava accadendo dentro Mps in quegli anni, «ha sempre messo le mani avanti premettendo […] giudizi assolutamente pretestuosi dell’estrema complessità della materia, dell’assenza di principi contabili specifici per queste operazioni, e della discrezionalità tecnica nella redazione dei bilanci».
[…] Del resto, la tesi dell’accusa, che percorre in parallelo le posizioni di Giuseppe Bivona, del fondo Bluebell, […] è che grazie alla falsificazione dei bilanci, la banca riuscì di fatto a incassare denaro pubblico evitando una liquidazione coatta amministrativa, ma agendo fraudolentemente in danno ai soci e al mercato.
Greco - ora consulente del sindaco di Roma, Roberto Gualtieri e già archiviato sul caso di Piero Amara e della loggia Ungheria - resta, quindi, appeso alla vicenda Mps e degli eventuali due anni di ritardo. […]
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