Daniela Uva per “il Giornale”
Indossare un abito o un accessorio diverso per ogni occasione. Naturalmente griffatissimo. Spendendo poco più di cento euro. Il sogno di qualunque donna oggi è realtà grazie a una formula mutuata da altri settori, ma in grado di cambiare profondamente anche la moda. Si tratta del noleggio, ribattezzato «fashion renting» negli Stati Uniti, dove il fenomeno è ormai diffuso in ogni angolo del Paese.
Grazie a numerose piattaforme presenti sul web è possibile scegliere un vestito, una borsa o un paio di scarpe e poi farseli recapitare a casa. I capi non vengono acquistati, ma semplicemente affittati per un periodo di tempo limitato.
Per poi essere restituiti e immessi nuovamente in circolazione. Sulle orme di quella sharing economy che oggi permette di condividere una moltitudine di beni e servizi, e proprio per questo ha contagiato milioni di persone in tutto il mondo. Anche la sua recentissima versione «fashion» sembra piacere, come dimostrano i dati diffusi da Allied market research.
Secondo la compagnia specializzata nelle ricerche di mercato, entro i prossimi tre anni il mercato mondiale di questo particolare genere di noleggio toccherà la cifra record di 1,9 miliardi di dollari, avendo registrato una crescita media annua del 10,6 per cento tra il 2017 e il 2023 in tutto il mondo. Sono gli Usa a fare la parte del leone - grazie a un mercato attivo ormai da oltre dieci anni - con il 40 per cento del business globale.
Ma anche il nostro Paese sta progressivamente diventando protagonista, con un giro d' affari che lo scorso anno è aumentato di circa il 10 per cento rispetto al 2018. Anche grazie alla nascita di start-up cento per cento made in Italy, che permettono di scegliere il capo dei sogni in un armadio virtuale. E poi di sfoggiarlo con una spesa che di solito non supera il 10 per cento del valore del cartellino.
Ma chi è disposto a rinunciare al possesso di un abito, scegliendo invece di affittarlo per qualche ora o al massimo qualche giorno? A quanto pare il target degli utenti è molto vario. Generalmente la clientela appartiene a una fascia di reddito medio-alta - si tratta insomma per lo più di persone in grado di comprare capi firmati senza particolare sforzo -, vive prevalentemente a Milano e Roma e ha un' età media che oscilla fra 25 e 49 anni.
L' obiettivo non è sempre risparmiare: in molti casi dietro questa scelta si nasconde una precisa ideologia di consumo, basata sul desiderio di indossare capi smart e di ridurre al minimo l' impatto ambientale. Nel nostro Paese sono già diverse le piattaforme nate proprio con il desiderio di diffondere questi concetti anche alle nostre latitudini. Una delle prime è stata «DressYouCan», seguita da realtà come «DrexCode», «Lovedress» e «La Cler».
Negli Stati Uniti il gigante è invece «Rent the runway». La piattaforma è stata fondata nel 2009 da Jennifer Hyman e Jennifer Fleiss, oggi è leader indiscusso e vale oltre un miliardo di dollari. La formula è semplice quanto vincente, il costo dei capi varia infatti in funzione delle loro caratteristiche.
Generalmente il noleggio di un abito da sera - il cui costo di cartellino supera molto spesso i mille euro - si aggira intorno ai cento euro, che comprendono il servizio di lavanderia. Per una borsetta firmata bastano invece 70 euro, mentre una collana di marca - il cui prezzo si aggira sui 700 euro - si può avere a meno di 70 euro.
Insomma, se si ha una serata importante bastano solo 200 euro per fare davvero un figurone.
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