Estratto dell’articolo di Davide Milosa per “il Fatto quotidiano”
La vera storia del gruppo di via Pattari (guidato dall’ex super poliziotto Carmine Gallo, specializzato in dossier, esfiltrazione di documenti da banche dati dello Stato, inoculazione di trojan nei telefoni di alcuni target) è ancora tutta da scrivere. O forse – a leggere con attenzione gli atti d’inchiesta, che paiono sempre più la trama di una spy story – è stata già scritta tutta.
In un dettaglio. Appena otto righe – orfane di spiegazioni, ma ricche di significato – di un’informativa dell’ottobre 2022. Parliamo di 86 pagine. Sulle prime 41 il Comando dei carabinieri getta una colata d’inchiostro nero: tutto completamente omissato. Forse è proprio lì, sotto quei muri di omissis, che la storia s’illumina.
Uno spiraglio di luce arriva infatti a pagina 59, quando i carabinieri annotano che “sin dall’inizio” delle indagini “s’è già accertato che presso gli uffici della Equalize si sono già recati funzionari della Presidenza del Consiglio dei ministri”.
Attenzione, non un singolo funzionario, magari amico di Gallo, arrivato in via Pattari per salutarlo e prendere un caffè. L’uso del plurale – “funzionari” – rende ineludibile la domanda: perché un numero imprecisato di dirigenti di Palazzo Chigi (al governo c’è Mario Draghi) bazzica gli uffici in cui si fabbricano dossier, si bucano banche dati, si inoculano trojan?
SAMUELE CALAMUCCI E VINCENZO DE MARZIO
Ricordiamo che alla Presidenza del Consiglio dei ministri è affidata “l’alta direzione e la responsabilità generale della politica dell’informazione per la sicurezza, nell’interesse e per la difesa della Repubblica e delle sue istituzioni democratiche”. Tradotto: stiamo parlando dei nostri servizi segreti.
Il seguito delle sette illuminanti righe vergate dai carabinieri è ancora più interessante: “Le conversazioni” tra Gallo e i funzionari della Presidenza del Consiglio sono state sì intercettate, ma “non sono state oggetto di sunto e trascrizione”.
Non dev’essersi trattato, a questo punto, d’un semplice caffè. E comunque, se non sapremo mai cosa si siano detti i funzionari del governo e il gruppo di via Pattari, un motivo ci dev’essere. Ma sono le tre righe successiva a descrivere ulteriormente la delicatezza della questione: “Tale evidenza – scrivono i carabinieri – dimostra l’entratura dei soggetti con i quali ci si sta approcciando e la ragnatela di conoscenze e contatti di cui dispongono”.
I carabinieri hanno fatto un controllo, per capire se Gallo e i suoi uomini siano funzionari della nostra intelligence, e concludono: “Allo stesso tempo s’è accertato che gli stessi non hanno alcun ruolo organico con apparati di sicurezza nazionali”. Anche la precisazione – “ruolo organico” – è significativa: non esclude l’esistenza di un ruolo, […] soltanto che sia ufficiale.
Allora è il caso di unire i puntini, disseminati qui e là nelle migliaia di pagine d’inchiesta, a partire dall’ottava riga, che chiude il paragrafo. “Gallo – si legge – dispone di un cripto-fonino con tecnologia israeliana”. Una frase secca. Un dettaglio, buttato lì, senza ulteriori spiegazioni, nella nota scritta l’11 ottobre. Spulciando gli atti, però, si scopre che appena sette giorni prima, il 4 ottobre, Gallo è stato sorpreso a utilizzare questo speciale telefono “con agenti dei Servizi segreti”.
E quindi il cerchio si stringe. E si stringe ancor di più quando l’altro ieri, in Procura, Gallo tiene a definirsi “servitore dello Stato” disposto a parlare con i pm “per dimostrare la mia innocenza”. Un altro uomo del gruppo, l’ingegnere informatico Edmondo Pegoraro, definito negli atti “dipendente di una società d’intercettazioni accreditata, che ha provveduto ad attivare perquisizioni informatiche silenti” ieri ha dichiarato di aver cercato di “sviluppare qualcosa di buono nel mio Paese e per il mio Paese”.
marco malerba giuliano schiano giulio cornelli samuele calamucci massimiliano camponovo carmine gallo
Il tutto mentre l’hacker Massimiliano Camponovo parla ai pm di Milano di “una mano oscura che muoveva questo sistema”.
[…] La logica porta a una conclusione: Gallo e il suo gruppo potrebbero aver agito “per il Paese” – parafrasando Pegoraro – come un’entità non organica dei Servizi. Si spiegherebbero meglio le sue parole: “Questi sono due dei Servizi segreti” dice Gallo, il 3 ottobre, mentre viene intercettato. “Stavano con me a via del Tritone gli faccio domani... (si sente digitare sul computer) …io ho scritto una mail che la nostra piattaforma stanno in collegamento con il Giappone e stanno in attesa di avere informazioni precise che ci arriveranno solo domani”. Nei pressi di via del Tritone effettivamente ci sono uffici dell’intelligence.
Fin qui la logica, i documenti e soprattutto una domanda: perché dei funzionari di Palazzo Chigi, nel 2022, frequentano gli uffici della Equalize? È da questa domanda, se vogliamo conoscere la vera storia di Gallo e del suo gruppo di via Pattari, che dovremmo iniziare. Sempre che qualcuno, prima di rispondere, non tiri fuori dal cassetto il più oscuro dei sigilli: il segreto di Stato.