Fulvio Fiano per il “Corriere della Sera”
minacce e insulti su basta dittatura telegram.
Un banco di prova. Così il Viminale giudica la giornata di domani, quando gli oppositori del green pass minacciano di bloccare i treni a lunga percorrenza per protestare contro l'obbligo dei passeggeri di munirsi del certificato sanitario. È il primo giorno in cui questa prescrizione andrà in vigore e il momento in cui il malcontento in Rete e le sparute manifestazioni di piazza possono diventare qualcosa di più serio e concreto.
basta dittatura canale telegram no green pass e no vax
Soprattutto sull'onda delle aggressioni degli ultimi giorni nel timore di possibili escalation. Situazioni allarmanti ad oggi non ce ne sono anche alla vigilia delle iniziative annunciate in 54 città. Il costante monitoraggio degli umori di chi porta avanti questa protesta è costante.Una cosa è urlare qualche slogan assieme agli agitatori riuniti sotto sigle politiche come Forza Nuova, altra è esporsi al rischio di una denuncia penale per interruzione di pubblico servizio.
È questo il ragionamento sul quale il Viminale ha finora adottato un profilo di mera vigilanza: «Il ministero assicura sempre la libertà di manifestare pacificamente nel rispetto delle regole». Ma se davvero qualcuno volesse impedire la partenza dei convogli ferroviari, «non saranno ammessi atti di violenza e minacce». In questa ottica, i controlli saranno rinforzati nelle stazioni chiave dell'alta velocità. Termini e Tiburtina a Roma, Centrale e Garibaldi a Milano, Torino Porta Nuova, Firenze, Bologna, Napoli.
I NO GREEN PASS VOGLIONO BLOCCARE LE STAZIONI DEI TRENI DAL 1 SETTEMBRE
E andrà soppesata l'adesione a questa eventuale protesta. Episodi isolati sarebbero un problema di ordine pubblico, una partecipazione più massiccia diventerebbe un tema da affrontare in termini di consenso politico alle misure adottate. Grande attenzione il Viminale pone sul modo in cui queste iniziative vengono a volte enfatizzate sui media. Se infatti le manifestazioni si sono finora risolte con la partecipazione di poche centinaia di persone, spesso rientranti nei «soliti» gruppi che cercano visibilità in piazza, non viene sottovalutato il pericolo che le aggressioni ai giornalisti degli ultimi giorni siano frutto di un effetto di emulazione che a loro volta possono alimentare.
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Sugli stessi canali (Telegram e non solo) che fanno da piazza virtuale della protesta, ci sono tracce di segnalazioni generiche ma non per questo meno insidiose di nomi e figure pubbliche che vanno apertamente contro queste teorie. «Secondo voi è giusto andare sotto casa dei giornalisti?», chiedeva un messaggio. Tra queste "esortazioni" sarebbe comparso anche un riferimento all'infettivologo Bassetti. Una sorta di invito alla caccia all'uomo che anche in questo caso avrebbe il suo volano nello spazio che questi episodi trovano sui social. Casi isolati, ma proprio per questo meno controllabili e prevenibili. E difficilmente indagabili sul piano degli istigatori. Sia per la natura spesso anonima dei messaggi che per i tempi lunghi delle rogatorie necessarie a «entrare» nelle chat su piattaforme gestite all'estero.
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