(ANSA) - Lo stress fa dormire male perché attiva in modo improprio dei neuroni dell'ipotalamo che causano microrisvegli durante la fase di sonno non Rem: la loro inibizione potrebbe rappresentare dunque una nuova via per combattere disturbi come l'insonnia. Lo indica uno studio condotto sui topi dai neuroscienziati della Perelman School of Medicine dell'Università della Pennsylvania, che pubblicano i risultati sulla rivista Current Biology.
I ricercatori hanno monitorato la regione del cervello che regola il sonno oltre che la temperatura corporea (la cosiddetta area preottica dell'ipotalamo) scoprendo che durante la fase di sonno non Rem si attivano ritmicamente i neuroni Vglut2 che comunicano attraverso il neurotrasmettitore glutammato. Questi stessi neuroni, più attivi durante la veglia, si sono rivelati responsabili dei microrisvegli. In caso di stress, la loro attività risulta aumentata e determina microrisvegli che interrompono i cicli del sonno e riducono la durata delle fasi di sonno Rem e non Rem.
Quando i ricercatori hanno provato a inibire i neuroni Vglut2, hanno osservato una diminuzione dei microrisvegli e una maggiore durata delle fasi di sonno non Rem. "I neuroni glutammatergici nell'ipotalamo rappresentano un obiettivo promettente per lo sviluppo di trattamenti per i disturbi del sonno legati allo stress", afferma la prima autrice dello studio, Jennifer Smith. "Essere in grado di ridurre le interruzioni durante le fasi importanti del sonno non Rem sopprimendo l'attività dei neuroni Vglut2 sarebbe rivoluzionario per le persone che lottano con problemi come l'insonnia o il disturbo da stress post-traumatico".