1 - UCCIDEVA SULL' AMBULANZA PER 300 EURO
Fabio Albanese per “la Stampa”
Nell'«ambulanza della morte» il malato terminale partiva vivo dall' ospedale e arrivava morto nella casa dove lo attendevano i parenti. Tre casi sono stati accertati ma quelli sotto esame sono decine; «oltre cinquanta» dicono gli investigatori dei carabinieri e i pm della procura di Catania che ieri hanno arrestato un barelliere di 42 anni, Davide Garofalo, accusato di omicidio volontario aggravato dall' avere favorito la mafia.
Per tre volte, ha accertato l'inchiesta, sull' ambulanza che trasferiva il malato terminale dall' ospedale di Biancavilla alle abitazioni, Garofalo avrebbe iniettato aria nelle vene dei moribondi, un uomo di 90 anni nel 2014, uno di 55 nel 2015 e una donna di 80 nel 2016, provocando loro un' embolia gassosa e la morte istantanea.
Tanta crudeltà, «per profitto, per denaro, con disprezzo totale della vita umana e della dignità della persona», ha spiegato il procuratore aggiunto di Catania, Francesco Puleio. I tre casi accertati sarebbero solo i primi di una lunga serie cominciata nel 2012 e finita nel 2016. Garofalo non sarebbe l'unico responsabile. Altre due persone risultano indagate per gli stessi reati.
Tra gli oltre 50 casi di cui la procura si sta occupando, almeno sette avrebbero caratteristiche simili ai tre di cui si ha certezza. Sullo sfondo di tutto questo orrore ci sarebbero le cosche mafiose della zona: i Mazzaglia-Toscano-Toamsello di Biancavilla e il clan Santangelo di Adrano.
I boss avrebbero tenuto sotto controllo tutta la "filiera" del racket del caro estinto, gestendo trasporti, funerali, tumulazioni; traffici svelati da due operazioni antimafia, una del dicembre 2016 l'altra dello scorso aprile. Nessuno però poteva immaginare che nel racket entrassero pure le ambulanze di società private e che su quelle ambulanze la gente morisse prima dei suoi giorni. Un meccanismo ben rodato, di cui Garofalo sarebbe una pedina, che nella primavera scorsa si sarebbe però inceppato anche per via dei blitz delle forze dell' ordine.
A maggio un uomo ha raccontato dell'«ambulanza della morte» alla trasmissione «Le iene»: «La gente non moriva per mano di Dio - disse all' epoca il collaboratore di giustizia - ma per guadagnare 300 euro invece di 30 o 50». Nel frattempo, i carabinieri di Paternò e la procura etnea, che poi hanno sentito pure il «pentito», cominciavano a raccogliere le cartelle cliniche e, soprattutto, le testimonianze di alcuni parenti delle persone morte in ambulanza; avevano notato strani movimenti ma fino a quel momento non avevano avuto il coraggio di parlarne temendo ritorsioni.
Dopo gli arresti, infatti, «i testimoni hanno visto che molte delle persone coinvolte erano in carcere e hanno avuto meno paura e maggiore fiducia nelle istituzioni» ha spiegato l'aggiunto Puleio che, con il sostituto Andrea Bonomo e lo stesso capo della procura Carmelo Zuccaro, ha condotto l'inchiesta.
Per il trasferimento e la «vestizione» del cadavere Garofalo intascava dai parenti 300 euro, parte dei quali andavano alla cosca.
Ma questa era la parte che lo riguardava personalmente perché poi, da lui stesso avvertiti, entravano in azione le agenzie di pompe funebri controllate dai boss. Approfittando dello stato di prostrazione dei familiari e della ovvia confusione dei momenti che seguono il decesso di un parente, gli addetti delle pompe funebri imponevano i servizi e ai prezzi da loro stabiliti. L'indagine ha accertato che il personale dell' ospedale da cui partivano le ambulanze è estraneo. L'inchiesta non è conclusa ma ha fermato quell' ambulanza. Resta l' orrore, che il sindaco di Biancavilla, Pippo Glorioso, riassume così in un messaggio ai carabinieri: «Una vicenda inquietante che ha turbato e segnato profondamente il paese».
2 - UCCIDEVA I PAZIENTI E LI VENDEVA ALLE POMPE FUNEBRI
Estratto dell’articolo di Roberta Catania per “Libero quotidiano”
Avrebbe ucciso i malati che trasportava in ambulanza per intascare i trecento euro della vestizione del cadavere. Secondo gli inquirenti, avrebbe sicuramente strappato un padre 55enne e due nonni amorevoli alle famiglie per compiacere la costola di Cosa nostra che gli aveva dato un lavoro e che, grazie a lui, riusciva ad accaparrarsi anche le altre fasi redditizie della morte di un malato, gestendo tutto fino al funerale.
[…]Davide Garofalo, 42 anni di Adrano, nel catanese, che mercoledì sera è stato arrestato con l' accusa di triplice omicidio volontario aggravato dall' avere favorito la mafia, in particolar modo il clan Mazzaglia-Toscano-Tomasello, che gestisce le ambulanze e le pompe funebri dell' hinterland di Paternò alle quali veniva poi affidato il lavoro. All' uomo, spostato e padre di due bambini, rimasto in silenzio mentre all' ora di cena dell' altro ieri veniva prelevato da casa e accompagnato nel carcere catanese di Bicocca, è stato contestato anche «l' avere agito con crudeltà verso le persone».
[…] Dal 2012, da quando cioè Davide Garofalo e gli altri hanno iniziato a lavorare per le due società che gestiscono le ambulanze private a Biancavilla e Adrano, ci sono stati cinquanta decessi in ambulanza. In attesa di altre segnalazioni di parenti sospettosi, i carabinieri di Paternò indagano su dieci episodi, ma l'inchiesta è destinata ad allargarsi.