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Sparò al cane Pit Bull durante l’arresto del proprietario e per questo un poliziotto è stato rinviato per questo dal gip di Napoli. I fatti avvennero in città un anno fa, il 12 luglio 2019, mentre la polizia prendeva un pregiudicato di 25 anni.
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In via Cesare Rosaroll, l'agente aprì il fuoco sul cane, aizzato dal padrone per evitare l'arresto contro in suo collega, uccidendolo. Da un balcone vicino qualcuno riprese la scena al cellulare e il video fece il giro del web, provocando polemiche con gli animalisti e l'apertura di un fascicolo.
«Rocky ti avevo promesso giustizia e così è stato. La battaglia è stata difficile ma ce l’abbiamo fatta: imputazione coatta per l'agente di polizia che ti ha ucciso! – scrive sul suo profilo Facebook Piera Rosati, presidente della Lega Nazionale del Cane – . In tribunale tutti, ma proprio tutti, eravamo la tua voce. Grazie Rocky, per la testimonianza che hai lasciato, per l’amore e la dignità che ti hanno accompagnato fino al tuo ultimo respiro».
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IL SINDACATO DEI POLIZIOTTI: «FU LEGITTIMA DIFESA»
«I poliziotti che spararono al pitbull salvarono la vita ad un operatore di polizia coinvolto, aggredito dal cane stesso. Fermo restando l'amore ed il rispetto che abbiamo per i nostri amici a 4 zampe, la necessità di uccidere l'animale fu motivata dall'esigenza del momento ed è condivisibile, poiché la tutela di un essere umano, di un cittadino o, come in questo caso, di un operatore di Polizia, si chiama legittima difesa – spiega Roberto Massimo, segretario provinciale di Napoli del sindacato di polizia Usip-Uil – . Il rinvio a giudizio del collega, per quel che ci riguarda, ha poco senso ed immaginiamo sia semplicemente un atto dovuto, sicuri che la Magistratura accerterà la realtà dei fatti».
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Il sindacato Usip esprime «ferma condanna e aperto biasimo nei confronti di tutti coloro che, con dichiarazioni pubbliche, vorrebbero far passare gli uomini e le donne in divisa come crudeli assassini, strumentalizzando l'accaduto.
Se al posto del tutore dell'ordine ci fosse stato un nostro figlio, oggi li chiamerebbero eroi, paladini che con sprezzo del pericolo e senso del dovere tutelano i cittadini. Siamo stanchi di essere presi di mira ed utilizzati come strumento di pressione per scopi elettorali. La politica, la vera politica, si faccia sentire e stia accanto a questi paladini», conclude il sindacalista.
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