1 - KOSOVO: MISSIONE NATO 'PRONTA A INTERVENIRE SE NECESSARIO'
vladimir putin aleksandar vucic
(ANSA) - La forza internazionale Kfor a guida Nato "controlla da vicino" la situazione al confine tra Kosovo e Serbia ed è "pronta a intervenire se la stabilità è messa in pericolo" in base al suo mandato, sancito dalle risoluzioni del Consiglio di Sicurezza dell'Onu.
Lo si legge in un comunicato emesso questa sera. Sottolineando di essere in contatto sia con la parte kosovara sia con quella serba, la Kfor lancia un appello al dialogo, ma riafferma che "adotterà qualsiasi misura si renderà necessaria per mantenere la stabilità".
Nel comunicato diffuso in tarda serata, si afferma che il comandante della Kfor, il generale ungherese Ferenc Kajari, è in continuo contatto con tutte le istituzioni interessate, e anche con i vertici militari serbi.
La Kfor, forte di circa 3.500 uomini, è presente in Kosovo dalla fine della guerra nel 1999, sulla base della risoluzione 1244 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. La popolazione serba, che è maggioritaria nel nord del Kosovo e che resta legata alle strutture parallele che la Serbia mantiene in Kosovo, dovrà essere in possesso dal primo agosto di documenti di identità emessi dalle autorità kosovare, ed entro fine settembre dovrà al tempo stesso sostituire le targhe automobilistiche serbe con quella kosovare.
Per le proteste e i blocchi stradali messi in atto dai serbi, Pristina ha deciso in serata di chiudere i valichi di frontiera di Jarinje e Brnjak. Il premier kosovaro Albin Kurti ha accusato delle nuove tensioni interetniche il presidente serbo Aleksandar Vucic, che da parte sua ha lanciato un avvertimento a Pristina esortandola a non continuare nella politica da lui ritenuta ostile ai serbi, pur chiedendo alla popolazione serba di mantenere la calma e di non cedere alle 'provocazioni'.
Le nuove tensioni in Kosovo e le accuse reciproche tra Belgrado e Pristina creano ulteriori problemi al dialogo facilitato dalla Ue e allontanano le pur tenui speranze di poter organizzare in tempi brevi un nuovo incontro al vertice fra Vucic e Kurti, come auspicato dal mediatore europeo Miroslav Lajcak.
2 - KOSOVO: VUCIC, FIDUCIOSO IN DISTENSIONE CON BELGRADO
(ANSA) - Il presidente della Serbia Aleksandar Vucic ha affermato di sperare in un gesto di distensione tra Pristina e Belgrado entro la giornata di oggi, secondo quanto riporta la Tass. "Credo che avremo presto buone notizie", ha detto Vucic ieri sera all' emittente Tv Pink, "spero che la riduzione dell'escalation avvenga se non stasera domani e che avremo il tempo di prepararci per un colloquio e cercare di trovare una soluzione di compromesso e mantenere la pace".
3 - KOSOVO: EX INVIATO USA BACCHETTA PRISTINA
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(ANSA) - Richard Grenell, ex inviato speciale degli Stati Uniti per i negoziati di pace tra Serbia e Kosovo, ha criticato in un tweet il primo ministro del Kosovo Albin Kurti. "Ho molti amici in Kosovo che sono molto arrabbiati con Kurti", ha twittato Grenell. "Il popolo merita un leader che vuole un lavoro, non un conflitto. Il Kosovo merita di meglio", ha scritto. "Kurti sta causando questi conflitti con la sua mossa unilaterale di vietare i documenti d'identità e le targhe serbe", ha osservato l'ex funzionario.
4 - ALTA TENSIONE TRA SERBIA E KOSOVO: RINVIATO DI UN MESE IL DIVIETO DI DOCUMENTI SERBI
aleksandar vucic vladimir putin
Alta tensione al confine tra Serbia e Kosovo. Le autorità del Kosovo hanno chiuso domenica sera due valichi di confine con la Serbia per i blocchi stradali messi in atto da dimostranti kosovari di etnia serba per protestare contro nuove leggi approvate dal governo su documenti di identità e targhe automobilistiche, in vigore da lunedì 1 agosto.
La disputa ha riacceso le tensioni tra Pristina e Belgrado, che non riconosce l’indipendenza del Kosovo. Media internazionali riferiscono che il presidente serbo Aleksandr Vucic, in un discorso televisivo, ha mostrato una cartina del Kosovo coperto dalla bandiera serba e ha avvertito che se i serbi saranno minacciati, la Serbia ne uscirà vittoriosa.
blocchi stradali kosovo serbia
Nella serata di domenica il governo del Kosovo ha mandato un segnale rinviando di un mese, fino al primo settembre, il divieto dell’uso di documenti e targhe serbe nelle regioni del nord a maggioranza serba, secondo quanto riferisce l’agenzia russa Tass. Era stato proprio l’annuncio del divieto, che doveva entrare in vigore oggi, a scatenare violente reazioni dei serbi del Kosovo e riacceso pericolosamente le tensioni tra Pristina e Belgrado
Le notizie al momento sono frammentarie ma da quanto si apprende in tutto il Kosovo settentrionale si sono sentite allarmi, mentre chiese e monasteri hanno suonato ripèetutamente le campane. In alcuni casi sarebbero stato avvertiti degli spari e osservati movimenti di truppe al confine tra i due paesi.
I manifestanti kosovari di etnia serba hanno bloccato le strade che conducono ai valichi di confine di Jarinje e Bernjak, obbligando le autorità a deciderne la chiusura. Media locali riferiscono che la Forza per il Kosovo a guida Nato (Kfor) ha inviato militari a pattugliare le strade. I manifestanti protestano contro la decisione di Pristina di imporre a partire da domani anche ai serbi che vivono in Kosovo l’uso esclusivo di carte d’identità e targhe kosovare. A partire dalla guerra del 1999, il Kosovo aveva tollerato l’uso di targhe emesse dalle istituzioni serbe in quattro municipalità del nord del Paese dove sono presenti maggioranze serbe. D’ora in poi sarà invece obbligatorio l’uso di targhe con l’acronimo Rks, cioè Repubblica del Kosovo. I proprietari di automobili hanno tempo fino alla fine di settembre per effettuare il cambiamento.
Il presidente serbo Aleksandar Vicuc, parlando alla nazione, ha affermato che «i serbi del Kosovo non tollereranno altre persecuzioni. Cercheremo la pace, ma lasciatemi dire che non ci arrenderemo. La Serbia non è un Paese che si può sconfiggere facilmente come lo era ai tempi di Milosevic».
Da tempo la tensione tra i due paesi dei Balcani sta salendo di intensità e Belgrado denuncia persecuzioni nei confronti della minoranza serba in Kosovo. Questo sarebbe anche uno dei motivi scatenanti, unito al fatto di una possibile – secondo le dichiarazioni serbe – «invasione da parte delle truppe kosovare a partire dalla mezzanotte tra domenica e lunedì 1 agosto».
Ricordiamo che in Kosovo è presente un contingente Onu formato da poco meno di 4mila soldati di 28 diversi Paesi, molti dei paesi Nato o alleati.
La Russia «chiede a Pristina, agli Stati Uniti e all’Unione Europea di fermare le provocazioni e di rispettare i diritti dei serbi in Kosovo». Lo afferma la portavoce del ministero ministro degli Esteri russo, Maria Zakharova. Zakharova ha anche sottolineato che un tale sviluppo degli eventi è un’altra prova del fallimento della missione di mediazione dell’Unione europea, riporta la Tass.