Salvatore Mannino per corrierefiorentino.corriere.it
Poteva essere salvato Fabio Attilio Cairoli, il top manager di 58 anni, attualmente al vertice di Igt e Global Lottery, multinazionale dei giochi, stroncato da un infarto sabato sera, nel suo Yacht ormeggiato all'isola del Giglio?
Il fascicolo e l'autopsia
È la domanda attorno alla quale ruota il fascicolo per omicidio di colposo aperto già ieri, domenica 9 luglio, dal Pm di turno alla procura di Grosseto, Carmine Nuzzo: di mezzo ci sono dei dolori premonitori già il venerdi, un check up all'ospedale San Giovanni di Dio di Orbetello, una diagnosi di Fuoco di Sant'Antonio fatta all'atto delle dimissioni e poi smentita dal malore fatale appena 24 ore dopo.
Il magistrato ha disposto l'autopsia per fare chiarezza, l'indagine per ora è a carico di ignoti, ma sembra destinata inevitabilmente ad allargarsi al personale sanitario con il quale Cairoli ha avuto a che fare nel corso dei controlli. Anche la Asl sud-est ha aperto un'inchiesta interna per verificare meglio quanto è successo.
Le analisi in ospedale
È il caso allora di ripartire dai fatti, dalle 48 ore in cui si è giocata la vita del top manager. Lui appunto comincia ad accusare un malessere sospetto venerdì mattina, strani dolori al petto che lo convincono a lasciare lo yacht, ad imbarcarsi sul traghetto per la terraferma e a presentarsi all'ospedale di Orbetello.
Qui viene sottoposto agli esami di routine in queste situazioni: elettrocardiogramma, visita specialista cardiologica e analisi del sangue. Poi le dimissioni lampo, ancor prima che ci siano i risultati dei controlli ematici, dai quali, ma questa è solo un'indiscrezione che ancora nessuno conferma, emergerebbe un valore sospetto, che forse avrebbe dovuto fare da campanello di allarme.
La diagnosi di Fuoco di Sant'Antonio
Cairoli, invece, se ne torna al Giglio, sul suo panfilo. Sempre stando alle indiscrezioni, nessuno lo avrebbe avvertito del valore anomalo, nessuno lo avrebbe richiamato indietro. E non perché lui avesse fretta: secondo fonti ufficiose, non avrebbe firmato una lettera di dimissioni volontarie, sarebbe uscito dal San Giovanni di Dio su decisione di chi lo aveva visto, appunto con la diagnosi di Fuoco di Sant'Antonio, malessere fastidioso ma non fatale.
Il ritorno sullo Yacht e il malore
Nel suo Yacht, ormeggiato a Giglio Porto, si consumano le ultime ore del top manager, che accusa un nuovo malore, stavolta acuto, nella tarda serata di sabato. I familiari danno l'allarme, accorre il medico che d'estate staziona sull'isola in pianta stabile, viene allertato l'elicottero, che si leva in volo da Viterbo, ma viene quasi subito fatto tornare indietro: è finita, le disperate manovre di rianimazione che, direttamente sulla banchina del Molo Rosso, sono state messe in atto dai volontari della Misericordia locale, compreso un massaggio cardiaco, non sono state sufficienti ad evitare la morte di Cairoli.
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