BARCACCIA DISTRUTTA - VIDEO
1. UN’ALTRA FERITA AL CUORE DI ROMA
Michela Tamburrino per la Stampa
Vandali, pazzi, incoscienti, ignoranti. Poco importa dare un appellativo alle mani che nella notte tra domenica e lunedì hanno sfregiato in maniera indelebile una zanna dell' Elefante della Minerva, capolavoro del Bernini, simbolo stesso del Centro Storico.
Importa invece trovare chi ha lasciato a terra un moncone del bel monumento, strappato di netto senza pietà, ennesima istantanea del degrado che sta strozzando la città fin nel suo cuore. Gli investigatori prendono in esame le immagini delle telecamere presenti in zona ma il problema si presenta inarginabile.
La sindaca Raggi grida allo scempio assicurando: «Questa mattina i funzionari della Sovrintendenza Capitolina hanno effettuato un sopralluogo in piazza della Minerva e recuperato il pezzo mancante della statua, già messo in sicurezza dai Vigili Urbani. Stiamo ricostruendo la dinamica di quanto accaduto per capire se si sia trattato di un atto vandalico.
Secondo le prime stime trascorreranno alcuni giorni prima che la parte sia ricollocata e la statua ritorni al suo splendore». Sempre la sovrintendenza pare abbia già stimato l' entità e costi del danno oltre alla tempistica del ripristino: tra i 1.500 e i 2.500 euro di spesa, con un intervento della durata di due o tre giorni.
Una ferita, quella dell' Elefante berniniano che segue una traccia tristemente segnata. Come la Scalinata di Trinità dei Monti, restituita splendente dopo un restauro da due milioni di euro ai cittadini romani non più tardi del 22 settembre. Oggi è tutta una macchia di gelato, cicche di sigarette e gomme americane a sporcare i 135 gradini. Un insulto che fa dire a Paolo Bulgari, ai vertici dell' azienda che per puro mecenatismo offrì l' intervento: «Mai più restauri a Roma».
All' epoca della trionfale inaugurazione, la stessa Maison propose di chiudere almeno di notte il sito al passaggio non controllato ma le autorità capitoline dissero che era impensabile blindare Roma e che sarebbe stata loro cura sorvegliare. Ora, dopo l' ennesima riprova di impotenza si pensa a un qualsivoglia rimedio.
A lanciarsi è la presidente del Municipio Centro Storico Sabrina Alfonsi: «Noi non abbiamo più scelta: dobbiamo mettere telecamere per i monumenti, non possiamo affidarci solo alle immagini carpite da quelle dislocate altrove. Accanto alle telecamere servono sistemi di allarme che entrino in funzione se ci si avvicina troppo. E ancora: perché non sfruttare le presenze delle forze dell' ordine già previste in città, come le camionette dell' esercito dell' operazione Strade Sicure, anche per il rispetto dei monumenti?».
Idee, suggerimenti, Roma vanta un numero altissimo di tesori e di vandalismi a cielo aperto. Successe per la Barcaccia a piazza di Spagna deturpata in modo gravissimo da stranieri ubriachi, nel 2007 fu gettato liquido rosso e indelebile nella Fontana di Trevi, anche il portone del Pantheon subì offese, senza parlare del Colosseo e delle pietre prese a souvenir. Evidentemente i vandali dell' Elefante che sorregge l' obelisco non hanno letto l' iscrizione posta a lato del monumento: «É necessaria una robusta mente per sorreggere una solida sapienza».
2. "ASSURDO RECINTARE I MONUMENTI BISOGNA EDUCARE AL RISPETTO"
Maria Corbi per la Stampa
«Maggiore prevenzione e pene più severe», dice il ministro dei Beni culturali Dario Franceschini dopo l' atto vandalico che ha sfregato l' elefantino della Minerva a Roma. Ma quando si parla di blindare le opere d' arte con cancelli o altre strutture, come ha invocato anche ieri una consigliera comunale, il mondo dell' Arte si ribella.
«Non si può transennare il mondo», sbotta Salvatore Settis, archeologo e storico dell' arte. «È orrenda l' idea di erigere muri come quello che vuole fare Trump tra Stati Uniti e Messico, o quello tra la Francia e la Gran Bretagna per proteggersi. Bisogna educare le persone, trovare altri modi.
Se veramente pensassimo di evitare gli atti vandalici con protezioni fisiche ai monumenti l' Italia diventerebbe tutta un cancello».
Stessa linea dall' assessore alla cultura Luca Bergamo: «Se dovessimo chiudere con strutture tutti i monumenti probabilmente sigilleremmo tutta la città. È parlare senza rendersi conto di quello che si dice, onestamente.
poliziotto sprint trinita dei monti piazza di spagna 3
La città è soggetta a vigilanza, nei limiti delle disponibilità delle forze dell' ordine, anche per le misure normali cui in questo periodo siamo tutti soggetti. Danni ai monumenti purtroppo sono sempre stati fatti e bisogna cercare di prevenire il più possibile, ma onestamente credo sia impossibile prevenire tutti i danni ovunque, soprattutto in un posto in cui il patrimonio culturale è così diffuso».
E anche Vittorio Sgarbi si unisce al coro di chi non vuole alterare la bellezza con forme di protezione invasive. «È un problema complicato da risolvere e che certamente va affrontato, ma senza cancellate, senza coprire i monumenti.
Unica ipotesi possibile, è il controllo dei luoghi. Occorre presidiarli fisicamente, anche di notte. Bisogna mettersi in testa che le opere d' arte all' aria aperta vanno protette come si proteggono i musei.
Mi sembra una considerazione banale a cui dare seguito con politiche che evitino atti come quelli che hanno rovinato l' elefantino della Minerva.
Poi ci possono essere anche soluzioni come per esempio la dissuasione elettrica, gli allarmi». Anche Sgarbi invoca pene più severe: «Oggi la legge è particolarmente indulgente con chi deturpa l' arte e questo non è possibile, si tratta del patrimonio dell' umanità, e la ricchezza del nostro paese».
Il problema della protezione dei monumenti «open air» nella capitale è antico, e se ne discuteva già nel 2001 quando si propose una recinzione per il Pantheon, una cancellata che venne prodotta e poi lasciata in un magazzino dopo una sollevazione popolare e le dure critiche degli esperti, tra cui l' archeologo Andrea Carandini, perché in quel modo si sarebbe snaturata non solo la piazza ma anche il rapporto delle persone con il monumento. Un aiuto verrebbe dalla videosorveglianza, sempre che funzioni.
In teoria ci dovrebbero essere 2000 telecamere, e 8.000 rilevatori anti intrusione a proteggere i monumenti di Roma dagli atti vandalici.
E all' inizio di quest' anno Francesco Prosperetti, che guida la soprintendenza archeologica di Roma, voleva lanciare una campagna contro la «cancellatomania», le grandi recinzioni di ferro che ancora adesso imprigionano ad esempio l' Arco di Costantino, quello di Giano, la zona del Velabro. «Sono per la "scorta" ai monumenti», spiegava. Esattamente come al Colosseo dove vi è il controllo di un gruppo interforze oltre una camionetta con i militi dell' Esercito Italiano 24 ore su 24 proprio accanto l' Arco di Costantino. Il problema è sempre lo stesso? I soldi. Cancelli? No grazie.
ELEFANTE DELLA MINERVA BARCACCIA ROMA